Mercati a picco: semplice correzione o l’inizio di una nuova crisi?

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Guilhem Vellut, Flickr, creative commons.

L’incertezza degli investitori legata alla guerra commerciale, al rialzo dei tassi di interesse della Fed e al petrolio ha segnato la fine del ciclo, gettando scompiglio sui mercati finanziari ed incrementando il sentiment negativo. Come comportarsi in uno scenario del genere?

Pascal Blanqué e Vincent Mortier, rispettivamente group CIO e deputy group CIO di Amundi, commentano che “l’autunno ha portato sui mercati un cambiamento di umore e la volatilità è salita improvvisamente (il VIX è aumentato del 100% in una sola settimana) a livelli che non si vedevano da marzo. Le vendite sull’azionario sono state piuttosto marcate e i movimenti giornalieri estremi registrati dai principali indici azionari sembrano indicare l’inizio di una correzione. In parte questo cambiamento repentino può essere attribuito al fatto che ci troviamo nella fase terminale del ciclo, quando anche le notizie positive possono essere ritenute negative dal mercato. L’aumento dei tassi arriva quando sta iniziando l’ultima stagione di presentazione dei risultati aziendali per il 2018 e i mercati sono già preoccupati del possibile impatto sugli utili delle tariffe, dell’esposizione ai mercati emergenti e dell’aumento del prezzo del petrolio. Con il peggioramento del sentiment di mercato, diventa sempre più probabile una correzione”.

“Nonostante tutto, crediamo che questa sia una correzione di mercato e non l’inizio di un prolungato ‘bear market’. Ci aspettiamo che possa esserci ancora un’ondata di ribassi giustificata anche dalla riallocazione dei rischi sul mercato. In questo momento le aree più vulnerabili sono i titoli azionari growth e il credito di società con elevato indebitamento e valutazioni compresse. Nelle prossime settimane assisteremo ad alcuni aggiustamenti tecnici, che probabilmente coinvolgeranno non solo i mercati azionari, ma anche il segmento delle obbligazioni high yield. Come affrontare questo scenario? Allungare la duration USA, diversificare i rischi, rimanere concentrati sulla ricerca di qualità e sulla liquidità nel credito, favorire l’esposizione value (usare la liquidità disponibile per acquistare i titoli con maggiore sconto) ed evitare titoli growth sopravvalutati”, aggiungono gli esperti.

Marco Piersimoni, senior investment manager di Pictet Asset Management Italia, dichiara che “il confronto  tra Cina e USA ha raggiunto un nuovo livello di criticità dopo le accuse che il vicepresidente Pence ha rivolto alla Cina parlando di ‘influenza e interferenza maligna’ nelle elezioni americane, accuse che hanno gettato benzina sul fuoco nella guerra commerciale. Inoltre, Trump ha criticato aspramente la Fed per le sue recenti decisioni di politica monetaria. Il panorama politico italiano, così come gli asset da esso influenzati, non ha mostrato segni di stabilizzazione, con lo spread tra Btp e Bund sopra quota 300 bps e un duro e costante scontro tra i due vice-premier (Salvini e Di Maio) e diverse istituzioni sia europee (Commissione UE) che italiane (Banca d’Italia).

“Per quanto riguarda il posizionamento del mercato, in questa occasione il volume di investimenti in strategie di vendita della volatilità è stato certamente inferiore rispetto a quello osservato all’inizio del 2018. In particolare, il numero di contratti futures sul VIX attualmente in essere è del 30% inferiore. Le strategie ‘risk parity’ hanno liquidato parte delle posizioni, ma potrebbero essere ancora costrette a liquidazioni forzate a causa dei ribassi contemporanei di azioni e bond (shock di correlazione). Anche questo fattore è però meno pericoloso rispetto al caso osservato tra febbraio e marzo”, aggiunge Piersimoni.

“Al momento attuale le revisioni degli utili stanno volgendo al negativo. Questa  tendenza recente potrebbe rappresentare un ostacolo a una rapida stabilizzazione del mercato, tenendo anche in considerazione il fatto che, dopo la straordinaria stagione degli utili osservata nel secondo trimestre, le aspettative sugli utili sono piuttosto robuste. D’altro canto, nelle ultime settimane i riacquisti di azioni proprie da parte delle imprese sono stati condizionati dall’entrata in vigore dei periodi di blackout (da fine settembre fino all’inizio di novembre, dopo la chiusura della stagione degli utili), sebbene alcuni acquisti autorizzati siano comunque stati condotti durante la correzione dei prezzi. A febbraio i buyback hanno contribuito alla stabilizzazione del mercato. In conclusione, la politica non sta facilitando una stabilizzazione rapida (al netto di cambiamenti repentini), ma il posizionamento e le valutazioni sono meno preoccupanti di quanto lo fossero nove mesi fa. Per quanto riguarda le imprese (utili e riacquisti di azioni proprie) la situazione non sta fornendo indicazioni solide”, conclude.