L’annuale sondaggio condotto da Funds People, con la collaborazione delle case d’investimento estere, stila la lista dei manager più votati, alle prese coi mutamenti dell’industria dell’asset management e gli eventi di mercato.
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Cambia il contesto, cambiano gli attori, ma la sfida resta la stessa: individuare quel determinato fondo in grado di generare alpha. Lo sanno bene i professionisti del settore, che da anni lavorano per selezionare i prodotti più interessanti. L’approccio può variare da team a team, così come le dinamiche del mercato, eppure l’obiettivo resta quello di pescare nel mare magnum di un’offerta di fondi che cresce di giorno in giorno, come spiegano i migliori fund selector italiani.
Anche quest’anno, infatti, il sondaggio condotto da Funds People con la collaborazione di oltre venti case d’investimento estere ha prodotto una lista di nomi, votati in merito alla preferenza. Sommando tutti i voti dati circa il lavoro svolto nel 2017, c’è stata una buona concentrazione di professionisti preferiti, appartenenti a due specifiche società italiane: Eurizon Capital SGR e Fideuram Investimenti SGR. E una rosa di nomi che ha ottenuto una maggiore concentrazione di punteggi.
Principali sfide
Ma quali sono le principali sfide della fund selection, secondo i professionisti più votati? Per Silvia Tenconi del team hedge funds & manager selection di Eurizon Capital SGR, la scommessa è data “dalla crescente complessità delle strategie d’investimento, in particolare per quanto riguarda le strategie flessibili e multi-asset oggi molto popolari sul mercato. In quest’ambito è troppo semplicistico adottare gli stessi criteri di selezione che abbiamo utilizzato finora per le asset class tradizionali, rischiamo di non valutare correttamente i rischi insiti nei prodotti più sofisticati”. D’altronde, come aggiunge Luca Anzola, head of fund research and due diligence, gestioni multimanager per Fideuram Investimenti SGR, l’offerta di fondi è oggi, molto vasta.
“In questo contesto occorre rinforzare un processo di selezione ed analisi che permetta di individuare le eccellenze all’interno di un numero molto elevato di opportunità. Inoltre sarà molto importante gestire con attenzione gli effetti di un potenziale cambio di regime a livello macro, soprattutto nel caso in cui questo contesto dovesse portare ad un’inversione di tendenza sugli spread e sulla volatilità. Ritengo che sia molto importante rafforzare la tradizionale analisi di tipo quantitativo sul track record passato, con una più dettagliata e qualitativa sui processi d’investimento, di gestione del rischio e di gestione delle esposizioni di portafoglio da parte dei gestori, al fine di avere una valutazione che sia maggiormente forward looking e non basata semplicemente sulle performance passate”.
Senza contare l’evoluzione tecnologica che sta vivendo l’industria dell’asset management. “Come continuare a selezionare fondi? Darwin ci offre la soluzione: adattandoci all’ambiente, predisponendoci ai cambiamenti”, afferma Filippo Valvona, fund research & manager selection del Gruppo Amundi in Italia. “In un’epoca in cui si parla tanto di digitalizzazione e intelligenza artificiale, non possiamo non tener conto di questi elementi e al contempo cercare di incorporarli nella propria attività quotidiana”.
La selezione del futuro
Se la selezione deve perciò adeguarsi ad un’industria che vive una rivoluzione quotidiana, secondo gli esperti bisogna tener in conto anche i mutamenti del mercato dettati dagli eventi macro, come le politiche monetarie delle Banche centrali o l’assetto geopolitico. “Pensiamo alle distorsioni che possono creare le politiche monetarie ad esempio, non sempre si tratta di fenomeni passeggeri, alcuni effetti durano molti anni”, ribadisce Tenconi. “Questo si riflette sui premi al rischio ai quali i gestori si espongono, nonché ai fattori che spesso sono i maggiori driver di performance delle strategie. Occorre avere ben chiari quali sono gli eventi macro che hanno influenzato e possono ancora influenzare i fondi che selezioniamo”.
Anche secondo Valvona prima di scegliere un prodotto è necessario tener conto di una dettagliata analisi macro. “Se seleziono un determinato fondo devo essere in grado di sapere anche quale sarà la sua risposta nell’attuale contesto macroeconomico. Dal mio punto di vista non è ammissibile trincerarsi dietro a una scusa sentita troppe volte: è uno dei migliori fondi della sua categoria, ma al momento sta soffrendo perché il suo stile è out of favour”.
Stessa valutazione per Luca Anzola che opta per una panoramica completa dei portafogli in modo da stimare l’eventuale impatto di un evento macro e agire di conseguenza. “Esistono strategie con una spiccata connotazione top down che guida il processo di investimento. Per questi gestori, ovviamente, la relazione tra macro e fund selection diventa fondamentale ma, come per gli altri, passa da una costante attività di valutazione e monitoraggio del portafoglio sottostante”.
Nell’ottica di una rivoluzione del mestiere, infine, non manca un richiamo a MiFID II. L’imminente arrivo della direttiva europea potrebbe influenzare anche il lavoro del fund selector. Se per Filippo Valvona, infatti, l’impatto sarà soprattutto “sul modello di business della distribuzione e in parte della fabbrica prodotto”, per Anzola alcuni aspetti chiave avranno a che fare soprattutto con l’attività di selezione legata ai servizi di consulenza e meno in quella in ambito wholesale.
“In linea generale, il rafforzamento dell’attività di vigilanza può rappresentare un importante supporto al lavoro di selezione, soprattutto per quanto riguarda la valutazione dei rischi strutturali dei fondi. Anche la maggiore trasparenza, a livello di principio, è un elemento positivo, così come la maggiore attenzione ai costi anche se, su quest’ultimo punto, credo sia importante non cadere nell’errore di considerare questa variabile come elemento assoluto di valutazione, selezionando un fondo semplicemente perché meno caro a livello commissionale, senza considerare gli altri innumerevoli aspetti che vanno adeguatamente analizzati nell’attività di valutazione di un gestore”.
La maggior trasparenza sui costi, uno dei primi effetti di MiFID II, aumenterà dunque la pressione sui costi della gestione attiva. “Potremmo assistere ad alcune variazioni di gamma”, aggiunge Silvia Tenconi, “in risposta alla mutata percezione del costo della gestione attiva da parte dei clienti. Questo è un fenomeno che dovremo monitorare con attenzione nel corso delle nostre analisi”.
I FUND SELECTOR VOTATI DALLE SGR INTERNAZIONALI