Luca Riboldi: “Equity Italia e strategia value: un mix vincente”

Luca Riboldidirettore investimenti, Banor SIM

I mercati azionari dei Paesi sviluppati hanno raggiunto valutazioni storicamente elevate, ma sono supportati da tassi d’interesse a 10 anni molto bassi e da utili ancora in crescita. Inoltre, con la maggior parte delle banche centrali che stanno ancora adottando una politica monetaria fortemente espansiva, i tassi a breve rimarranno bassi per un periodo prolungato”. 

A parlare è Luca Riboldi,  direttore investimenti di Banor SIM e adviser del fondo Banor Italy long short, che rassicura dal rischio di una bolla speculativa sui mercati azionari, ma ammette: “I mercati hanno corso molto e facciamo sempre più fatica a trovare titoli sottovalutati specie, nei Paesi sviluppati. 

Per questo l’esposizione netta del fondo Banor Italy long short è sulla parte bassa del nostro range storico”.

Storicamente, il fondo  è stato investito tra il 25% ed il 75% in titoli sottovalutati. “Ad oggi, siamo intorno al 35% rispetto al 70%  che avevamo a inizio anno. Abbiamo ridotto l’esposizione a causa del forte rally del mercato”, spiega Riboldi, che poi aggiunge che i principali titoli ancora sottovalutati si trovano “nei media, nel real estate e nelle banche minori”, ma che hanno anche una posizione in Intesa Sanpaolo, che è stata una delle loro maggiori scommesse degli ultimi 12 mesi. 

L’obiettivo del fondo è di battere sul medio termine l’indice Ftse Italy AllShare, aggiustando la performance per il rischio assunto. “Ad esempio, dal gennaio 2009 al 30 aprile 2015, la strategia (il fondo è partito nel giugno 2010) ha guadagnato il 70% rispetto al 24% dell’indice italiano, con una volatilità del 10,6% rispetto al 22,1% dell’indice”, commenta il direttore investimenti di Banor SIM. 

Mercato italiano

Quanto all’Italia, Riboldi spiega che il mercato italiano ha multipli più bassi rispetto agli altri mercati occidentali, ma questo a causa di una minore redditività e di una minore crescita dei consumi interni. “Se questi ultimi riprenderanno a crescere, alcuni titoli domestici, come i media, le banche popolari, il real estate, le telecom e le utilities locali, avranno ampio spazio di rivalutarsi”,  dichiara l’esperto, che suggerisce un approccio value.  

“Penso che oggi ci sia relativamente più rischio in un portafoglio obbligazionario, con duration lunga, che non in un portafoglio azionario ben gestito. Sono convinto che una maggiore allocazione strutturale verso i mercati azionari sia sana per l’investitore e per la crescita del Paese”, conclude Riboldi.