Diversa la visione di David Karni responsabile portafoglio d'investimento di BCC Risparmio & Previdenza, che ravvisa una sorta di bias in chi ha già operato nella gestione “ho notato che se si ha già operato nella gestione in passato, si tende a valutare il professionista che si ha di fronte con le proprie metriche”. Mentre la parte “core” dell’attività del fund selector è “misurare coerenza e ripetibilità del processo”. Di conseguenza, se ciò che dice il gestore è “coerente con i risultati ottenuti in passato non influisce sulla metodologia utilizzata. Anzi – sottolinea Karni –, la bontà della fund selection è saper valutare intrinsecamente il gestore”. Tra le caratteristiche del fund selector gli interlocutori interpellati richiamano anche la curiosità. A partire appunto da Karni che oltre a richiamare la flessibilità citata all’inizio, indica, “mente aperta e curiosità, e anche un minimo di sfacciataggine. Perché ogni tanto bisogna andare a puntare il dito sui punti di debolezza, dove il gestore è stato ambiguo o vago”.
Anche Di Giorgio, sostiene che un fund selector debba essere “curioso e proattivo nello studio dei nuovi trend di mercato. Se consideriamo il proliferarsi degli investimenti azionari tematici, risulta necessario conoscere anche le caratteristiche del trend sottostante all’investimento al fine di valutare la bontà del fondo”. La curiosità torna anche nel discorso di Scutti: “Per fare scouting di fondi – afferma–, sono necessari aggiornamento, dedizione, tempo e voglia di trovare opportunità nuove e interessanti. A questo si somma la capacità di programmare e costruire sistemi e processi di valutazione. Tutte le case hanno elaborato processi qualitativi e quantitativi, ma quando vengono messi a valle sono differenti, sia nell’approccio sia nella metodologia applicata”. Mostrare “una certa curiosità ed essere open minded”, sono caratteristiche citate anche da Tommasini “per ascoltare quello che dice i gestore e saper guardare a nuovi prodotti e a nuove idee”.
Mentre Michele De Michelis ricorre a una metafora calcistica, paragonando il fund selector al professionista “fuori dal campo”, ma il cui ruolo “è scegliere i calciatori, dargli una disposizione tattica e, se serve, fare modifiche a gioco in corso”. Il CIO di Frame Asset Management indica tre ruoli, nello specifico: “ricerca, due diligence e asset allocation”. E appunto nel dettaglio della ricerca, si afferma la necessità di “essere molto curiosi e soprattutto avere la mente aperta, perché le strategie di gestione nel corso degli anni sono diventate sempre più sofisticate ed evolute”. A questa caratteristica si associa quella della “razionalità” nella due diligence, per poi avere un forte equilibrio nella parte finale: l'asset allocation, “che deve essere equilibrata per il tipo di mercato che andremo ad affrontare e soprattutto con un rischio preso in base al mandato che ci è stato dato”.
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