Il 2016 è stato un anno caratterizzato da eventi alquanto imprevedibili, con dei potenziali rischi, quali Brexit e le elezioni di Trump. Nella seconda metà dell’anno, tali dinamiche hanno contribuito a far registrare prove tecniche di ritorno della volatilità, soprattutto dopo il referendum del Regno Unito che, secondo diversi esperti dell’asset management, questo sembrava potesse determinare invece un suo incremento. Sulla base di ciò che si è verificato lo scorso anno, nella prima parte della round table organizzata da Funds People con i country head di alcune delle più importanti case di gestione internazionali presenti in Italia, insieme ad Allfunds Bank S.A., si è discusso circa le dinamiche riguardanti l’andamento dei mercati nella prima parte del 2017, e su come questi si sono evoluti rispetto al 2016.
Una view a 360 gradi la fornisce sicuramente Licia Megliani, country head Italia della piattaforma di investimento leader in Europa Allfunds Bank S.A., la quale sottolinea come, dal punto di vista della società, il livello di investimenti in fondi sia cresciuto, con i dati di raccolta che hanno fatto registrare livelli positivi per quasi tutte le società in Italia, nonostante la forte crescita di prodotti passivi come gli ETF. In particolare, la domanda di fondi di investimenti delle società assicurative ha continuato la sua crescita, portando la componente assicurativa alla prima posizione per investimenti in piattaforma tra i diversi target di clientela. Per quanto riguarda le categorie di investimento, da Allfunds, hanno rilevato un leggero aumento della propensione al rischio nel 2017 rispetto al 2016, come dimostra l’aumento degli investimenti nelle categorie azionarie e la riduzione della parte cash nei portafogli dei clienti. A detta della country head, nell’anno precedente, infatti, la maggior parte degli investitori professionali aveva assunto una posizione più conservativa, proprio in attesa di possibili shock di mercato.
“I fondi appartenenti a categorie fixed income flessibili, high yield ed emergenti, generalmente tutti con un focus globale, hanno offerto ottimi profili di rischio/rendimento. Nel complesso, tutte le categorie obbligazionarie hanno avuto un aumento di investimenti rilevante nel 2016, attutito nei primi mesi del 2017. La categoria dei fondi misti ha invece evidenziato una certa stabilizzazione dopo tre anni di crescita costante, strategie particolarmente richieste dalla distribuzione diretta o attraverso prodotti assicurativi. Questa categoria ormai raccoglie circa il 20% degli investimenti della piattaforma. Infine, per quanto riguarda i fondi alternativi, categoria usata in particolare dagli investitori professionali, abbiamo rilevato un aumento di interesse per alcuni comparti global macro, multistrategy e long/short”, spiega Megliani. Per la manager, le strategie alternative hanno infatti dimostrato di potere ridurre la volatilità dei portafogli dei clienti della piattaforma e, allo stesso tempo, di offrire un’esposizione ad alcuni specifici fattori. “Questi prodotti stanno inoltre aumentando anche nei portafogli della clientela retail, solitamente più interessata ad investimenti tradizionali”, conclude la country head.
Per Lorenzo Alfieri, country head Italia di J.P. Morgan Asset Management, la reazione composta dei mercati agli eventi del 2016 ha comportato che l’asset allocation dei vari portafogli della società americana non abbia subito grossi cambiamenti. In particolare, per il manager, i temi che valevano per il 2016, già importati nel 2015, sono stati comunque vincenti, e hanno premiato alcune aree come gli USA, più consistenti in termini di crescita. Questi sono rimasti l’area di attrazione per gli investimenti, e quindi core fondamentale dei vari portafogli. “Le dinamiche più interessanti, che hanno riguardato i portafogli, sono quelle dell’obbligazionario, dove non c’è stata una fuga accelerata dall’asset class, perché in effetti la curva dei tassi non ha subito uno shock che potenzialmente poteva esserci; questo anche grazie al fatto che le pressioni inflazionistiche non si sono sviluppate. In seguito, abbiamo visto che nel 2017 questa circostanza è rimasta un elemento marginale da cui i mercati obbligazionari hanno in parte beneficiato”, spiega Alfieri, il quale vede il 2017 come un anno che si presenta con qualche novità più interessante rispetto al 2016.
Le azioni di sostegno di natura economica, e gli interventi delle banche centrali dello scorso anno, hanno portato la volatilità ai livelli attuali, i minimi da vent’anni. Per Alberto D’Avenia, country head Italia di Allianz Global Investors, anche durante le elezioni presidenziali USA dello scorso autunno, lo spike di volatilità è stato addirittura intra-day e, dal punto di vista del mercato azionario, in relazione ai prodotti focalizzati su tale comparto, questo non ha determinato particolari cambiamenti. “In Allianz GI, da sempre abbiamo adottato una filosofia incentrata sulla gestione del rischio: diverse soluzioni di investimento sono basate su questo approccio, che recentemente si è arricchito con soluzioni alternative, liquide e illiquide (quello che definiamo il nostro “quarto pilastro”), che abbiamo inserito nei nostri portafogli bilanciati in misura sempre più consistente per un peso del 10%-15%”, afferma D’Avenia, il quale sottolinea che tale peso, ovviamente, varia poi tra i singoli portafogli in funzione del livello di rischio.
Secondo Luca Tenani, country head Italia di Schroders Asset Management, il momentum favorevole del 2016 è proseguito anche nel corso del 2017, dove gli asset più rischiosi hanno sovraperformato quelli più conservativi, sostenendo che ciò sia accaduto grazie ai segnali di una ripresa della crescita sincronizzata a livello globale, con i mercati che hanno inoltre mostrato resilienza alle azioni della Fed. “Dal punto di vista della crescita globale, lo scenario rimane positivo. Tuttavia, ci sono alcuni fattori di rischio, come per esempio i dubbi legati alla capacità del governo americano di sostenere la crescita dell’economia con delle politiche molto aggressive. Guardando i dati di raccolta europea dell’industria, il primo trimestre è stato un anno record con 150 miliardi di euro di flussi netti, e il 50% della raccolta è confluito sui fondi obbligazionari, evidenziando ancora una volta l’avversione al rischio che caratterizza gli investitori in questa fase”, spiega Tenani.
Tuttavia, affidarsi a gestioni professionali e società di investimento con prodotti solidi, in grado di resistere anche in caso di eventi esogeni poco prevedibili, porta risultati positivi in termini di rischio e rendimento. Di questo parere è Pietro Martorella, country head Italia di AXA Investment Managers, il quale spiega che per quanto concerne l’asset manager francese, nel 2017, dopo il grosso sparti acque costituito dall’elezione di Trump, il passaggio da un contesto caratterizzato da timori di deflazione ad uno dove i mercati scommettono su una reflation trade, ha leggermente cambiato il posizionamento dei portafogli su alcune aree geografiche. “Nel corso dell’anno, abbiamo progressivamente sottopesato gli Stati Uniti, grazie al rally post elettorale, per riposizionarci sull’Europa dopo le elezioni di Macron. L’altro elemento interessante è che questo cambiamento ha influenzato ulteriormente l’emotività degli investitori che, in attesa di un rialzo dei tassi e di un irripidimento della curva, si sono spostati sulla parte a breve in termini di duration, posizione da noi condivisa”, afferma Martorella. Il manager sottolinea inoltre il movimento registratosi sull’inflazione, date le aspettative che prezzavano livelli di inflazione bassi, e come ciò abbia quindi generato opportunità di investimento. “Crediamo infine che la componente inflation linked e i tassi reali continuino ad avere un premio interessante in termini di valutazioni”, conclude il country head.