Lo Stato in Mps ma la Bce interviene. Ci vogliono 8,8 miliardi

Mps
Benjamin, Flickr, Creative Commons

È arrivato il via libera dalla Bce all’intervento dello Stato in Monte dei Paschi di Siena ma si ricalcola la necessità di capitale. Entra quindi lo Stato italiano nella banca più antica del mondo e terza banca del Paese ma il conto sale tanto che, secondo la Bce, da 5 miliardi di euro siamo passati a 8,8 miliardi. A tanto ammonta ora il maxi-aumento di capitale di Mps. A richiederlo, con una lettera recapitata nei giorni scorsi all’istituto toscano, è stata appunto la Banca centrale europea che ha chiesto un rafforzamento patrimoniale maggiore del previsto, “per motivi prudenziali” e vista la gravità della situazione in cui versa la banca senese. L’onere di sostenere l’aumento di capitale, come già emerso nei giorni scorsi, spetterà dunque allo Stato, visto il flop dell’aumento di capitale messo in cantiere dalla banca.

La banca ha informato di aver ricevuto dal ministero dell’Economia e delle Finanze due lettere redatte dalla Bce, indirizzate allo stesso ministero che confermano la sussistenza dei requisiti necessari per accedere alla misura della “ricapitalizzazione precauzionale”, in conformità alla normativa vigente. I risultati dello stress test del 2016, secondo la Bce, hanno infatti registrato uno shortfall, solo nello scenario avverso, nel parametro del CET 1 fully loaded a fine 2018 pari a -2,44%, da mettersi in relazione con una soglia dell'8%; questo shortfall si traduce, secondo la Bce, in un fabbisogno di capitale di 8,8 miliardi di euro, comprensivo di tutte le componenti dei fondi propri così come previsti dalla normativa vigente. Fa sapere un analista che “la posizione di liquidità della banca ha subito un rapido deterioramento tra il 30 novembre 2016 e il 21 dicembre 2016, come evidenziato dal calo significativo della counterbalancing capacity (da 14,6 miliardi di euro a 8,1 miliardi di euro) e della liquidità netta a un mese (da 12,1 miliardi di euro, pari al 7,6% del totale delle attività, a 7,7 miliardi di euro, pari al 4,78% del totale delle attività). Si tratta del terzo intervento pubblico in pochi anni.

Ma per quale ragione questa volta dovrebbe essere l’ultima? “Potrà esserlo se verranno attuate soluzioni incisive, in particolare rispetto all’obiettivo di ripulire il bilancio della mole di crediti deteriorati. Va anche considerato che ora Mps è compiutamente vigilata dalla nostra istituzione. Continueremo a fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per far sì che la banca trovi un modello di business sostenibile”, afferma Ignazio Angeloni, membro italiano della vigilanza europea. Ed è stato proprio l’intervento dello Stato, che va veloce verso la nazionalizzazione di Mps, a provocare il nuovo intervento della Bce. “Francoforte ha fatto capire che non si fida e ha portato la richiesta di aumento di capitale a 8,8 miliardi di cui a carico dello Stato sarebbero almeno 4,5 miliardi mentre gli altri 4,3 a carico degli obbligazionisti, con circa 2 miliardi rimborsabili però sempre dallo Stato ai piccoli risparmiatori titolari di obbligazioni”, continua l’analista. Sta di fatto che c’è da capire come e quando la Bce, con le vacanze di Natale in mezzo, abbia deciso di intervenire.

Ha detto il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann: “per le misure decise dal governo italiano le banche devono essere finanziariamente sane a livello core. I fondi non possono essere usati per coprire le perdite che sono già previste. E Isabel Schnabel, componente del Sachverstaendigenrat, il Consiglio di esperti economici della Germania, ha aggiunto: “un ampio clean-up del sistema bancario italiano è necessario e deve essere effettuato al più presto. Le banche insolventi devono essere chiuse, le banche vitali devono essere ricapitalizzate. Le sofferenze dovrebbero essere rimosse dai bilanci delle banche”. Intanto Mps, dal canto suo, ha fatto sapere di aver “tempestivamente avviato le interlocuzioni con le autorità competenti al fine di comprendere le metodologie sottese ai calcoli effettuati dalla Bce e di dare corso alle misure di ricapitalizzazione precauzionale”.