Un confronto sull’innovazione tecnologica, MiFID II, proposte regolamentari per la finanza sostenibile, il ruolo del risparmio gestito e i possibili processi di consolidamento cross-border nel settore. I temi trattati in occasione della Morningstar Investment Conference 2018.
Per accedere a questo contenuto
Il settore bancario sta cambiando. Le continue innovazioni tecnologiche portano inevitabilmente all’evoluzione dei modelli di business delle banche, che nel caso italiano stanno incontrando non poche difficoltà nell’adeguarsi ai nuovi trend. Un confronto sull’innovazione tecnologica, MiFID II, proposte regolamentari per la finanza sostenibile, il ruolo del risparmio gestito e i possibili processi di consolidamento cross-border nel settore, sono quindi i temi oggetto della round table riguardante le banche italiane tra Fintech ed M&A, tenutasi in occasione della Morningstar Investment Conference 2018, l’evento annuale di Morningstar.
E parlando dell’innovazione tecnologica nel settore, Maurizio Primanni, presidente e CEO di Excellence Consulting, esordisce illustrando lo studio del 2016 svolto dalla società, al fine di dimostrare gli effetti sulla redditività dell’allineamento degli sportelli bancari rispetto alla media europea, che prevede circa 40 sportelli per 100.000 abitanti. “Il consolidamento e la razionalizzazione del sistema bancario italiano non ci permette ancora di rinunciare a filiali e dipendenti. Ciò porterebbe sicuramente ad una redditività netta aggiuntiva per dipendente bancario, ma non sarebbe ancora possibile attuare un qualcosa del genere com’è invece successo in altri Paesi, il cui sistema bancario è certamente più efficiente del nostro”.
Secondo Primanni, permane il problema di rivedere il modello di business della banca per cercare ulteriori fonti di redditività che gli permetterebbero di sopravvivere in uno scenario di tassi di interesse relativamente bassi.
In questi anni, la regolamentazione bancaria porterà gli istituti finanziari ad adattarsi alle normative europee, incluse le nuove direttive riguardanti la finanza sostenibile. Ma qual è lo stato dei lavori? Si chiede Govanni Ferri, professore di Economia presso l’Università LUMSA di Roma. “Il punto di partenza, che è allo stesso tempo un importante punto intermedio, è stato quello del Financial Action Plan del marzo scorso, con cui la Commissione europea ha coronato un lavoro durato anni che cercava di definire un piano di azione riguardante soprattutto lo sviluppo della finanza sostenibile sul mercato, ma anche il possibile incremento regolamentare sul sistema bancario tradizionale. Da questo punto di vista, lo scorso anno, è stato istituito un working group che si occupa della definione nel dettaglio delle possibili azioni pratiche. Tuttavia, tale action plan ci fa già capire l’evoluzione di una serie i fattori in tempi abbastanza rapidi, dato che rappresenta una risposta al 2015, quando è stata approvata l’agenda sullo sviluppo sostenibile al 2030, nonché all’accordo di Parigi per cercare contenere il riscaldamento ambientale a livello globale”, spiega il professore.
Ma cosa può accadere alle banche tradizionali? Per Ferri, la tendenza dei mercati è abbastanza ovvia: “Si faciliterà la crescita dei green e dei social bond, nonché di attività con obiettivi di sostenibilità. Sulle banche tradizionali, invece, si tratta di una tendenza a impatto che potrebbe rappresentare una riduzione dei requisiti di capitale necessari nei confronti dell’acquisizione di attività con un impatto ambientale o sostenibile favorevole. C’è molta attenzione anche da parte delle Banche centrali al contratto di Basilea, in cui la Banca centrale che si è mossa per prima, e forze con maggiore forza, è stata la Bank of England, che già da diversi anni ha organizzato vari studi che portano a renderci conto che l’impatto della regolamentazione ambientale non può limitarsi solamente nel favorire un prodotto rispetto ad un altro, ma ha un impatto su un aspetto molto più ampio”, afferma il professore.
Fintech: cosa sta facendo BNP Paribas Securities Services?
Sul tema del Fintech, BNP Paribas Securities Services è una delle banche che si sta evolvendo più velocemente cavalcando la trasformazione digitale e investendo ingenti somme di denaro, come spiega Stefano Catanzaro, general manager della banca. A detta dell’esperto, BNP Paribas S.S. ha tre obiettivi principali: “Industrializzare i processi, migliorare la customer experience e creare i servizi di domani appoggiandosi alle nuove tecnologie. A seguito della decisione strategica di collaborare con questi nuovi player (Fintech, etc.), BNP Paribas Securities Services ha creato una struttura ad hoc che le permette di individuare il partner più adatto al raggiungimento di questi obiettivi. All’interno dell’area Digital Transformation (ID Lab), la banca ha creato un framework dedicato alle relazioni con le Fintech, Regtech ed altre start-up. BNP Paribas Securities Services ha anche creato uno spazio online interno al gruppo dove è possibile condividere e confrontare qualsiasi esperienza di collaborazione con i nuovi player. Uno dei risultati concreti è la cooperazione con Fortia (Regtech francese) nella quale ha una partecipazione minoritaria, con lo scopo di industrializzare alcuni processi interni al servizio di banca depositaria”, dichiara Catanzaro.
BNP Paribas Securities Services è leader europeo nelle attività di banca depositaria, soggetta a due esigenze principali:
- Regolamentazioni sempre più severe a cui si deve adeguare in modo sempre più stringente.
- Aspettative dei clienti costantemente alla ricerca di maggiori rendimenti e diversificazione.
A detta del general manager, entrambe queste due esigenze obbligano costantemente BNP Paribas Securities Services a rivedere i propri processi.
Ma perché Fortia? Catanzaro spiega come, nel 2016, BNP Paribas Securities Services abbia lanciato un RFP, e Fortia risultava essere più adatta alle sue esigenze in termini di tempistiche, costi e sicurezza. “L’esperienza ha insegnato a non sottovalutare la difficoltà delle banche a lavorare con piccole realtà correndo il rischio di creare dipendenza economica e prestando attenzione agli standard di sicurezza. Grazie all’agilità di Fortia, BNP Paribas Securities Services è stata in grado di produrre un MVP (Minimum Valuable Product) in soli 12 mesi. La versione 1.0 dovrebbe essere live nel Q1 2019 per la supervisione di fondi di diritto francese. Ad oggi, BNP Paribas Securities Services è pioniere in questo preciso ambito, e difatti è la prima a proporlo sul mercato”.
“A breve, quando la piattaforma della banca sarà ultimata, grazie all’intelligenza artificiale NLG (Natural Language Generation) e machine learning, questa sarà in grado di analizzare un prospetto in varie lingue, integrarlo completamente nei sistemi e, grazie a dei criteri predefiniti all’interno di un algoritmo, potrà proporre in dieci secondi un piano di controllo sulle politiche di investimento del prospetto. Saranno rispettate le regolamentazioni locali ed europee nonché le prassi di mercato. Grazie al machine learning, più task saranno eseguite sulla piattaforma più questa migliorerà le proposte e le soluzioni. Oltre ai tempi di analisi molto ridotti, i benefici per l’asset manager sono la trasparenza e una maggiore client experience”, conclude il general manager della banca.