Lo stock picking azionario di Comgest segue sette criteri

ciao
Zak Smerszak e Alistair Wittet

Siamo già entrati nel 2019 e molti investitori si domandano come poter affrontare il nuovo anno.

Come rileva Zack Smerczak, portfolio manager e analyst del team Global Equities di Comgest, secondo i dati macro, ci troviamo in un contesto in cui la liquidità si è ridotta e anche la previsione degli utili è valutata al ribasso. “A prescindere dal quadro economico, il nostro lavoro è di aggiungere valore”, spiega il manager. “E per fare questo, il nostro processo d’investimento e di selezione delle aziende si basa su un’attenta analisi dei fondamentali”.

“Il nostro approccio si basa sul concetto di bottom up”, spiega Alistair Wittet, portfolio manager e analyst del team Europe di Comgest. “Il nostro portafoglio medio è composto da una trentina di aziende che conosciamo molto bene. Solitamente aggiungiamo 4-5 società all’anno e in 35 anni di track error abbiamo scambiato solo 130 titoli”. 

I gestori ci spiegano quali sono le aziende preferite da Comgest. “Le società in cui investiamo devono rispettare sette requisiti fondamentali”. Vediamoli uno ad uno:

  • Alta qualità: “La qualità viene valutata secondo le soft skill, quindi sulla base del maangement delle aziende e sulle hard skill, sulla base dei bilanci aziendali”.
  • High conviction: “Le nostre scelte vengono fatte sulla base dei fondamentali. “Ciò che ci ha insegnato la crisi del 2008 è che non possiamo fidarci ciecamente delle agenzie di rating. Secondo i dati raccolti i debiti aziendali attuali sono molto superiori di quelli della passata crisi”.
  • Visibilità: “S’intende visibilità degli utili. Prendiamo in considerazione il rapporto Shiller P/E per valutare il prezzo delle azioni rispetto agli earning aziendali.
  • Internazionalita: Cerchiamo aziende che abbiamo un respiro internazionale e che siano meno influenzate dal beta di mercato e da situazioni idiosincratiche. 
  • Resilienza: “Capacità delle società di generare alpha. Cerchiamo quelle società che possano contenere movimenti di dowside di mercato e che possano sovraperformare i momenti di bear market”.
  • Pricing Power: “Le società che hanno un pricing power sono quelle che non vengono influenzate dalle variabili esterne. Un esempio di questo tipo è Hermes che nel momento in cui alza il pricing dei prodotti sul mercato, l’azienda acquista valore in Borsa. 
  • Unregulated: “Non investiamo in aziende che possono esssere influenzate nelle decisione dai governi locali.

“Per il 2019 restiamo ottimisti sulla crescita mondiale, anche se cautamente scettici per quanto riguarda gli utili previsti. È difficile dare un outlook ben definito in un contesto dove gli assetti geopolitici e le banche centrali giocano ancora un ruolo determinante”, conclude Zak Smerszak.