Le esportazioni dei mercati emergenti restano un indicatore chiave della crescita aziendale, con molte imprese che hanno mostrato notevole capacità di adattamento. Sullo sfondo, le catene globali del valore si stanno ristrutturando, ridefinendo l’equilibrio tra economie sviluppate ed emergenti. Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, osserva che l’andamento delle esportazioni emergenti rimane storicamente correlato alla crescita degli utili societari e che, nonostante le tariffe, le aziende di molte economie emergenti hanno dimostrato una buona capacità di adattamento. Le implicazioni macroeconomiche e inflazionistiche dei dazi restano in evoluzione, soprattutto negli Stati Uniti, dove gli investimenti legati all’intelligenza artificiale stanno sostenendo il ciclo economico. In parallelo si assiste, come detto, a una rimodulazione delle catente del valora, in particolare nel rapporto tra Washington e Pechino: questo processo è destinato a dispiegarsi nei prossimi anni e continuerà a influenzare l’equilibrio tra economie sviluppate ed emergenti. “Crediamo che il commercio internazionale debba contribuire alla crescita globale, a prescindere dai vincitori e dai vinti che si celano dietro ai dati aggregati, e l’incremento delle esportazioni nei mercati emergenti è storicamente correlato con la crescita degli utili delle aziende di queste aree”, spiega Flax.
Mercati emergenti: ritorno ai fondamentali

Kyle Glenn, immagine concessa (Unsplash)
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