Una squadra che cresce a livello numerico (e di competenze) anche per “assecondare i ritmi di incremento del patrimonio e l’aumentata complessità di quest’ultimo, legata alla presenza di numerose controparti”. Fabio Lenti, direttore investimenti di Cassa Dottori Commercialisti (CDC), traccia il perimetro entro cui si è evoluta negli ultimi anni la struttura della direzione investimenti dell’ente pensionistico di I pilastro dopo l’avvio nel 2020 di un percorso di razionalizzazione ed efficientamento tuttora in corso e che ha portato nella sua prima fase a suddividere la gestione finanziaria tra due differenti aree che affiancano la gestione immobiliare. Complessivamente il team, che oggi è arrivato a contare su 14 professionisti, si occupa di tutto il ciclo di investimento, inclusa la gestione immobiliare e le attività di supporto alla vigilanza e di back-office. FundsPeople ha incontrato Lenti e alcuni dei rappresentanti delle diverse linee presso la sede della Cassa a Roma, per capire, insieme agli stessi professionisti, come si articola il lavoro dell’ente in termini sia di fund selection, sia di gestione del rischio.
Lenti (CDC): "Un team strutturato e in crescita per assecondare i ritmi di incremento del patrimonio"
A guidare la squadra dedicata al financial asset management è Fiamma Bonfiglio, mentre Emiliano Altobelli è responsabile di quella preposta al financial risk management, a questi servizi si somma quello di real estate asset management ad oggi in fase di ristrutturazione a seguito di un assessment in corso sul portafoglio immobiliare diretto della Cassa. In generale, commenta Lenti, “il servizio financial oltre alla responsabile conta sette persone, di cui tre concentrate sulle attività di backoffice e quattro sulla gestione del portafoglio, selezione e monitoraggio”.
Lenti ha il compito di sovraintendere a tutte le attività di gestione e monitoraggio del portafoglio ed evidenzia come il servizio di fund selection lavori in stretta sinergia con quello di risk management, a sua volta composto da quattro elementi. “C’è piena soddisfazione dell’attuale gruppo di lavoro per come sta maturando e per come reagisce alle diverse ‘chiamate’”, afferma l’esperto. Non solo: “L’obiettivo, in prospettiva, è crescere ulteriormente con una struttura più ampia e al tempo stesso specializzata su specifiche aree di competenza individuando relative figure con ruoli di referenti. Per i mercati privati la figura è stata già individuata internamente”.
1/5Per comprendere l’evoluzione della struttura negli ultimi lustri basta ricordare come si sia passati da circa 2 miliardi di masse in gestione nel 2002 (“principalmente BTP e gestioni patrimoniali in delega”) a oltre 11 miliardi di AuM a dicembre 2022, con gestioni di diversa natura, anche nei private market e “complessità legate non soltanto alla crescente expertise richiesta, ma anche al monitoraggio degli investimenti effettuati”. A spingere sull’incremento patrimoniale anche una curva demografica in crescita: “In vent’anni si è assistito a un incremento annuo di circa 500-600 milioni di euro come effetto netto delle contribuzioni”, precisa Lenti.
2/5Crescita del patrimonio e aumento dei contributi concorrono a determinare un’allocazione, articolata e declinata su asset class e, sub asset class, “per cui l’origination degli investimenti e delle selezioni su un determinato mercato o tema parte sempre da una visione complessiva dell’asset allocation seguendo un approccio di tipo top down senza tralasciare il contesto di mercato ed eventuali opportunità emerse dalla mappatura dei gestori”, afferma Altobelli. La copertura è affidata al servizio risk ed è integrata a sua volta nell’ambito delle attività di due diligence in capo al servizio financial, “che richiede il supporto dell’area risk, quando occorre, sia in termini di individuazione delle linee guida della selezione sia nella simulazione dell’implementazione in portafoglio dei risultati della selezione stessa”.
