In un contesto finanziario dominato da un livello di valutazione alto, concentrazione senza precedenti storici e transizioni tecnologiche accelerate, la sostenibilità rimane uno dei pochi assi portanti in grado di fornire lettura, direzione e valore di lungo periodo. Il 2025 è l’ennesimo anno classificato come “complesso”: una definizione ormai ricorrente nella percezione degli asset manager, ma che oggi assume tratti strutturali. Gli indici globali al momento segnano performance sopra le attese, pur in presenza di shock geopolitici, tensioni commerciali, politiche monetarie restrittive e debito pubblico statunitense oltre i 36 trilioni di dollari. L’S&P 500 ha registrato +14% da inizio anno, lo Stoxx 600 +14%, l’oro addirittura +55% (dati aggiornati al 19 novembre 2025, ndr). Numeri difficili da conciliare con un quadro macroeconomico incerto, ma perfettamente coerenti con la natura bifronte dei mercati contemporanei: euforia selettiva, dispersione estrema e vulnerabilità sistemica. Di conseguenza, a questo livello di valutazione il rischio di movimenti correttivi è elevato come si nota nel mese di novembre.
Mercati complessi: la sostenibilità un fattore di crescita strutturale

René Nicolodi (Swisscanto). Foto di Enrico Frascati
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