Nel contesto di sfide fiscali epocali, la velocità delle politiche monetarie diventa fondamentale per l'equilibrio economico dell'Eurozona. Dalla Germania un nuovo pacchetto di misure fiscali. E i titoli dei produttori di armi crescono.
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L’Europa si trova ad affrontare un periodo di incertezze a livello internazionale, che mette alla prova le sue politiche di difesa e di gestione del bilancio pubblico. Tutti i Paesi sono chiamati a equilibrare l’esigenza di garantire la sicurezza nazionale con quella di mantenere la sostenibilità fiscale: compito sempre più arduo di fronte alle crescenti tensioni geopolitiche.
La Francia e la Germania, due dei principali motori economici dell'Unione europea, devono fare i conti con sfide interne (legate alla crescente instabilità politica) ed esterne (legate al panorama internazionale) sempre più complesse, destinate a influire non soltanto sulla stabilità dei singoli Paesi ma sulla tenuta dell'economia dell’intera Eurozona. Parigi, infatti, fronteggia un aumento significativo della spesa per la difesa, mentre Berlino è impegnata in un acceso dibattito politico che riguarda la gestione del debito pubblico e le future riforme fiscali.
Francia, equilibrio precario
Nel dettaglio della Francia, il Paese cerca di raggiungere un difficile equilibrio tra l’aumento della spesa per la difesa e la necessità di mantenere sotto controllo il deficit e il debito pubblico. Come riporta Scope Ratings, "il governo prevede di elevare il budget militare fino al 3% del PIL entro il 2029, in risposta alle crescenti tensioni geopolitiche e agli impegni assunti nell’ambito della NATO". Con l'odierna spesa militare già al 2% del PIL, l'aumento previsto comporterebbe un impegno economico di circa 100 miliardi di euro all’anno entro il 2029, quasi il doppio della spesa pianificata per il 2023. Tuttavia, come sottolineano gli esperti dell’agenzia di rating, "senza misure compensative o un meccanismo di condivisione degli oneri a livello europeo, il deficit e il debito pubblico rischiano di salire ben oltre le attuali previsioni".
Togliere il freno alle politiche fiscali espansive in Germania
D'altro canto, la Germania è anch'essa alle prese con sfide fiscali notevoli, in particolare per quanto riguarda il limite introdotto in costituzione nel 2009 per porre un freno all'indebitamento pubblico. Come evidenzia Tim Winstone di Janus Henderson, il limite stabilisce che il deficit strutturale non possa superare lo 0,35% del PIL in tempi di crescita normale, ma il dibattito politico già nei giorni scorsi suggeriva che questo meccanismo potesse essere messo in discussione. "L'AfD, partito di estrema destra, ha dichiarato che il livello ideale del debito pubblico dovrebbe essere pari allo 0%, mentre i partiti di sinistra sostengono una completa rimozione del meccanismo".
Game changer tedesco
E proprio il 4 marzo (la notizia è di ieri 5 marzo), il (probabile) futuro cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha annunciato un pacchetto di misure fiscali frutto di un accordo tra CdU e Spd che prevede la riforma della regola fiscale con l’esclusione della spesa per la difesa dal conteggio del deficit (che vale l’1%), la creazione di un fondo da 500 miliardi per investimenti infrastrutturali e una maggiore flessibilità fiscale. Tutte misure che hanno bisogno, appunto, di una riforma costituzionale. Luigi De Bellis, co-head research team di Equita parla di un “game-changer per le prospettive della Germania”. In caso di esecuzione del Piano, afferma De Bellis, “l’impatto sarà importante soprattutto nel medio termine: la Germania, che viene da una stagnazione dell’economia negli ultimi anni, potrebbe vedere le prospettive migliorare fino all’1,5-2% annuo dal 2026, soprattutto se la spesa pubblica verrà utilizzata in modo efficiente”. Di riflesso l’iniziativa sarebbe positiva anche per l’Europa perché anche altri Paesi del Blocco “seguirebbero con piani simili” sostiene l’esperto.
La velocità delle politiche monetarie
Nel contesto di queste sfide fiscali, la velocità delle politiche monetarie e fiscali è fondamentale per l'equilibrio economico dell'Eurozona. Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac, osserva che "la BCE deve agire con prudenza, per evitare di innescare un’inversione del ciclo economico". La BCE si trova, infatti, di fronte a un delicato bilanciamento tra il rischio di surriscaldamento economico e quello di recessione. Le sue future decisioni sui tassi d'interesse saranno decisive per orientare le aspettative di crescita e inflazione. Thozet prevede che i mercati si aspettano "che i tassi di riferimento raggiungano un livello neutrale del 2% entro l’estate", con implicazioni potenzialmente significative per gli investimenti a breve e medio termine. Le obbligazioni governative, in particolare quelle a scadenza breve e intermedia, potrebbero risultare più attraenti in questo scenario, in quanto sono particolarmente sensibili alle variazioni delle aspettative di politica monetaria.
Corsa al riarmo
Intanto le azioni dei principali produttori di armi continuano a crescere spinte da una crescente corsa al riarmo.
Leonardo

Le implicazioni per gli investitori sono evidenti: l’incertezza che circonda le politiche fiscali e monetarie della Francia e della Germania potrebbe condurre a una maggiore volatilità dei mercati.