Meglio puntare sui titoli dove le attese degli analisti non scontano tassi di crescita eccessivi e dove c’è una diversificazione geografica del fatturato. Bene i consumi maggiormente resistenti, come food & beverage e personal goods. Parla Stefano Turlizzi, divisione Asset Management di Cassa Lombarda.
Meglio puntare sui titoli dove le attese degli analisti non scontano tassi di crescita eccessivi e dove c’è una diversificazione geografica del fatturato. Bene i consumi maggiormente resistenti, come food & beverage e personal goods. Parla Stefano Turlizzi, divisione Asset Management di Cassa Lombarda.
Il sell-off dei primi mesi del 2016 ha coinvolto tutti i settori, che hanno chiuso il trimestre con parecchi segni meno. Ora si assiste a una certa ripresa. Quali sono quelli su cui puntare e che hanno un buon livello di ingresso e perché?
Considerando l’outlook debole sul petrolio, la preferenza va alle azioni legate ai consumi a discapito di quelle energetiche. Puntiamo poi sui titoli dove le attese degli analisti non scontano tassi di crescita eccessivi (es. tlc). Apprezziamo la diversificazione geografica del fatturato ma soprattutto puntiamo sui consumi maggiormente resistenti (es. food & beverage, personal & household goods). Visto il livello contenuto dei tassi di interesse, non puntiamo sulle banche mentre investiamo sulle utility.
Cosa prevede su temi quali occupazione, spesa per consumi, inflazione e prezzi del petrolio?
Partiamo dalle quotazioni del petrolio e più in generale delle materie prime industriali che da un anno e mezzo a questa parte hanno tracciato una delle fasi ribassiste più violente della storia recente. Nel mercato petrolifero c’è uno shock da offerta, la domanda tiene ma il ritorno di Iran e Iraq nel mercato ha enormemente ampliato la disponibilità di greggio a basso costo. La tendenza ribassista potrebbe quindi continuare con effetti opposti sull’economia. Da un lato l’occupazione potrebbe soffrire, dall’altro le famiglie avranno a disposizione maggiore liquidità da destinare ai consumi. Per quanto riguarda l’inflazione, l’effetto calmierante dovuto alla discesa del petrolio è destinato a ridursi, rendendo più evidenti segnali di rialzo dei prezzi che già oggi si misurano da alcuni indicatori.
In un contesto caratterizzato da una domanda aggregata carente e da un incremento dell'incertezza, gli Stati Uniti si confermano come il meno peggio sul fronte della crescita economica. Ma l'economia è a due velocità con una spesa per consumi robusta e investimenti residenziali solidi da un lato e una debole crescita delle esportazioni e investimenti aziendali sottotono dall'altro. Qual è il risultato netto? E cosa sta facendo la Fed?
Alla tenuta dei consumi e dell’immobiliare fa da contraltare una decisa riduzione degli investimenti, soprattutto per il collasso dell’industria dei servizi petroliferi. Le preoccupazioni non sono tanto per l’economia oggi, ma per gli effetti della riduzione dei posti di lavoro e per le condizioni finanziarie meno benevole che in futuro impatteranno anche sui consumi (tassi più alti penalizzano vendite di auto e immobili). La Fed persegue l’obiettivo di drenare liquidità dal sistema ma in termini di tempi di esecuzione la Yellen continua a dimostrarsi molto sensibile alle dinamiche di mercato, nonché alla forza del dollaro, vero aspetto critico sia per l’andamento degli utili delle società americane, che per la sostenibilità del debito in valuta forte da parte dei paesi emergenti.
Gli utili societari rappresentano il principale driver di lungo periodo per il prezzo delle azioni. Gli utili hanno raggiunto il livello più alto nel terzo trimestre del 2014 e sono da allora calati del 5% circa, frenati dal rafforzamento del dollaro, dall’indebolimento dell’economia internazionale e dalle difficoltà dell’industria energetica. Mentre l’impatto di un prezzo del greggio più basso e di un dollaro più forte dovrebbero svanire nel corso dei prossimi trimestri, l’aspettativa di crescita per gli utili delle società dell’S&P500 per quest’anno è appena del 3% e gli analisti continuano a rivedere questa stima al ribasso. Voi cosa ne pensate?
Il mercato statunitense è tornato molto vicino ai massimi assoluti, nonostante si sia assistito nell’ultimo anno a una decisa riduzione delle attese sugli utili. Tuttavia, considerando la maggior tenuta dell’economia americana (rispetto a quella europea e a quella dei paesi emergenti), e la decisa riduzione dei tassi di interesse, il mercato azionario americano offre ancora delle opportunità.
In generale rimaniamo cauti in attesa delle prossime trimestrali, continuando però a puntare su alcuni titoli value di società appartenenti a settori non ciclici con dividendi elevati e sostenibili e politiche di buy-back in corso.