Le tre strategie di Neuberger Berman per affrontare il mercato

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Nell’approfondire le prospettive per l’anno in corso, Marco Avanzo-Barbieri, responsabile Client Group per l’Italia di Neuberger Berman, prende a prestito il titolo di un famoso film western di Sergio Leone: ‘Il buono, il brutto e il cattivo’. La crescita globale sincronizzata e lo slancio dei mercati sono gli aspetti “buoni” del contesto attuale. L’aspetto “cattivo” è invece rappresentato dalla fine di un periodo pluriennale di stimoli da parte delle banche centrali. L’aspetto “brutto” invece, “è per noi l’evidente compiacenza dei mercati”. Quali tra questi tre fattori avrà più probabilità di emergere come protagonista nel 2018 non è dato saperlo. Ma gli investitori possono farsi trovare pronti.

“Viviamo un contesto più sfidante rispetto ad un anno record come lo è stato il 2017. Quest’anno, i mercati azionari non hanno ancora trovato una direzionalità chiara e i mercati obbligazionari sono ancora negativi. Tempi nuovi richiedono perciò strumenti nuovi, in un certo senso più difensivi”, spiega il responsabile della società di gestione americana, con masse in gestione pari a 300 miliardi di dollari.  Per l’esperto però l’avere una posizione difensiva non significa per forza ridurre gli investimenti su titoli azionari e di credito. Ma trovare strategie alternative (almeno tre a detta di Avanzo-Barbieri) che possano garantire sogni tranquilli ai risparmiatori.

#Strategie putwrite

Per avere, ad esempio, esposizione all'azionario ma con bassa volatilità c’è la strategia putwrite. In Europa Neuberger Berman è l’unica casa che offre fondi UCITS dedicati a questa strategia, uno sul mercato americano e uno sul mercato globale. “Includere in un portafoglio questa strategia, assumendosi una parte di rischio azionario in cambio di un premio, genera diversificazione e migliora il profilo rischio/rendimento del portafoglio”, spiega il manager. Nelle fasi di ribasso del mercato i premi incassati dalla vendita delle opzioni forniscono un effetto cuscinetto che protegge il portafoglio, nei mercati laterali gli stessi premi vengono intaccati in maniera ridotta, generando quel rendimento che i mercati azionari non riescono a produrre. Il profilo di rendimento è quindi simile all’azionario ma con una volatilità molto inferiore”, continua l’esperto. “Molti investitori stanno muovendo le loro esposizioni dall’azionario a questo tipo di strategia. Si tratta di fondi che riscuotono un buon interesse”.

#Decorrelazione

La volatilità sta aumentando. Decorrelare perciò è d’obbligo per la casa di gestione che punta dunque su strategie che abbiano una correlazione minima coi mercati azionari ed obbligazionari. “Negli anni passati molti investitori sono rimasti delusi dagli hedge funds non tanto per i risultati ma per le correlazioni. Hanno pensato di investire per essere decorrelati dai mercati ma questo non è successo.  Esiste però un sotto universo di strategie alternative che funziona  e che storicamente ha mostrato scarsa correlazione con i mercati azionari e obbligazionari Ne abbiamo scelte cinque e abbiamo costruito un portafoglio affidando ciascuna di esse a dei gestori professionisti”, spiega Avanzo-Barbieri. Il fondo, con liquidità giornaliera, è un’altra buona idea per il 2018, secondo l’asset management americana.

#Corporate hybrid bond

La terza strategia consigliata da Neuberger Berman ha a che vedere con i corporate hybrid bond. “Sono titoli obbligazionari subordinati emessi da grandi società non finanziarie con rating investment grade e generalmente europee. Gli emittenti sono disposti a pagare un rendimento superiore rispetto al debito senior. Le caratterische però sono molto più difensive rispetto al debito subordinato finanziario, in primis perché i corporate hybrid non possono essere cancellati o convertiti in azioni. Siamo convinti che questo mercato possa crescere considerevolmente e diversificare nei prossimi anni”, afferma il manager. Un’opportunità interessante in un contesto di tassi di interesse bassi e di elevato costo della copertura valutaria del dollaro che rende il debito denominato in euro più allettante per gli investitori italiani.