L’analisi del gestore del Jupiter Merian Global Equity Absolute Return Fund, con rating FundsPeople 2024, spiega il funzionamento della strategia e le opportunità alla luce di una gestione attiva.
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Un approccio incentrato più sui dati che sulle previsioni macroeconomiche. “Siamo investitori sistematici. Programmiamo dei processi che servono per la selezione dei titoli”, spiega James Murray del team di gestione del Jupiter Merian Global Equity Absolute Return Fund. Per questa ragione, “non facciamo previsioni macro. Non cerchiamo di prevedere elementi come i tassi di interesse o l’inflazione e il motivo è che la relazione che questi due fattori hanno stabilito empiricamente con i mercati è eccezionalmente debole. I mercati azionari si muovono più velocemente dei dati macro. Questa è la conclusione alla quale siamo arrivati più volte analizzando i singoli dati”, ammette il professionista raggiunto a Milano da FundsPeople.
Il processo di selezione
La strategia segue 3 step. Il primo passo si incentra su un criterio di selezione dei titoli, in cui vengono valutati circa 7500 titoli ogni giorno in base a cinque fattori chiave. Il secondo step è chiamato dynamic timing. Si tratta di una caratteristica della nostra strategia sin dal 2009 e di cui molti altri gestori sistematici non fanno uso, dice il gestore del fondo con rating FundsPeople. “In sostanza, decidiamo se preferiamo il valore, la crescita, la qualità, il momentum o qualsiasi altro fattore in base al contesto di mercato. Da qui si passa all’ultimo step in cui si fa una previsione del rendimento futuro per ogni titolo e per ogni giorno. L’esito di questo processo contribuisce alla costruzione e l'ottimizzazione del portafoglio, da cui decidiamo i titoli che vogliamo detenere”.
Nel nostro processo di investimento, uno degli obiettivi principali è cercare di capire in quale contesto di mercato ci troviamo, infatti utilizzano due metriche per fare ciò ovvero osservare il sentiment di mercato e contesto di rischio. “Siamo in un ambiente ad alto rischio e pessimista da molto tempo. Stiamo iniziando a vedere il rischio ridursi e ci siamo già posizionati per questo, assistendo a una moderazione dell'ambiente di rischio, che passa da un rischio elevato a un rischio medio. E vediamo anche il sentiment passare con cautela da pessimista a neutrale”. Da queste considerazioni, l’esperto racconta di aver aumentato la allocazione al value, “che ha registrato un'ottima performance nella seconda metà dello scorso anno”. Poi, a novembre e dicembre “abbiamo iniziato a ridurre l’esposizione verso i titoli value a fare di quelli diqualità. E finora è possibile constatare come sia stata un'ottima decisione presa dal modello”.
Un altro elemento importante sono i fondamentali delle società. Al momento, a detta dell’esperto, permane un alto grado di incertezza e di cambiamento e questo “rappresenta un rischio, tanto che nessuno sa quale sarà la situazione economica tra 12 o 18 mesi. E non si tratta di una situazione in cui gli investitori sono abituati a trovarsi, soprattutto con questi tassi eccezionalmente elevati”.
La strategia
Il team di gestione è responsabile di 15 fondi di investimento arrivando così a gestire poco più di 10 miliardi di dollari. “Il fondo principale che gestiamo è quello azionario market neutral che è il più differenziato e ha un track record di 15 anni, il più lungo del settore. L'aspetto fondamentale di questo fondo, in particolare, è che è neutrale rispetto al mercato”, spiega.
Come noto, nel corso del 2022 i mercati azionari sono scesi così come quelli obbligazionari e la consapevolezza di dover lavorare duramente per la diversificazione e di dover costruire un portafoglio che sia resistente in queste situazioni è tornata a farsi sentire. “Abbiamo quindi assistito a un'enorme richiesta in tal senso. E questo è un aspetto che ci differenzia: il fatto che siamo in grado di generare un alpha positiva in un fondo market neutral è davvero molto raro. E ci siamo riusciti nell'arco di 15 anni”, ribadisce il gestore.
Settori e geografia
Per quanto riguarda un’ottica geografica per gli investimenti, “uno dei nostri presupposti è che il mercato azionario di un Paese non corrisponde necessariamente all'economia del Paese stesso. Ci sono società sudafricane quotate nel Regno Unito, alcune cinesi quotate in Nord America e per questo motivo non adottiamo grandi allocazioni per Paese. Mentre se guardiamo all’esposizione settoriale, di sicuro c’è stata una preferenza per i titoli tecnologici che abbiamo gradualmente ridotto nel corso del 2023. “Negli ultimi 18 mesi abbiamo ruotato tra software e semiconduttori. Il primo è la parte della tecnologia, più difensiva e che apporta liquidità, mentre i semiconduttori sono la parte più prociclica”, spiega. Questa nostra esposizione netta è strettamente legata ai fondamentali delle società dunque anche alla pubblicazione degli utili. “Si assiste a una maggiore dispersione in questo spazio. E quindi si tratta meno di un mero posizionamento netto nel settore e molto più di essere selettivi all'interno dello spazio azionario. Ma vediamo che i rendimenti della dispersione sono piuttosto elevati e questo ci dà ottimismo per il futuro”, commenta.
Miglioramenti al modello
Se si parla di cambiamenti per la strategia è possibile constatare come quelli più importanti siano stati apportati al modello stesso. “Stiamo continuando a sviluppare e migliorare il nostro impegno nella ricerca. Ci avvaliamo di una serie di accademici che ci aiutano in questo senso. Si tratta di un lavoro continuo e constante ma il cambiamento più importante per noi è stata la consapevolezza che non sono solo i fattori fondamentali a essere importanti per incorporare fonti di dati in grado di catturare i cambiamenti in rapida evoluzione e basati sul sentiment”, dice. Infatti, grazie ai miglioramenti apportati dal 2019 a oggi il modello resulta essere più bilanciato e ben posizionato, a detta dell’esperto di Jupiter.