Mercati emergenti, dove trovare le migliori opportunità

“In questo momento non siamo negativi sul comparto perché uno degli scenari a cui potremmo assistere, ovvero il picco dei rendimenti e del dollaro negli USA, supporterà l’asset class nel suo complesso nel 2023” esordisce Enrico Scarin, head of Asset Allocation and Quantitative Solutions di Generali Insurance Asset Management, che aggiunge “Per i bond governativi con hedging della valuta ci aspettiamo total return moderati nel primo trimestre, che diventeranno sempre più interessanti nel corso dell’anno fino a raggiungere il 5-6%, stiamo pertanto raccomandando un moderato sovrappeso sull’area, con possibile incremento nel corso dell’anno”. Secondo il manager, il carry dovrebbe poter compensare i rischi legati alla recessione. “Per quanto riguarda i puri spread di mercato dell’area EM, vediamo ancora un moderato allargamento, dovuto tendenzialmente al fatto che il mercato tornerà a prezzare il rischio recessione in maniera un po’ più aggressiva, con tassi reali ancora elevati. L’area più debole ci aspettiamo sia quella dei mercati emergenti legati all’Europa, visto lo scenario di recessione, crisi energetica e rischio geopolitico. Riteniamo inoltre che la riapertura della Cina” prosegue Scarin “e il pivot della Fed saranno i due principali fattori a supporto del sentiment degli investitori. Sulla Cina vediamo un rischio di upside ancora non totalmente prezzato dal mercato dovuto alle politiche sul Covid, che tuttavia non riteniamo un game-changer per un paese che l’anno scorso ha sofferto in modo significativo e che, tra l’altro, non ha ancora superato la crisi del mercato immobiliare”. L’esperto ritiene inoltre importante distinguere i paesi emergenti per rating, investment grade o high yield. “Continuiamo a preferire le BBB e, in generale, a evitare il comparto a rating speculativo, in particolare nelle aree più esposte al rischio di rifinanziamento, anche in Europa. In ambito investment grade, dove siamo più positivi, riteniamo che paesi quali Messico, Romania o Indonesia beneficino oggi di spread più ampi rispetto allo scorso anno, ma va tenuto conto anche della presenza di un rischio di upside molto tecnico, legato alle caratteristiche delle obbligazioni esistenti, tipicamente con duration più elevata. Rileviamo inoltre come l’allargamento degli spread nel comparto high yield sia stato guidato in primis dagli emittenti con rating più basso mentre i premi al rischio sulle obbligazioni BB in questo momento non sembrano estremi. Non ci dispiace la Colombia da questo punto di vista, attraente a livello di relative value mentre su altri paesi, come il Brasile, siamo più cauti a causa del rischio geopolitico”.

“A inizio 2022 eravamo poco investiti sull’azionario dei mercati emergenti, piano piano abbiamo iniziato a investire e ora siamo sovrappesati. I mercati emergenti si presentano come una sorta di cubo di Rubik, in cui ogni dimensione va vagliata in modo diverso” è l’osservazione di Mario Baronci, CAIA, head of Multi Asset di Quaestio Capital SGR. “La prima di cui tenere conto è l’estensione. Non siamo favorevoli all’investimento in paesi piccoli. Ad esempio, in Corea del Sud ci sono 12 diverse società che vantano il nome Samsung nella ragione sociale e che rappresentano il 40% del listino. Preferiamo Paesi di maggiori dimensioni o aree geografiche più ampie. La seconda dimensione è l’area geografica. Ci piace l’Asia, dove siamo sovrappesati sul lato equity , poiché ospiterà la maggiore crescita attesa, soprattutto in Cina e satelliti. La Cina, tuttavia, per noi è un Paese non investibile, poiché riteniamo che l’essere un Paese autocratico porti a interferenze sui mercati, pertanto preferiamo investire dove esiste una rule of law. L’arresto in diretta mondiale dell’ex presidente, inoltre, ha reso il Paese non investibile da parte di chiunque abbia a cuore la G di ESG, dal nostro punto di vista. La terza dimensione da considerare è l’asset class. Ad esempio per il Brasile, sul lato azionario stimiamo che l’equity risk premium valga attorno a 11 - 11,5%. Per contro sul lato obbligazionario” prosegue Baronci “si possono ottenere rendimenti simili senza correre rischi di credito investendo in emissioni della Banca Mondiale o affiliati, AAA, su 20/25 anni. Per motivi matematici, se si investe in uno zero coupon pagando 15 per avere 100 dopo 20 anni, per via dell’effetto pull to par si otterrà sicuramente a scadenza un rendimento pari al 10% composto annuo. Sul mercato azionario il risk premium è dell’11%, ma la distribuzione di probabilità è ampia ed ex ante non vi è certezza alcuna di rendimento. Nel caso del Brasile, pertanto, investire a cambio aperto sull’obbligazionario dove non c’è rischio di credito sembra l’ideale. Da un punto di vista più tattico, infine, in questo momento ci piace l’Europa dell’est, che ha sofferto delle implicazioni del conflitto per prossimità geografica, pertanto ci sembra da valutare diversamente rispetto a quanto esprime il mercato” conclude l’esperto.

