Dopo questa precisazione, l’analisi di Beani si sposta quindi agli emergenti. Rivelando che l’MSCI Emerging Markets, forse sorprendentemente, nell’arco di 25 anni offre un ritorno cumulato esattamente pari a quello dell’MSCI USA, intorno al +650 per cento. “Sono un grande fautore dell’America - ammette il responsabile - ma gli emergenti, nonostante tutte le difficoltà, hanno offerto un tasso composto di crescita annuo paragonabile a quello statunitense. Allora sì, a mio avviso per questi mercati si può parlare di sorti progressive”. I Paesi in via di sviluppo vengono da anni di contrazione delle valutazioni in quasi tutti gli indici, con l’eccezione dell’India. “Il derating della Cina - cita ad esempio Beani - è dovuto al rallentamento del tasso di crescita dell’economia e a una disaffezione forzata degli investitori americani”. Ma la delusione dei mercati potrebbe basarsi su aspettative poco realistiche. “Più l’economia cinese diventa ampia, più è difficile che il tasso di crescita resti stellare”, afferma Beani. Nell’outlook di Fideuram Asset Management Ireland, quindi, i mercati emergenti offrono multipli P/E interessanti, che si associano ad altri fattori secolari come il tasso di sviluppo tecnologico e i trend demografici di lungo periodo, più favorevoli rispetto a quelli dei Paesi sviluppati. “Potranno anche esserci anni difficili, ma nel lungo periodo i mercati azionari emergenti continueranno a crescere. Con prospettive migliori anche rispetto all’Europa”, afferma il responsabile.
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