Le massime dell’Amundi World Investment Forum 2017

Amundi
Amundi

A pochi giorni dall’acquisizione di Pioneer Investments da parte di Amundi, operazione che l’ha consacrata come primo asset manager in Europa per masse gestite (1,3 trilioni di euro), l’entità francese ha celebrato il suo incontro annuale al quale hanno preso parte, oltre a noti politici, economisti ed esperti del settore, i suoi clienti di tutto il mondo. Più di 500 partecipanti provenienti da 50 Paesi si sono dati appuntamento a Parigi il 29 e 30 giugno scorsi in occasione dell’Amundi World Investment Forum 2017 per discutere dei principali cambiamenti economici e sociali che interesseranno lo scenario economico nel medio termine, e analizzare i recenti aspetti politici regionali e globali. Abbiamo raccolto le principali riflessioni emerse durante l’evento che riportiamo di seguito.

Xavier Musca, presidente di Amundi:
“L’Europa si trova nella migliore condizione possibile per affrontare tutte le sfide che abbiamo di fronte”.
“Tre motivi di ottimismo per l’Eurozona: il supporto della BCE, il ritorno della crescita e la riduzione del debito pubblico”.

Yves Perrier, chief executive officer di Amundi:
“L’Europa ha bisogno di avere un ruolo più importante come potenza nel mondo multipolare emergente”
“La combinazione tra la Brexit e il nuovo scenario politico degli Stati Uniti rappresenta una grandissima opportunità per l’Europa”.

Martin Feldstein, professore di economia all’Università di Harvard:
“Bisogna guardare a ciò che Trump fa, non a quello che dice. Quest’ultimo aspetto è meno allarmante”.
“Trump potrebbe volere qualcuno che non sia Ben Bernanke e Janet Yellen, e questo qualcuno potrebbe far parte del mondo del mercato”.
“La rotazione nei portafogli delle Banche centrali avrà conseguenze che i mercati ancora non riflettono”.

Angus Deaton, Premio Nobel per l’Economia nel 2015:
“Non è l’illegalità il motore del populismo, ma l’ingiustizia o la percezione di essa”.
“Anche se crediamo che la disuguaglianza sia sbagliata, dobbiamo essere molto cauti sul come vogliamo ridurla”.
“Un pericolo della maggiore tassazione è il suo effetto sull’innovazione. Quest’ultima ha fatto molto per la prosperità e la ricchezza mondiale”.

Baronessa Catherine Ashton, ex alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione europea:
“È vergognoso che gli USA abbiano perso il loro ruolo di leader nel mondo”.
“Abbiamo visto l’auge del populismo alcuni mesi va, nonostante questo non dobbiamo essere condiscendenti”.

Sir Simon Fraser, ex diplomatico britannico ed esperto dell’Unione Europea:
“Il populismo si manifesta sempre nei soggetti che cercano soluzioni semplici a problemi complicati”.
“Gli USA e il Regno Unito, un tempo pilastri della stabilità, adesso sono percepiti dai più come fonti di instabilità”.

Enrico Letta, ex presidente del Consiglio dei Ministri italiano:
“Adesso c’è la possibilità di un’alleanza franco-tedesca genuina per il progresso dell’Europa, come successo un tempo con Mitterand e Kohl”.
“Per quanto riguarda Trump, gli effetti per l’Europa potrebbero essere molto positive”.

Robert Gordon, tra gli economisti più influenti al mondo:
“Non mi sorprenderebbe se ci fosse una correzione del 10% negli USA nei prossimi due anni”.
“Wall Street sta iniziando a essere sopravvalutata. I livelli di Amazon o Google dovrebbero rendere i mercati più cauti”.

Raghuram Rajan, ex governatore della Banca centrale indiana ed ex chief economist del FMI:
“Il principale rischio nel breve termine è la Cina”.
“I cinesi hanno alcuni problemi da risolvere. Una Banca centrale in ombra, la situazione delle banche piccole e l’elevato livello di debito corporate in uno scenario di crescita economica ridotta”.

Jürgen Stark, ex chief economist e membro del comitato esecutivo della BCE:
“Il programma di acquisto di titoli di Stato della BCE si basa sulla diagnosi sbagliata: il rischio di deflazione non è mai stato reale. La caduta dei prezzi dell’energia è stata letta come inflazione sottostante”.
“La fase della politica monetaria ultra accomodante è terminata, ma è molto difficile uscirne senza causare maggiori distorsioni”.

Philippe Ithurb, chief economist di Amundi:
“Il QE è un guadagno nel breve termine ma un costo nel lungo periodo”.

Pascal Blanqué, CIO di Amundi:
“Il DNA delle Banche centrali è mutato. Il QE adesso fa parte della sua cassetta degli attrezzi che potrebbe essere riaperta alla prossima recessione”.
“Il fattore investing non è nuovo, non è esclusivo e non è un ‘free bar’, porta con sé un rischio di trade off”.

Vincent Mortier, deputy CIO di Amundi:
“L’anno scorso abbiamo detto che era il momento dei mercati emergenti. Un anno dopo, manteniamo la nostra visione”.
“Siamo ancora positivi sull’azionario europeo”.

Matteo Germano, head of multiasset, CIO Italia di Amundi:
“Ci sono stati molti sforzi a livello globale per iniettare liquidità, ma siamo ancora all’inizio di una fase reflazionaria”.

Fathi Jerfel, head of the retail clients division di Amundi:
“Investire in ESG non ha solo un senso etico ma anche economico”
“Per i fondi sovrani la questione è come generare un solito absolute return in uno scenario di tassi d’interesse bassi”.

Jean-Jacques Barberis, co-head of institutional clients coverage di Amundi:
“L’investimento verde non è carità, si tratta di fare un buon investimento”.

Roel Huisman, chief retail banking officer of TMB Bank in Tailandia:
“La digitalizzazione non è solo una sfida, ma anche un’opportunità”.
“Con il consenso dei nostri clienti, valutiamo i loro profili Facebook per conoscerli meglio e più velocemente per fare loro offerte adeguate”.

Christian Pellis, head of third-party distributors di Amundi:
“Il requisito principale continua ad essere offrire un buon prodotto, ma quello che fa la differenza alla fine è offrire servizi, soluzioni e strumenti adeguati”.

Wim Vermeir, CIO di AGEAS:
“La regolamentazione ci obbliga a prendere in considerazione la volatilità del breve termine, e questo è uno svantaggio per gli investitori di lungo termine”.