M&A sotto la lente: nell'anno del COVID meno accordi ma più masse scambiate

Scott Graham, Unsplash
Scott Graham, Unsplash

Le operazioni societarie nell'industria della gestione patrimoniale sono state molto frequenti negli ultimi anni. Fattori come l'ingesso di sempre più attori nel settore e la compressione dei margini per la difficoltà di generare rendimenti positivi in un contesto di tassi allo 0% e per gli alti costi normativi hanno catalizzato questo fenomeno. L'anno 2020, segnato dalla pandemia, non ha fatto eccezione, anche se l'impatto del COVID-19 è stato avvertito anche sulle operazioni di fusioni e acquisizioni nello scorso anno. A sottolinearlo la società di consulenza americana Piper Sandler in un rapporto intitolato 2020 Asset Manager Transaction Review and 2021 Forecast. Secondo i suoi calcoli, 256 accordi sono stati chiusi nel settore nel 2020, il che implica un calo del 5% rispetto al 2019, sebbene il dato sia ancora in linea con le cifre registrate negli ultimi quattro anni. Il calo nel numero di operazioni non ha tuttavia avuto effetti nel totale di asset in gestione movimentati dalle transazioni. Anzi, è avvenuto proprio il contrario. Mentre nel 2019 questo importo era di 1,2 trilioni di dollari, nel 2020 è salito a 2,9 trilioni di dollari a causa soprattutto del crescente numero di accordi superiori a 1 miliardo di dollari. L'acquisto di Eaton Vance da parte di Morgan Stanley e l'acquisizione di Legg Masson da parte di Franklin Templeton spiccano in questo senso.

Gestori tradizionali in ritardo

Il rapporto suddivide gli accordi nell'industria dell'asset management in tre gruppi: gestori di asset tradizionali, gestori di asset alternativi e gestori patrimoniali. E dei tre gruppi quello in cui si è registrato il maggior calo delle transazioni aziendali è quello dei tradizionali.

In particolare, nel 2020 ci sono stati solo 52 accordi, il 20% del totale e la cifra più bassa dal 2014. Un calo è stato osservato anche per i gestori alternativi, principalmente a causa dell'assenza di accordi all'interno dell'universo degli hedge fund. Sono stati censiti un totale di 51 accordi, il numero più basso dal 2016.

Al contrario, il gruppo in cui si conta il numero maggiore di transazioni nel 2020 rispetto al 2019 è stato il wealth management. Lo scorso anno sono stati totalizzati 153 accordi, il 60% di tutte le operazioni del settore e un numero che segna un nuovo massimo.

Cosa aspettarsi nel 2021?

Dopo aver analizzato le cifre per il 2020, resta da vedere quali sono le prospettive dell'M&A per il 2021. E la previsione generale è che quest'anno le operazioni aziendali continueranno ad essere cruciali nella struttura del business degli asset manager in quanto "sempre più player cercheranno di massimizzare i loro profitti cercando partner che offrano capacità uniche", dice la società di consulenza.

Non sono i soli a sostenerlo: "Ci aspettiamo che il ritmo elevato nell'attività di deal continui nel 2021. Tuttavia, lo slancio degli accordi ha già iniziato a cambiare" affermano dalla società di consulenza PwC riferendosi al mercato statunitense, sottolineando che "nel 2020, molti accordi sono stati guidati da fattori più tradizionali di riduzione dei costi ed economie di scala, mentre le aziende cercavano modi per far fronte alla compressione dei tassi".

Anche Boston Consulting Group (BCG) è concorde nel sottolineare il potenziale che l'M&A continua a rappresentare, sottolineando al contempo l'importanza di essere selettivi e pensare a lungo termine. "Molte operazioni nel settore della gestione patrimoniale fanno leva sulla costruzione della fiducia, quindi il successo richiede una strategia proattiva e sostenuta che punti alla crescita di taluni asset e l'uscita da altri nei momenti più opportuni", viene affermato nel rapporto The Future of Wealth Management a cura delle società di consulenza.

Andamento del primo trimestre

Finora, in soli quattro mesi ci sono già stati alcuni annunci nel settore degli asset manager internazionali, come la vendita di Wells Fargo AM a due società di private equity, l'acquisto dell'attività di gestione patrimoniale di BMO in EMEA da parte di Ameriprise Financial, la fusione di ODDO BHF e Landolt & Cie e le varie acquisizioni effettuate da IM Global Partners. Una lista che è prevedibile dovrà essere aggiornata molto presto, in seguito al potenziale acquisto di Lyxor da parte di Amundi e alla decisione finale presa da NN Group sui piani che includono una joint venture, una cessione o una fusione, per la sua società di asset management NN Investment Partners.