Secondo Marco Mazzetti, responsabile portafogli Fixed Income di Optima Sim tre fattori condizioneranno i mercati, non solo emergenti: inflazione, crescita economica e riapertura della Cina. “Noi abbiamo una visione diversa rispetto al consensus, poiché riteniamo che le Fed alzerà i tassi più di quanto si aspetta il mercato, forse fino al 5.5% e che nel 2023 non ci sarà l’atteso momento pivot. Pertanto, ci attendiamo una prima metà dell’anno con l’inflazione in discesa ma con elevati timori di recessione, che però si ridurranno nella seconda metà dell’anno. Riteniamo che anche le aperture cinesi saranno più lente del previsto. Questi fattori influenzeranno aree geografiche e settori in modo non uniforme”. Il manager osserva come l’Asia, seppur più sviluppata e con gli spread e i rendimenti più bassi, dovrebbe essere maggiormente influenzata dalla riapertura della Cina, considerando i numerosi paesi satellite che dipendono dalla ripresa economica cinese. “Prevediamo effetti positivi anche dalla ripresa del turismo cinese, di cui beneficeranno in particolare Malesia, Indonesia, Tailandia e Singapore. Per quanto riguarda il mercato del real estate cinese, le riaperture e le iniziative politiche dovrebbero portare a una stabilizzazione in un comparto che recentemente ha sofferto molto ma che offre rendimenti interessanti. Un rallentamento generalizzato della crescita economica, invece, potrebbe avere ricadute sui Paesi esportatori, soprattutto in ambito IT, come Corea del Sud, Taiwan, Vietnam. Ci piace l’India” prosegue Mazzetti, “il Paese che oggi offre i maggiori stimoli alla crescita economica, anche grazie agli incentivi governativi, e che sta attirando investimenti esteri elevati. I bond governativi indiani, inoltre, potrebbero presto essere inseriti all’interno degli indici emergenti. Analogamente i bond della Corea del Sud potrebbero essere inseriti negli indici dei paesi sviluppati. Anche l’Indonesia è un Paese interessante, tra i più grandi produttori di batterie elettriche”. L’EMEA è l’area in cui adottare maggiore prudenza. “Le ripercussioni della guerra potrebbero durare ancora a lungo, ma anche qui ci sono storie interessanti. I paesi del Golfo, ad esempio, hanno avuto grandi flussi in ingresso per l’aumento del prezzo del petrolio, flussi che hanno portato a investimenti specialmente in Turchia e in Egitto. Per il fenomeno del friend shoring, innescato dalla guerra in Ucraina, ci aspettiamo che Polonia e Repubblica Ceca attirino più capitali occidentali rispetto, ad esempio, all’Ungheria, meno allineata. La Turchia ha aumentato i rapporti commerciali con la Russia, apprestandosi a diventare un hub per le operazioni non più svolte da molti paesi occidentali”. Secondo Mazzetti, i Paesi dell’America Latina, contrariamente a quanto storicamente avvenuto, non hanno risentito in maniera elevata dell’aumento dei tassi USA e del rafforzamento del dollaro, “perché sono stati anticipatori nelle politiche monetarie restrittive e perché sono grandi esportatori di materie prime. Il problema potrebbe sorgere perché i mercati si aspettano, in maniera che riteniamo troppo ottimistica, che questi Paesi possano tagliare i tassi nel corso del 2023 per contrastare il rallentamento economico. Ma se gli Stati Uniti non inizieranno per primi sarà difficile che questi Paesi procedano di loro iniziativa