Secondo il report trimestrale della società prosegue la riorganizzazione del mercato dei fondi sostenibili alla luce di SFDR. Si riducono i lanci, ma la quasi totalità dei comparti (il 99%) ha effettuato la disclosure sui PAI entro settembre.
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I fondi articolo 8 e articolo 9 ai sensi del Regolamento Ue sulla disclosure in materia di sostenibilità, meglio noto come SFDR, mantengono intatta l’attenzione del mercato. Anzi, per quanto possibile, il livello è aumentato con l’entrata in vigore del secondo livello della normativa europea. Il report trimestrale di Morningstar sull’andamento di questo specifico ambito del mercato dei fondi in Europa, a fine settembre indica marcati deflussi dai fondi articolo 8, una riduzione della raccolta per i fondi ex articolo 9 e il proseguimento delle riclassificazioni dei fondi in precedenza “collocati nella ‘casella’ sbagliata” (a causa di una iniziale “genericità” normativa), con una buona quota di “upgrade”. L’analisi comprende il 97,6% dei fondi disponibili per la vendita nell’Ue.
Deflussi dagli art. 8, tengono gli art. 6
Come anticipato, proseguono i deflussi dai fondi articolo 8 (in particolare sul fronte delle strategie azionarie), e nel terzo trimestre raggiungono i 20,5 miliardi di euro (dopo aver perso 21,5 miliardi nel trimestre precedente). I riscatti degli ultimi tre mesi, si legge nel report, “hanno colpito in modo ‘sproporzionato’ i fondi articolo 8 che non si sono impegnati in investimenti sostenibili”: in questo caso la quota dei deflussi è pari a 13 miliardi (quasi il 60% del totale), “pur rappresentando solo un terzo delle attività dei fondi articolo 8”.
Per contro continua la raccolta dei fondi articolo 6 (“anche se con una dinamica meno accentuata”) e si attesta a 17,8 miliardi nei tre mesi (erano 19,8 nel trimestre precedente). Si riducono anche i flussi verso i prodotti articolo 9, che registrano una raccolta di 1,4 miliardi, rispetto ai 3,7 miliardi di euro del secondo trimestre: “si tratta del livello più basso di sottoscrizioni per i fondi ex articolo 9 dall'introduzione dell'SFDR nel marzo 2021”, scrive Morningstar.
Quota di mercato
Si erode dell’1,3% anche la quota di asset in gestione nei fondi articolo 8 e articolo 9 nel trimestre. Il motivo, spiegano gli analisti, è da ricercare nella svalutazione del mercato e, in minor misura, nei riscatti dai fondi art. 8. Nello stesso periodo calano del 3,3% anche gli asset dei fondi ex articolo 6. In generale, gli asset gestiti in prodotti articolo 8 e articolo 9 hanno sfondato quota 5 mila miliardi già lo scorso giugno (a 5.100 miliardi).
Nonostante i continui riscatti, i fondi ex articolo 8 hanno mantenuto la loro quota di mercato a circa il 53% a fine settembre. Il patrimonio dei fondi ex articolo 9 è diminuito di quasi il 4%, passando a 301 miliardi di euro dai 313 miliardi dello scorso trimestre. Tuttavia, la quota dei prodotti a norma dell'articolo 9 è rimasta al 3,4%, con una variazione minima rispetto al trimestre precedente. Se invece si guarda al numero di fondi la quota di mercato combinata dei prodotti a norma dell'articolo 8 e dell'articolo 9 è leggermente diminuita al 44,7% rispetto al 45,5% del trimestre precedente, sebbene il numero di fondi a norma dell'articolo 9 sia aumentato a 1.003 da 947 tre mesi prima (il 3,7%). Nel frattempo, la categoria dell'articolo 8 è cresciuta costantemente fino a raggiungere i 10.988 fondi alla fine di settembre, occupando il 41% della quota di mercato.
Lanci di nuovi fondi
Mornigstar indica anche in 126 i nuovi prodotti lanciati sul mercato nel terzo trimestre, con un calo del 31% rispetto al periodo aprile-giugno. Tuttavia, spiegano gli analisti, tale conteggio può essere rivisto nei futuri report. Tra i motivi di questo calo, il sentiment generale del mercato (con un “contesto macro che pesa sui mercati azionari e obbligazionari”), ma anche le accuse di greenwashing e il contesto normativo in continua evoluzione. A questo proposito gli esperti citano la consultazione lanciata lo scorso 14 settembre (si concluderà il 15 dicembre 2023) con le proposte di revisione di SFDR.
Le riclassificazioni
Un punto ancora all’ordine del giorno riguarda la riclassificazione dei fondi che, a quanto emerge dai dati, nel terzo trimestre hanno ripreso a crescere. Sono ben 279 i fondi che hanno modificato il loro status SFDR, tra cui 250 “upgrade” (erano 200 nel trimestre precedente). I gestori patrimoniali, spiegano da Morningstar, attualizzano i fondi “migliorando i processi di integrazione ESG, aggiungendo criteri ESG vincolanti (compresi gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2) o, in alcuni casi, cambiando completamente il mandato della strategia”.
Le maggiori riclassificazioni riguardano i prodotti passati dall’articolo 6 all’articolo 8 (ben 232), mentre si contano tre articolo 9 passati ad articolo 6 e 15 fondi articolo 8 che acquisiscono l’articolo 9. Il processo inverso (da art. 9 ad art. 8) ha riguardato invece 11 fondi, e altri 18 sono passati dal’art. 8 all’art. 6.
L’ingresso in campo dei PAI
Come noto, uno degli elementi centrali del secondo livello di SFDR ha riguardato l’introduzione dei Principal advers impact (PAI) nella disclosure dei fondi sostenibili (art. 7 SFDR), con l’introduzione de concetto di “doppia materialità”. Sono 64 i PAI indicati per la documentazione precontrattuale, di questi 14 obbligatori (secondo il principio “comply or explain”). Secondo il report, la quasi totalità (99% per entrambi) dell'universo articolo 8 e articolo 9 ha compilato il campo relativo alla indicazione dei PAI entro settembre 2023. E tra questi, la stragrande maggioranza ha dichiarato di prendere in considerazione i PAI (89% per i fondi ex articolo 8 e 98% per i fondi ex articolo 9).
Nel dettaglio oltre il 50% dei fondi art. 8 considera almeno sette di 14 PAI obbligatori, mentre il 55% dei fondi articolo 9 ne considera almeno undici. Tuttavia, meno del 10% dei fondi ex articolo 9 considera tutti e 14 i PAI. Questo dato può sorprendere, dato che i prodotti ex articolo 9 dovrebbero detenere solo investimenti sostenibili, per i quali si applica il requisito "do not significantly harm” (DNSH). Questo, tuttavia, può essere spiegato dalle diverse interpretazioni che i gestori patrimoniali danno della definizione di "investimento sostenibile" e dai diversi criteri che utilizzano per valutare il "danno significativo" a un obiettivo di sostenibilità. Mentre alcuni gestori prendono effettivamente in considerazione tutti i PAI per i loro fondi ex articolo 9, altri hanno adottato un approccio selettivo e considerano solo gli indicatori più rilevanti per le proprie strategie, concludono gli analisti.