MiFID II, chi parla chiaro sui fondi

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Se da un lato è ancora troppo presto per parlare di effetti di MiFID II, dall’altro sono diversi gli elementi collegati alla normativa che possono fare la differenza nella quotidianità di molti investitori retail alle prese con la ricerca online di informazioni sui prodotti da sottoscrivere. Quanto è chiara la comunicazione da parte delle case prodotto in questo senso? Se lo è chiesto Refees, la giovane startup nata con l’obiettivo di portare maggiore trasparenza tra gli investitori e che recentemente ha lanciato Optipholio, una piattaforma dedicata a consulenti finanziari e SIM (ne avevamo parlato qui).

“Con l'avvento di MiFID II, e quindi con un maggior focus portato dal regolatore sulla trasparenza, ci sembrava mancasse un parametro di giudizio basato su questa metrica”, commenta Filippo Livorno, co-founder e CEO della società. È da qui che ha preso piede l’idea di un rating, il Refees Transparency Award, che la startup ha sviluppato sulla base di alcuni parametri. “Il nostro giudizio non si basa sulla qualità della gestione, che non è inclusa nella ricerca. Le informazioni sulle quali ci siamo soffermate sono quelle, a nostro avviso, minime che ogni casa dovrebbe offrire ai suoi clienti o potenziali tali, dalle commissioni dei prodotti agli update in merito alla view del gestore”, spiega il responsabile.

Metodologia

Gli elementi valutati per il rating hanno a che fare con la reperibilità delle informazioni online e la facilità di navigazione*, i KIID e le factsheet scaricabili, la presenza o meno di una sezione (al di fuori del KIID) che quantifichi le commissioni a carico del fondo (spese correnti, TER e non unicamente quelle di gestione), il commento del gestore online o all’interno di documenti scaricabili, il confronto tra la performance del fondo e il suo benchmark (o la presenza del delta benchmark all’interno del KIID/factsheet), le informazioni sull’allocation del fondo per aree geografiche/settori/titoli, il dettaglio delle informazioni di performance di ogni classe del fondo e per finire la disponibilità delle informazioni in italiano, almeno all’interno della factsheet o del KIID.

“A ognuno di questi fattori è stato assegnato un peso differente su base 100, a seconda di quanto riteniamo importante agli occhi di un investitore una determinata informazione (ad esempio, crediamo che il fatto di dedicare una sezione speciale alle commissioni direttamente online valga maggiormente che pubblicare le informazioni in lingua italiana e non solo in inglese)”, continua Livorno. Le informazioni vengono verificate ed aggiornate ogni 30 giorni.

Ranking

Risultato? Solo poco più del 10% delle società coinvolte nello studio ha ottenuto il massimo punteggio “ma per molte altre il passo da fare per conseguirlo è veramente piccolo”, commenta il responsabile. Ad aggiudicarsi il Refees Transparency Award sono state (in ordine alfabetico): Amundi, BlackRock, Calamos Investments, Credit Suisse, Deutsche AM, Etica SGR, Eurizon, Euromobiliare AM, Fidelity International, GAM Investments, Goldman Sachs AM, JP Morgan AM, Robeco, Schroders e Ubi Pramerica.

* voto da 1 (migliore) a 3 (peggiore). Testato da 15 investitori retail.