e, nel caso, agirebbero probabilmente con minore intensità, portando a un allargamento degli spread dai livelli attuali. Rimaniamo quindi cauti. Le società latinoamericane, viceversa, ci piacciono, in quanto hanno spesso metriche interessanti. Noi investiamo raramente direttamente sui bond di società emergenti, preferendo farlo tramite strumenti di risparmio gestito, anche se l’industria scarseggia di prodotti specifici su paesi o aree geografiche”. Mazzetti non si aspetta grandi avvenimenti politici quest’anno. “A breve ci saranno le elezioni in Nigeria che potrebbero portare un po’ di turbolenza. Al contrario, le elezioni in Argentina e in Turchia, poiché sembrano abbastanza segnate, potrebbero anche essere positive per i mercati. Per quanto riguarda l’high yield, siamo positivi sui cosiddetti paesi di frontiera, su cui investiamo attraverso prodotti di risparmio gestito, dati i tassi interessanti raggiunti per via dei forti allargamenti degli spread. Il Ghana sembra il Paese a maggior rischio ristrutturazione e anche il Pakistan potrebbe avere qualche problema ma, se la situazione geopolitica restasse stabile, i rendimenti dovrebbero essere interessanti nel 2023”.

“Dal punto di vista azionario è più semplice costruire strumenti efficienti su questi mercati, che si mostrano sempre interessanti anche dal punto di vista dei multipli, anche se le condizioni macroeconomiche richiedono di essere prudenti” commenta Demis Todeschini, Senior ETF Sales Specialist per l’Italia di Franklin Templeton. “Ci siamo concentrati sui paesi di maggiori dimensioni, che insieme rappresentano il 78% dell’indice MSCI EM, e proponiamo veicoli totalmente passivi. Adottiamo indici FTSE, in cui il peso della singola società equivale al peso della sua capitalizzazione di mercato. Tuttavia” prosegue il manager, “benché investire in Corea del Sud significhi avere un’importante esposizione a Samsung, si riesce comunque a diversificare, poiché l’indice è composto da 64 titoli e inoltre è presente un cap. Utilizziamo infatti indici capped, che garantiscono il costante rispetto alle regole UCITS, in cui nessun titolo può rappresentare più del 30% del peso di quello specifico Paese, mentre tutti gli altri titoli devono stare sotto il 18%, caratteristiche che nel 2019, quando Samsung aveva un peso preponderante, ci ha consentito di rimanere costantemente UCITS compliant. Rispetto a un indice tradizionale, inoltre, che solitamente raggiunge l’85% della capitalizzazione, con questi indici si raggiunge il 90% della capitalizzazione dei singoli Paesi, incrementando la diversificazione”. Secondo Todeschini, l’India è un Paese interessante, “guardando anche i numeri del Fondo Monetario, è quello da cui ci si aspetta la crescita maggiore nei prossimi cinque anni. Il nostro team dedicato agli emerging market ha identificato tre trend principali che daranno solidità alla crescita: aumento significativo dei redditi fino a un raddoppio entro i prossimi 5 anni, incremento dei consumi locali, nel retail e anche nell’e-commerce grazie allo sviluppo di una classe media e, infine, un contesto geopolitico che ha cambiato la catena di fornitura globale, facendo emergere il Paese e attirando investimenti esteri, anche grazie a iniziative fiscali importanti da parte del Governo, impegnato nelle riforme interne e negli incentivi alla produzione”.