Da 239 a 49 miliardi. In un solo anno (dal 2015 al 2016) i fondi multiasset hanno perso qualcosa come 190 miliardi di sottoscrizioni. A dirlo, già lo scorso marzo, sono i dati pubblicati da Efama, relativi al mercato europeo retail e istituzionale: nel 2015 i fondi multiasset hanno rappresentato circa il 40% della raccolta netta. Nel 2016 tale quota è scesa al 18% e questi prodotti, dopo un costante aumento registrato negli ultimi tre anni, l’anno scorso hanno subito un forte calo di flussi. Anche i primi mesi del 2017 confermano il trend in atto, con raffreddamento dell’interesse verso questa categoria. Cosa sta accadendo dunque ai fondi che fino a poco tempo fa erano considerati il fiore all'occhiello nell’industria del risparmio gestito?
“In generale la crescita della raccolta dei fondi di asset allocation negli anni passati è stata alimentata principalmente dalla clientela retail che, in contesti di mercato caratterizzati da tassi bassi e andamento altalenante delle asset class rischiose, ha preferito dare ampia delega nella gestione dei propri risparmi”, spiega a Funds People Massimo Mazzini, responsabile marketing e sviluppo commerciale di Eurizon. “Dal lato dell’offerta, i gestori sono stati spinti a cercare fonti alternative di rendimento e stili gestionali in grado di generare rendimenti positivi. Gli investitori istituzionali mostrano meno entusiasmo nell’acquisto di prodotti multiasset poiché tendenzialmente individuano nell’asset allocation strategica il maggior driver di performance e utilizzano forme di investimento rappresentative di asset class uniche (logica a mattoncini) nella replica di strategie core, mentre i fondi multiasset sono acquistati per i contenuti di generazione di alpha in ottica satellite. Vediamo comunque un crescente interesse anche dalla clientela istituzionale in questi prodotti”.
Italia, un mercato a parte
Se il rallentamento della raccolta dei fondi multiasset in Europa si inserisce tuttavia in una crescita positiva di oltre il 10% all’anno negli ultimi 5 anni, un capitolo a parte va scritto per l’Italia. Secondo i dati pubblicati da Assogestioni, la raccolta dei fondi multiasset evidenzia dinamiche differenti rispetto all’Europa. Nel corso degli ultimi anni il peso dei flessibili, come emerge nel quaderno di Assogestioni sui Sottoscrittori di fondi comuni Italiani, è cresciuto costantemente dal 18% del 2010 al 36% del 2016. Il primo trimestre del 2017 ha mostrato un rallentamento nell’interesse degli italiani verso prodotti multiasset: in ogni caso i fondi flessibili hanno rappresentato il 24% della raccolta complessiva. “Un ruolo determinante che spiega le dinamiche della raccolta in Italia è stato svolto dall’impulso dei fund manager nella creazione di nuovi strumenti multiasset più vicini alle esigenze dei risparmiatori. In questo periodo l’offerta di prodotti multiasset si è trasformata. Se una decina di anni fa il prodotto multiasset era generalmente a benchmark a oggi le soluzioni di ultima generazione sono tendenzialmente caratterizzate da una politica di investimento flessibile per cogliere meglio l’evoluzione dei mercati. Inoltre i fondi flessibili hanno la possibilità di massimizzare la diversificazione di portafoglio utilizzando più asset class selezionate e allocate in modo professionale oltre che dinamico”, afferma l’esperto di Eurizon.
Per Mazzini infatti, l’evoluzione dell’offerta multiasset da prodotti a benchmark a flessibili è inoltre in parte spiegata dall’evoluzione nella correlazione tra equity e bond. Negli ultimi dieci anni la correlazione ha mostrato un incremento della variabilità rendendo vulnerabile l’impostazione dei prodotti bilanciati tradizionali agganciati strategicamente a benchmark. “Ben diverso invece il comportamento dei flessibili in grado di disallinearsi velocemente da un asset mix specifico e di mettere il gestore nella condizione di controllare evoluzioni repentine della correlazione. L’industria nel suo complesso ne ha preso atto e ha reagito creando prodotti più diversificati, più dinamici e svincolati da un benchmark strategico”.
Da non dimenticare infine che in Italia “uno dei motori di innovazione sul fronte delle soluzioni multiasset per la clientela retail è stato fornito dall’apertura normativa nell’istituzione di fondi a scadenza caratterizzati da un periodo di sottoscrizione e un orizzonte di investimento predefinito. Questa tipologia d’offerta ha fornito un aiuto per i sottoscrittori nel mantenimento dell’orizzonte temporale suggerito evitando quindi i comportamenti subottimali in sottoscrizione e rimborso. Le performance money weighted dei fondi tradizionali sono spesso peggiori delle performance time weighted. Le prime infatti risentono di scelte dettate dall’emotività degli investitori che tendono a disinvestire dopo periodi di rendimento negativo e a investire dopo periodi di rendimenti positivi. Inoltre la differenziazione delle emissioni per finestra ha consentito di personalizzare lo stile gestionale in funzione della performance generata e di ottimizzare il rendimento al termine del periodo di investimento”, dice il responsabile sviluppo commerciale della società di gestione.
I multiasset per Eurizon Capital
Anche le dinamiche di raccolta di Eurizon evidenziano che la clientela retail continua a premiare soluzioni di prodotto in cui il gestore ha la possibilità di investire in diverse asset class nel rispetto di un budget di rischio predefinito. Al momento la SGR ha circa 60 miliardi di euro di masse in gestione in fondi con approccio multiasset. “Questo dimostra una crescente maturità da parte dei distributori, in grado di valorizzare l’importanza della flessibilità attribuita a un gestore professionale per migliorare il profilo rischio-rendimento grazie anche alla diversificazione, e del cliente finale nell’individuazione del prodotto che risponde meglio alle proprie esigenze”, ribadisce Massimo Mazzini. Uno dei punti di forza di un fondo multiasset flessibile consiste nell’essere presenti con il giusto timing nelle classi d’investimento che hanno l’aspettativa di performance migliore per ottenere i migliori risultati di lungo termine. “Eurizon ha valorizzato ulteriormente i fondi flessibili implementando alcune novità quali la distribuzione di importi predefiniti, la protezione e l’ingresso graduale nei mercati per avvicinare l’offerta di prodotto ai bisogni dei clienti”. Nel corso degli ultimi anni poi, Eurizon ha rafforzato anche le competenze e ha iniziato a sviluppare soluzioni multiasset destinate anche alla clientela istituzionale combinando opportunamente le best expertise dei propri desk, quantitativi e discrezionali”.
Qual è dunque il futuro dei fondi multiasset? Secondo Mazzini, in un contesto economico di crescita debole che si prevede resti moderata, mercati azionari che hanno già performato molto bene e tassi dei titoli governativi bassi, questi prodotti rimangono ancora oggi la soluzione ideale per la clientela retail, almeno per tre ragioni: “Diversificazione di portafoglio, accesso ad asset class non utilizzabili direttamente, flessibilità nella gestione di portafoglio”, sintetizza l’esperto.