Maria Musiela, investment specialist equities dell'asset manager, spiega il processo di investimento ESG risk-based della società gestito secondo quattro livelli. Vediamo quali sono.
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La consapevolezza del rischio ESG sta diventando una componente sempre più importante del processo di gestione dei rischi di diversi asset manager. C’è chi fa di queste strategie dei principali punti di forza della propria offerta sul mercato, come Unigestion, che le incorpora a 360° per far fronte alle esigenze della clientela con requisiti più specifici, offrendo strategie SRI che incorporano quindi dei filtri etici. Lo sa bene Maria Musiela, investment specialist equities dell’asset manager: “L'investimento socialmente responsabile (SRI) mira a generare rendimenti per gli investitori, mentre assume una sostenibilità e un impatto etico dell'attività di investimento in considerazione. L'SRI sta diventando sempre più un punto focale per gli investitori a lungo termine, con una crescente attenzione sulla gestione dei rischi ambientali, sociali e di corporate governance (ESG)”.
Unigestion gestisce portafogli azionari con controllo del rischio dal 1997, e strategie SRI sempre volte alla gestione del rischio dal 2004. In questo senso, il risk management è quindi alla base della filosofia di investimento della società, ed è racchiuso nel DNA di tutte le strategie azionarie rientranti nella sua offerta. “In realtà, consideriamo il risk management come un mezzo per ottenere sovraperformance, e riteniamo che l'inclusione dei criteri di governance ambientale, sociale e aziendale possano costituire parte integrante di questo approccio globale e olistico di gestione del rischio”, sostiene la manager.
Quattro passi ESG
I fattori ESG possono rappresentare sfide significative per le aziende, nonché una notevole minaccia per la stabilità a lungo termine di un investimento e la sua capacità nel performare secondo le aspettative. Ma questi rischi, a detta di Musiela, non sono sempre riconosciuti dalla maggior parte degli attori del mercato. “Il nostro approccio attivo basato sul rischio mira a identificare quelle società in cui i fattori di rischio, compresi i rischi ESG, non siano prezzati nella valutazione corrente, in modo che questi possano essere esclusi dai nostri portafogli azionari”, spiega.
All’interno del processo di investimento di Ungestion, le problematiche ESG sono gestite secondo un certo numero di livelli:
a) Filtraggio del rischio specifico: durante la fase iniziale del processo viene sistematicamente filtrato l'universo investibile in modo da rimuovere dai portafogli azionari a gestione del rischio quei titoli con specifiche esposizioni, che includono:
- Rischi ESG: filtro che elimina le azioni con specifiche esposizioni ESG, come ad esempio questioni ambientali o di governo societario, trattamento della forza lavoro, problemi legali, fusioni e acquisizioni oppure frodi. “Queste rappresentano tutte problematiche che crediamo possano influenzare il futuro profilo di rischio di un titolo”, afferma l’esperta.
- Esposizione controversa alle armi: si escludono le azioni con esposizione diretta alle armi, tra cui bombe, mine antiuomo, uranio impoverito, così come armi chimiche e biologiche.
- Eccessiva intensità di carbonio: “crediamo che le aziende che emettono alti livelli di carbonio siano più esposte a rischi di valutazione al ribasso, dati i potenziali cambiamenti normativi e maggiore attenzione da parte degli investitori; pertanto, filtriamo azioni con eccessive impronte di carbonio”.
- SRI/filtri etici: “possiamo anche incorporare azioni, attività o settori in linea con gli specifici criteri SRI dei nostri clienti”.
b) Valorizzazione qualitativa del portafoglio: i filtri sistematici sono integrati da una ricerca qualitativa interna da parte del team di analisti fondamentali dell’asset manager. “Utilizziamo anche la ricerca ESG fornita da Vigeo Eiris e dati specifici sul rischio climatico forniti da Trucost. Questo secondo livello ci consente di performare attraverso valutazioni bottom-up delle società prima che queste entrino nei nostri portafogli e consolidino le nostre posizioni azionarie su base continuativa”, afferma la manager.
c) Iniziative di proprietà attiva: in qualità di azionista di maggioranza, la pratica di Unigestion è quella di impegnarsi attivamente con le aziende partecipate su una varietà di argomenti, tra cui quelli legati al management, al routine business, inerenti a riorganizzazioni e fusioni, legati alla salute e all’ambiente, nonché a problematiche di corporate governance. “Riteniamo che sia nostra responsabilità esprimere le nostre opinioni/preoccupazioni quando queste debbano essere necessariamentre affrontate. Anche le nostre attività di coinvolgimento sono completamente allineate con le nostre priorità di voto, in quanto entrambe sono guidate dalle linee guida dell'Institutional Shareholder Services (ISS) sul ‘proxy voting’ di sostenibilità internazionale:
Fonte: Unigestion.
d) Monitoraggio delle impronte di carbonio: le analisi e il reporting dei fattori ESG del portafoglio, e in particolare il monitoraggio del rischio climatico, costituiscono la parte finale del processo. “Esaminiamo e monitoriamo regolarmente le impronte di carbonio dei nostri portafogli per aiutarci a valutare meglio la loro esposizione al rischio climatico. Inoltre, abbiamo firmato il Montreal Carbon Pledge, impegnandoci a misurare e riportare pubblicamente l'impronta di carbonio dei nostri fondi azionari su base annuale. I report sull’impronta di carbonio sono anche parte dei nostri rapporti periodici ai clienti. Siamo quindi lieti di fornire un elevato livello di trasparenza per aiutare clienti e investitori a capire, quantificare e gestire gli impatti, i rischi e le opportunità legate ai cambiamenti climatici”, conclude Musiela.