Che siano prudenti o aggressivi, sono i fondi che hanno raccolto di più nel 2015. e per molti esperti anche nel 2016 quest'asset class resterà la favorita degli investitori.
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Sono i campioni di raccolta del 2015. E il loro tasso di crescita continua a dimostrarlo: secondo le statistiche di Strategic Insights, nel 2012 il multi asset rappresentava il 5% dei flussi netti di investimento a livello globale, mentre nel 2015 questa quota di mercato è pari al 35%. In tempi di volatilità e bassi rendimenti, i fondi che usano questo stile di gestione, un po' come i prodotti bilanciati o i total return, sono per molti gestori la risposta più indicata in termini di rapporto rischio/rendimento: permettono all’investitore di avere un’esposizione globale e su diverse tipologie di investimento - da quelle tradizionali come equity e bond, a quelle alternative come real estate e commodity - con la caratteristica primaria della diversificazione.
È pur vero che negli ultimi mesi del 2015 sono comparsi alcuni segnali di nervosismo nei confronti di quest'asset class. Secondo l'ultimo Morningstar Asset Flow Report, che fotografa la situazione dell’industria del Vecchio continente a fine gennaio, gli investitori hanno cercato valore e sicurezza nelle strategie alternative (+3,7 miliardi), come gli hedge fund o i commodities. Per contro, i deflussi hanno colpito perfino i bilanciati (-4,4 miliardi).
Eppure per alcuni gestori il multi asset resterà l'asset class preferita, anche nel 2016. Ad esempio per Paolo Federici, global head of product di Fidelity International, nonostante il balletto delle Borse i fondi multi asset sono ancora una buona soluzione. "Il contesto macroeconomico risulta complessivamente ancora favorevole ai mercati azionari", spiega. "In generale consigliamo dunque di strutturare i portafogli all’insegna della diversificazione, sia tra asset class (includendo anche soluzioni multi asset flessibili) che tra geografie, dando preferenza alle soluzioni gestite attivamente in modo da ottenere una esposizione alle migliori opportunità evitando al contempo titoli, aree o settori meno desiderabili”.
Volatilità da sfruttare
A spiegare meglio la visione che al momento hanno i gestori di questa tipologia di asset class, nel convegno organizzato da Funds People insieme a Allfunds Bank, è Andrea Orsi, deputy country head of Italy di M&G Investments: "Crediamo che la volatilità che ha recentemente dominato i mercati, offrendo opportunità e rischi, sia di aiuto e di fondamentale importanza per generare rendimenti futuri, a condizione che il rischio assunto venga sufficientemente ripagato", chiarisce l'esperto. Che poi afferma come "la strategia migliore non si basa a priori su ipotesi relative alla volatilità ma prevede un approccio diversificato e flessibile che possa rispondere ai movimenti di mercato a prescindere da un portafoglio 'prudente' o 'aggressivo'". Se insomma "il futuro ci riserverà volatilità", come sostiene Nick Peters, gestore dei FF Global Multi Asset Tactical Moderate Fund e FF Global Multi Asset Tactical Defensive Fund, "ma offrirà anche più opportunità da sfruttare", diversificare resta il grande mantra su cui gli esperti, come Ewout van Schaick, capo delle strategie multi asset di NN Investment Partners, puntano tutte le fiches. "Spesso l’asset class che ha reso di più un anno si ritrova in coda alla classifica con il rendimento peggiore l’anno successivo e viceversa.
Da qui immediata l’importanza di poter contare su una strategia multi asset flessibile che permetta non solo di spostarsi da un'asset class all’altra ma consenta di escludere dall’allocazione di portafoglio le asset class sulle quali non c’è un giudizio positivo. L’asset allocation deve essere il risultato di una scelta e non la conseguenza di un obbligo. Inoltre in periodi di forte volatilità i valori di correlazione tra le diverse asset class tendono a 1. Tutte le asset class si muovono all’unisono. L’unica vera decorrelazione in questi casi è tra il cash e il resto dell’universo investibile. E questa assunzione è proprio alla base della nostra strategia First Class Multi Asset", conclude il gestore.
A prova di correzione
I portafogli Global Multi Asset Tactical di Fidelity, invece, usano un duplice approccio per raggiungere gli obiettivi di rendimento, come spiega Nick Peters: "Da una parte l'esposizione ai mercati, flessibile e diversificata, selezionando fra azioni, obbligazioni, materie prime, immobili e liquidità. Dall'altra sono molto importanti le strategie total return, che sono beta neutrali e che includono strategie 'long/short' con risultante zero che proteggono il portafoglio in tempi di volatilità dei mercati. Durante il periodo di forte ribasso che ha colpito i mercati nell'estate 2015, questa parte del portafoglio ha registrato un andamento quasi stazionario, senza subire gli effetti della generale ondata di vendite sui mercati".
Vendite che invece sono state valutate attentamente dai gestori multi asset di M&G Investments. "Abbiamo acquistato asset 'rischiosi’ come le azioni perché la volatilità ha causato un calo del loro prezzo", dice Andrea Orsi. "Crediamo che questi asset siano meno rischiosi perché le loro prospettive di rendimento sono migliorate. Tuttavia, non si tratta solo di acquisto “a buon mercato”; potrebbero infatti essere attualmente economiche per buone ragioni. Per questo motivo, guardiamo in primo luogo i fondamentali economici alla base dell’asset il cui prezzo si è sposato drasticamente per verificare se il movimento di prezzo è giustificato o se gli investitori hanno avuto una reazione esagerata guidata dalla paura o dall’avidità". "Nella recente fase di volatilità dei mercati, gli investitori si sono rivelati troppo timorosi circa i reali rischi fondamentali in Cina e negli altri Paesi emergenti e il possibile impatto sulla crescita a livello globale" continua infatti il country head dell'Italia. "Ci sono comunque molte evidenze per affermare che la maggior parte dei Paesi sviluppati è in buono stato in termini di fondamentali economici. Di conseguenza, crediamo che i prezzi in discesa nei mercati azionari dei Paesi sviluppati non trovino giustificazione alcuna, ed è proprio in queste aree (Stati Uniti, Europa e Giappone) che abbiamo deciso di acquistare, piuttosto che in aree come la Cina, dove crediamo che ci siano rischi reali. Questo ci ha permesso di partecipare in modo più significativo al rimbalzo di metà febbraio".