Con l’incremento delle posizioni in portafoglio, di fatto, sono aumentate anche le attività di monitoraggio: un lavoro “in tandem” affermano i professionisti che indicano come, coerentemente con l’asset allocation di lungo periodo, venga definito annualmente il piano degli investimenti, con il supporto dell’advisor strategico, e approvato dall’assemblea dei delegati a novembre. Lo schema non subisce variazioni di anno in anno: “Esiste uno scenario centrale strategico a cui si affiancano fasce di oscillazione, ma è nel piano di impiego annuale che si gestiscono eventuali cambi inattesi del mercato”. A porre l’accento su questo punto è Bonfiglio, ricordando come CDC, in quanto investitore di lungo termine “soprattutto con una curva demografica in crescita, può intervenire soltanto alla luce di fattori di rischio identificati in un momento specifico, ma non può, per intenderci ‘ruotare’ il portafoglio”.
3/5Una volta definito l’ambito di azione, si passa alla definizione delle linee guida della selezione. Si parte dai “requisiti minimi” richiesti: “Ad esempio la lunghezza del track record misurata per lo stesso team di gestione, le masse in gestione, un tilt particolare a livello di stile, o una gestione attiva o passiva” afferma Bonfiglio, che indica come nel caso dei private market sia spesso indicata la distinzione tra equity growth o buy out tradizionale. Obiettivo di questo primo passaggio è una selezione “il più possibile inclusiva ed estesa” con la garanzia della “maggiore trasparenza e concorrenza per tutti gli operatori di mercato”.
Anche nella selezione entra in gioco l’advisor (“identificato come ‘selection advisor’”). Il processo, che parte dall’idea di investimento per includere la maggior parte degli attori di mercato, varia anche in base alla strategia: “Se si tratta di strategie liquide passive, si gestiscono internamente. Se si tratta di strategie illiquide c’è il supporto di un advisor specialista; mentre nel caso di strategie attive liquide interviene un altro advisor ancora. In questo modo ci facciamo affiancare da operatori specializzati”, continua l’esperta. I “percorsi” di selezione sono dunque differenti in base al mercato di riferimento: “L’approccio sostanziale è però lo stesso: mappatura del mercato, gestori presenti che svolgono le attività ricercate in quel momento e definizione di un universo. Su quest’universo si conducono i primi stage di analisi, con una sorta di pre-due diligence per definire la short list”. Importante sottolineare come, nel caso di CDC, analisi quantitativa e analisi qualitativa procedano in parallelo e includono la valutazione dei profili ESG. “Noi non filtriamo l’universo per contattare le società. Noi andiamo sul mercato e cerchiamo tutte le società se hanno una strategia coerente con il nostro obiettivo”.
4/5Anche come conseguenza di questo assetto, la Cassa riceve in continuazione candidature da parte degli operatori di mercato, “le chiamiamo candidature spontanee”, afferma Ingrande, referente per i mercati privati, che indica come infatti in fase di selezione accada che la strategia di un operatore di cui si ha già una candidatura per una determinata asset class, entri a far parte dell’universo di riferimento della selezione in corso. Una volta definito l’universo, e svolta una prima analisi quantitativa e qualitativa, si arriva a una short list che sul mercato liquido può vedere anche oltre 100 nomi.
Diverso il caso dei mercati privati, più legati al timing del fundraising. Qui entra in gioco l’advisor, che fornisce una continua mappatura del mercato sulle asset class a cui la Cassa è interessata. “Noi riusciamo poi a pianificare l’attività di investimento nel corso dell’anno in relazione al fundraising dei gestori”.
Una volta definita la short list, si avviano “ulteriori analisi di due diligence approfondita sui gestori identificati”, questo passaggio è indicato come “full due diligence”, svolta in maniera indipendente e parallela all’advisor, ed è integrato con incontri one-to-one con il gestore (in alcuni casi anche in presenza dell’advisor). Da qui la definizione dei nomi e degli importi ottimali da allocare. Il tutto, sottolineano gli esperti di CDC “sempre con il pieno coinvolgimento del risk management per valutare il ruolo e il valore aggiunto delle strategie selezionate all’interno della classe di attivo di riferimento e del portafoglio”.
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