Maggi (Assofondipensione): “ESG, digitalizzazione e volatilità. Le sfide aperte per i fondi pensione e il ruolo delle depositarie”

Giovanni Maggi
Giovanni Maggi

Il sistema pensionistico complementare italiano si misura da tempo con una serie di variabili endogene, come la fiscalità e una generale debolezza in termini di “alfabetizzazione previdenziale”. Un terreno sfidante ma in evoluzione continua per quanti operano nel settore dei fondi pensione negoziali e che, nonostante le crisi legate al perdurare della pandemia e alla crescita dell’inflazione, già al terzo trimestre dello scorso anno ha visto rendimenti intorno al 3,1%, al netto di costi e tasse, battendo il TFR. “In un contesto, caratterizzato da elevata incertezza economica e finanziaria, i fondi pensione negoziali stanno dimostrando elevata resilienza ed efficienza nella gestione delle risorse, e hanno ottenuto risultati positivi sia in termini di incremento delle masse gestite sia rispetto al conseguimento dei rendimenti finanziari”, afferma Giovanni Maggi, presidente di Assofondipensione raggiunto da FundsPeople.

La panoramica del mercato

Da una panoramica del mercato, rilasciata in occasione dell’ultima Assemblea annuale dell’associazione, sono 3,2 milioni i lavoratori iscritti ai 31 fondi negoziali che, complessivamente, detengono un patrimonio in gestione superiore ai 63 miliardi di euro. Questi numeri, per quanto rilevanti, dipingono soltanto una porzione del mercato dal momento che la previdenza complementare conta il 30% dei lavoratori occupati, con forti differenze in termini anagrafici (fra i 34 e i 54 anni) e territoriali (oltre la metà delle adesioni al Nord). La necessità di ampliare il raggio d’azione si sposa, dunque, con la funzione fondamentale di queste entità: “In quanto investitori istituzionali maturi, i fondi negoziali si trovano a svolgere una duplice funzione – sottolinea Maggi –, da una parte, realizzare l’obiettivo primario di collettori del risparmio previdenziale al fine di garantire ai propri iscritti la pensione complementare; dall’altra, contribuire a supportare l’economia nazionale ai fini di creare un circolo virtuoso finalizzato alla crescita economica”. Nell’ottica di diversificazione del portafoglio, “questo ha portato, negli ultimi anni, a incrementare la quota di investimenti in strumenti alternativi che consentissero la ricerca di un maggiore rendimento, sempre mantenendo il profilo di rischio complessivo aderente alla natura dell’investimento previdenziale, consentendo al contempo di veicolare risorse al sistema Paese”.

La spinta della normativa ESG

Tra gli elementi di sviluppo di ordine organizzativo, “per costruire un sistema di monitoraggio degli investimenti sempre più efficiente” Maggi ricorda il rafforzamento delle funzioni finanza interne. In questa evoluzione, le strutture dei fondi pensione “si stanno progressivamente adeguando alle novità normative legate ai temi della sostenibilità, per implementare un sistema che, nel processo di allocazione delle risorse, consideri come fattori fondamentali la responsabilità sociale, economica e ambientale delle imprese”. Il riferimento, in questo caso, va alla normativa europea Shareholders Rights II (SRD II), introdotta nel nostro ordinamento con il Dlgs 49/2019 sulla politica di impegno dei fondi pensione nei confronti delle società partecipate. A questo si aggiunge “L’aumento delle masse gestite e l’elevata volatilità dei mercati finanziari che rendono la gestione finanziaria molto più complessa.  Aumentano i costi di regolamentazione e, al contempo, diventa sempre più stringente la nuova sfida digitale”.

Il ruolo delle depositarie

Per rispondere adeguatamente alle sfide portate dal cambiamento, sostiene Maggi, “assume importanza il ruolo svolto dalla banca depositaria, nell’ottica di una fornitura di servizi che possano sempre più garantire sicurezza e innovazione”. Il rapporto tra fondi pensione e depositario è disciplinato dal Dlgs 252/2005 (art. 7) e la richiesta esplicita del mondo della previdenza complementare, al fine di supportare l’azione dei fondi pensione, è quella di “generare un’offerta integrata, che vada oltre le attività core previste dalla normativa”. In tale ottica, “risulta fondamentale lo sviluppo, che in parte già sta avvenendo, da parte delle banche depositarie, di un’ampia gamma di servizi accessori che possano supportare i fondi pensione agevolandone le attività amministrative, ridurre i rischi di mercato e massimizzare il più possibile la redditività, nell’interesse degli aderenti”.