Le otto fake news da sapere sui mercati

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Negli ultimi mesi abbiamo sentito diverse news sui mercati, ma di quali possiamo fidarci? Secondo Richard Dunbar, head of economic and thematic research di Aberdeen Standard Investments ci sono otto false notizie a cui bisogna fare attenzione:

  • Pessime prospettive per il debito dei mercati emergenti: FALSO. La volatilità dei mercati azionari e l’aumento dei rendimenti dei Treasuries nelle ultime settimane hanno gravato sul debito dei mercati emergenti, che secondo diversi analisti riporterà di conseguenza ritorni deludenti. “Io non sono d’accordo”, commenta Dunbar. “Acquistare titoli dei mercati emergenti nelle fasi di ribasso è storicamente una strategia efficace. È opinione condivisa fra gli osservatori che le prospettive per i mercati emergenti siano positive”. A supporto della tesi, troviamo la crescente domanda per le nuove emissioni di frontiera, tra cui Egitto, Nigeria, Bielorussia e Kenya.
  • Dovremmo attendere diversi decenni per assistere all’inizio del declino del petrolio: FALSO. “In verità la rivoluzione delle energie rinnovabili oggi parte dalla Cina, dall’India e da altri mercati emergenti, molto più che dai paesi sviluppati”, spiega il researcher. Secondo le stime di Moody’s, quest’anno i mercati emergenti supereranno le economie avanzate nella capacità di generare energia solare ed eolica, mentre i costi degli impianti diminuiranno e il mercato dell’energia si avvicinerà, durante quest’anno, al picco massimo di produzione e consumo di carbone. Entro il 2050, gli investimenti nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica dovrebbero generare benefici per 10 mila miliardi di dollari ogni anno e 6 milioni di posti di lavoro.
  • La bolla del debito cinese sta per scoppiare: FALSO. Sta cambiando. L’economia cinese è in fase di transizione: oggi dipende meno dalle esportazioni e si concentra maggiormente sui servizi e sulla domanda interna, con fattori di crescita più ampi e di qualità più elevata, pur crescendo a un ritmo necessariamente più lento ma più sostenibile. Si tratta di una transizione a lungo termine e di un cambiamento di marcia anche politico mirato ad arginare gli eccessi e correggere gli squilibri.
  • Una curva dei rendimenti inversa possa essere segnale di un’imminente recessioneFALSO. Non è necessariamente così. Sono due i fattori che possono modificare la forma della curva dei rendimenti. Primo, il previsto andamento dei tassi d’interesse stabilito dalle Banche centrali. In secondo luogo, il premio a termine, ovvero la remunerazione che gli investitori pretendono per investire in un’obbligazione a lunga scadenza anziché in una serie di obbligazioni a breve termine.
  • I mercati di frontiera sono caratterizzati da economie fragili e debito insostenibile: FALSO. “La verità è che i mercati di frontiera hanno fatto enormi passi avanti negli ultimi dieci anni e oggi presentano opportunità di investimento interessanti sia per le strategie che investono nel debito dei mercati emergenti, che come asset class a sé stante”, commenta Dunbar. I mercati che oggi definiamo emergenti erano mercati di frontiera qualche decennio fa. Se avessimo investito in questa asset class durante tale periodo, avremmo ottenuto rendimenti molto alti, a parte qualche annata particolarmente negativa.
  • Ripresa economica a rischio nell’Eurozona: FALSO. La ripresa economica è robusta, ma dipende in parte dalla politica monetaria accomodante. Questo implica che la stretta sarà estremamente progressiva. Queste dinamiche dovrebbero far salire gradualmente l’inflazione.
  • Il populismo porta solo scompiglio in America Latina: FALSO. “Innanzi tutto, vale la pena ricordare che molte delle forze populiste che si confronteranno nelle tornate elettorali di quest’anno difficilmente otterranno delle vittorie assolute e non avranno pertanto la possibilità di apportare cambiamenti politici di grande rilievo”, ricorda Dunbar. A nostro avviso, gli investitori non dovrebbero tanto essere preoccupati del populismo in sé stesso, dell’orientamento politico o delle tendenze di un partito, quanto piuttosto dovrebbero chiedersi se queste ideologie cercano di migliorare le istituzioni oppure di metterle in pericolo.
  • L’economia sudafricana è irrimediabilmente allo sbando: FALSO. Il Sud Africa è la seconda economia del continente africano e con una serie di interventi potrebbe tornare in carreggiata. “Alcuni di questi interventi richiederanno tempo, ma altri potrebbero invece essere introdotti con rapidità”, conclude l’esperto.