Le Banche centrali sosterranno la crescita?

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Nonostante l’attuale rallentamento dell'economia, l’aver sfiorato una recessione nell'industria manifatturiera, il calo del commercio e i negoziati poco chiari tra gli Stati Uniti e la Cina ci troviamo dinnanzi al più lungo ciclo economico degli ultimi trent'anni, in cui dal 2012 si è registrata una performance media sincronizzata di circa il 9% per tutte le asset class. Ma non avremmo mai assistito a valori simili senza l’intervento massiccio delle Banche centrali. Tuttavia il loro mandato si pone obiettivi ben diversi dal favorire il rally dei mercati finanziari: garantire la stabilità dei prezzi, dell’occupazione e lo sviluppo. Sono ancora in grado di svolgere i loro compiti?

L'affiliata di Legg Mason, Western Asset (WAM) sostiene che le politiche accomodanti delle Banche centrali permetteranno all’economia globale del 2020 di resistere. “L’anno prossimo la crescita globale dovrebbe rivelarsi resiliente, cioè meno lenta. A dare fiducia è la forza dei consumi a livello mondiale e l’enorme entità degli stimoli messi in campo dalle Banche centrali dei mercati sviluppati ed emergenti: il peso combinato di queste due forze dovrebbe troncare i rischi al ribasso per la crescita nell’anno nuovo”, commenta Ken Leech, Chief Investment Officer di Western Asset. “Per quanto riguarda l'Eurozona, nonostante ci siano molti rischi al ribasso e alcuni Paesi potrebbero essere sull'orlo di una recessione tecnica, il mercato è diventato troppo pessimista. La crescita potrebbe infatti segnare un leggero miglioramento nel 2020. L'economia tedesca dovrebbe accelerare e, con il ridursi della confusione politica, è possibile anche un rimbalzo della crescita in Italia. Alcune altre grandi economie dell’eurozona potrebbero effettivamente rallentare, ma il supporto fornito dalle politiche monetarie e fiscali accomodanti dovrebbe permettere loro di crescere ancora”, aggiunge Leech.

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Fonte: Pictet AM.

L’analisi della liquidità da parte di Pictet AM mostra che le Banche centrali forniranno uno stimolo monetario equivalente a un modesto 2% del PIL nei prossimi sei mesi, grazie soprattutto alla Fed e alla BCE. “Le azioni non sono né costose né convenienti a livello globale. Tuttavia, gli investitori dovrebbero trovare opportunità interessanti in alcuni settori e regioni. Privilegiamo le azioni dell'eurozona e dei mercati emergenti, in cui prevediamo un'accelerazione della crescita dei profitti nel prossimo anno. Intravediamo valore anche nei titoli dei settori sanitario e finanziario”, commentano dalla casa di investimento svizzera.

Secondo Michael Blümke, senior portfolio manager di ETHENEA i mercati dei capitali globali hanno iniziato a prezzare l’attuale contesto positivo. “Se la recente stabilizzazione degli indicatori basati sui sondaggi, come quello tra i manager degli acquisti (Pmi), sarà seguita da un costante miglioramento del sentiment, si potrebbe arrivare a un'inversione di tendenza nella crescita reale, un’eventualità che consideriamo probabile. In quel caso, il divario tra i dati di crescita fondamentali e la valutazione delle attività di rischio scomparirebbe automaticamente”, dichiara l’esperto. “Presumendo che le Banche centrali non cambino nuovamente corso, nonostante i segnali di stabilizzazione e di miglioramento economico, non scorgiamo alcun pericolo immediato. L'unico fattore potenzialmente critico è dato dall'inflazione, che aumenta più rapidamente del previsto. In questo tipo di situazione, le Banche centrali si ritroverebbero tra la lotta all'inflazione e il debito pubblico elevato. Per quanto non prevediamo che ciò accada, è importante che i dati futuri sull'inflazione siano attentamente monitorati”, aggiunge.

“Di fronte alla bassa inflazione, alle critiche e i vincoli, le Banche centrali devono reinventarsi”, suggerisce Nicolas Forest, global head of Fixed Income di CANDRIAM. “Potrebbero adeguare i propri mandati rendendo l'obiettivo di inflazione simmetrico o a lungo termine, o integrare tra i loro obiettivi la gestione delle condizioni finanziarie, che fornirebbe un quadro giuridico per i vari programmi di quantitative easing, garantendo maggiore flessibilità per le loro azioni. Un'altra opzione sarebbe quella di sostenere i governi utilizzando tassi negativi a fini di bilancio. Infine, l'integrazione del rischio climatico potrebbe cambiare la situazione. Facilitando il finanziamento di attività 'virtuose', le Banche Centrali cambierebbero il loro paradigma”, conclude Forest.