Paolo Paschetta, Country Head Italia di Pictet Asset Management, illustra le ragioni chiave per cui gli investitori privati non dovrebbero trascurare le opportunità di questa asset class in ascesa.
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Continua a crescere l’interesse da parte degli investitori di tutto il mondo per i private asset. Secondo i dati di McKinsey, il loro valore complessivo attualmente è di circa 13mila miliardi di dollari. Inoltre, si tratta di un mercato che cresce più rapidamente rispetto agli asset pubblici. Infatti, secondo le stime degli analisti di Prequin entro il 2027 il segmento dei private markets dovrebbe superare i 18mila miliardi di dollari. Per la loro complessità questi strumenti di investimento alternativi sono stati tradizionalmente destinati agli investitori istituzionali. Ma negli ultimi anni si stanno aprendo a una platea più ampia abbracciando nuovi segmenti della clientela retail, grazie al trend della democratizzazione dei mercati privati. Secondo Paolo Paschetta, Equity Partner, Country Head Italia di Pictet Asset Management, ci sono almeno tre ragioni per cui i mercati privati meritano di trovare spazio nei portafogli degli investitori privati.
Accesso a un vasto bacino di opportunità
La prima è che consentono di cogliere opportunità che non sono disponibili nei mercati pubblici. “Un esempio numerico aiuta a comprendere le dimensioni del fenomeno e le potenzialità ancora inespresse di questo segmento”, afferma Paschetta. In Europa, ci sono circa 63mila piccole e medie imprese non quotate con fatturati compresi tra 30 e 300 milioni di euro; solo l’1,5% di esse riceve annualmente investimenti di private equity”, dice l’esperto. Inoltre secondo Paschetta, le aziende che fanno parte dei mercati privati sono generalmente in una fase meno matura del proprio ciclo di vita rispetto a quelle già approdate in borsa. “Si tratta di un periodo molto stimolante per le piccole e medie imprese altamente innovative, in cui le realtà di successo, avendo alle spalle la sicurezza dell’investimento privato (non soggetto alla volatilità di mercato) riescono a crescere rapidamente. Escludere dal proprio portafoglio gli asset privati significa, quindi, precludersi delle opportunità d’investimento”, dice il Country Head Italia di Pictet Asset Management.
Rendimenti poco correlati
La seconda ragione è che i mercati privati tendono a offrire rendimenti poco correlati con l’andamento di azioni e obbligazioni. Questo secondo Paschetta li rende un ingrediente adatto a ottenere una migliore diversificazione di portafoglio. “Una caratteristica preziosa, specie in una fase di mercato come quella odierna, che ha ancora aperte le ferite del 2022, quando la tradizionale correlazione inversa tra equity-bond è temporaneamente venuta meno, rendendo i portafogli più vulnerabili a fasi di mercato negative”, argomenta l’esperto.
Valore sul lungo termine
Infine, secondo Paschetta è opportuno tenere in considerazione il valore dei mercati privati su un orizzonte di lungo termine, interessante in termini di ritorni corretti per il rischio. “Negli ultimi due decenni, gli investimenti nei private assets hanno sovraperformato in modo rilevante i listini quotati: a fronte di un +13,1% ottenuto mediamente nell’anno dal private equity globale, il mercato obbligazionario globale ha consegnato un ritorno medio annuo del 3,2%; si attesta invece al 5,8% il ritorno realizzato dalle azioni globali quotate”, spiega il professionista.
Il contesto: segnali di ripresa dopo un 2023 difficile
Gli asset privati, tuttavia, non sono totalmente immuni dai trend più generali del mercato: nel corso del 2023, infatti, la maggior parte delle performance delle asset class private è stata inferiore alle medie storiche, per il secondo anno consecutivo. Gli alti tassi di interesse, ai massimi dagli anni ’80, e la scarsità di operazioni di fusione e acquisizione hanno reso l’ultimo biennio complesso per molti asset alternativi, proprio mentre i consistenti rialzi dei rendimenti obbligazionari indirizzavano i capitali verso asset class più tradizionali, come i bond. Tuttavia oggi qualche segnale incoraggiante inizia a scorgersi: “Il valore delle operazioni private a livello globale è salito del 58% nel quarto trimestre 2023 rispetto ai tre mesi precedenti”, dice Paschetta. “Anche il segmento del private equity, che da solo rappresenta circa due terzi del mercato degli asset privati ha registrato flussi in entrata incoraggianti. Non solo: con l'aumento dei costi di finanziamento e la crescente difficoltà ad accedere ai mercati pubblici, le aziende non quotate hanno visto aumentare anche gli stimoli a collaborare con i gestori del PE”, dice l’esperto.
“Entrati nel 2024 e riassorbiti alcuni eccessi, i mercati privati si proiettano quindi verso una nuova era di investimenti, focalizzata sulla crescita dei ricavi, l’espansione dei margini e la qualità, con l’obiettivo di cogliere il valore latente nelle società non quotate più innovative, destinate a guidare l'economia globale”, dice Paschetta. “Molte di queste imprese, infatti, sono ben posizionate per cavalcare forze secolari - come la digitalizzazione, la robotica, la transizione climatica e la rilocalizzazione delle catene produttive globali – e necessitano di finanziamenti per supportare i propri progetti di sviluppo. In tal senso, il contributo dei capitali privati è imprescindibile”, conclude l’esperto.