Meno ottimismo, meno investimenti. È la famiglia italiana, bellezza!

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Come stanno i risparmiatori italiani? Meno ottimisti sul Paese, meno propensi ad investire, ma comunque disposti fare qualche progetto in più per sé stessi e per la propria famiglia. Il quadro generale, come rivela l'edizione primaverile dell'Osservatorio semestrale promosso da Anima SGR, in collaborazione di ricerche di mercato GfK, non è certo dei più felici: se ad ottobre 2015 il 21% della famiglie italiane dichiarava che dopo un anno la congiuntura del Paese sarebbe migliorata, oggi invece è il 13% del campione generale dei bancarizzati che ha dato lo stesso parere ottimista, mentre dal 16% diventano il 22% coloro che ritengono che la situazione “peggiorerà di molto” nel prossimo anno. La rilevazione - che ha come obiettivo di indagare sui comportamenti finanziari delle famiglie italiane in funzione dei loro progetti – è stata realizzata su un campione di 1.391 adulti “bancarizzati” (cioè titolari di un conto corrente bancario o postale), rappresentativo di circa 41 milioni di individui, fra cui si contano quasi 11 milioni di investitori (cioè possessori di almeno un prodotto di investimento).

Eppur qualcosa si muove. Risparmiatori e investitori tuttavia manifestano, in modo lieve, una maggiore inclinazione a progettare: ad ottobre 2015 si parlava del 48% dei bancarizzati, oggi invece a riferire di avere una serie di progetti nel cassetto per i prossimi mesi è il 51% (mentre per quanto riguarda il sottoinsieme degli investitori dal 68% di ottobre si sale ancora al 72%). Per quanto riguarda le tipologie di progetti va evidenziato il consueto vantaggio, in questo preciso momento dell’anno, dei progetti “di spesa” rispetto a quelli “di risparmio”, che si spiega, in particolare, perché le famiglie pianificano le vacanze estive, oppure pensano a ristrutturare casa, piuttosto che all’istruzione dei figli ecc.: per i bancarizzati, se ad ottobre si trattava del 34%, la presente rilevazione riporta il 37% che ha dichiarato di avere in programma progetti di spesa.

Prodotti finanziari? Meglio degli immobili 

Se in occasione dell’ultima rilevazione si era registrata una maggiore e generalizzata propensione ad investire, l’attuale rilevazione invece ha rivelato un passo indietro: per i bancarizzati dal 39% si passa al 33% e per gli investitori dal 73% al 68%. Focalizzandosi poi sulle singole tipologie di investimento va sottolineato come il ritorno di interesse per il “mattone” dell’autunno scorso non venga oggi confermato per i bancarizzati (dal 13% si scende all’11%), mentre per gli investitori resti stabile a quota 18%. Resta la preferenza per i prodotti finanziari rispetto a immobili e liquidità, anche se in calo sia fra i bancarizzati (dal 27% al 22%) sia fra gli investitori (dal 67% al 56%). Sulla minore propensione agli investimenti hanno pesato le difficoltà di alcune banche italiane e l’avvio d’anno negativo dei mercati azionari. La buona notizia peró è che, nonostante il passo indietro, chi ha puntato sui prodotti d'investimento è soddisfatto: secondo i dati dell'Osservatorio di Anima SGR passa dal 51% al 53% la quota di chi si dichiara “molto” o “abbastanza” soddisfatto, contro il 14% di chi è “poco” o “per niente” soddisfatto.

Bail in, questo sconosciuto

Ultima nota? In un momento di sconquasso generale dei titoli finanziari e di difficoltà per il settore subancario, il termine bail in resta ancora un concetto nebuloso. La normativa introdotta nell’ordinamento italiano dal 1° gennaio di quest’anno e volta a gestire le crisi degli istituti di credito, affinché le perdite delle banche e i relativi salvataggi non gravino più su contribuenti e debito pubblico, non è ancora entrata nel vocabolario della maggioranza degli italiani. Secondo il report solo un terzo degli investitori sa di che si tratta o ne ha sentito parlare.