Net zero: meno del 60% delle aziende è sulla buona strada per raggiungere l'obiettivo entro il 2050

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Pascal Meier (Unsplash)

La terza edizione dell'ESG Analyst Survey di Fidelity International rivela una cruda verità: rimane un grande divario tra le azioni necessarie per raggiungere le emissioni nette zero e ciò che il mondo delle imprese sta attualmente facendo. L'ESG Analyst Survey 2023 del gestore di fondi ha esaminato le opinioni dei suoi analisti in tutto il mondo, che sintetizzano le informazioni provenienti da circa 15.000 interazioni con le aziende, per identificare le principali tendenze ESG nel panorama aziendale.

Secondo l'indagine, meno del 60% delle aziende è attualmente in grado di ridurre le proprie emissioni di carbonio a zero entro il 2050 e solo una su quattro riuscirà a raggiungere l'obiettivo più ambizioso del 2030.

Sebbene siano stati compiuti buoni progressi, a giudicare dal 69% delle aziende europee che stanno già impegnando i fondi necessari per raggiungere questi obiettivi entro il 2050, gli sforzi devono ancora essere accelerati. Tuttavia, permangono ostacoli significativi, come la mancanza di tecnologia, il divario tra obiettivi e azioni e l'ammontare dei finanziamenti attualmente stanziati per la riduzione delle emissioni di carbonio, che è inferiore a quello necessario.

Per molte aziende, il net zero entro il 2030 sembra irrealistico

La regolamentazione guiderà il cambiamento reale negli ESG

Uno dei risultati più significativi dell'indagine ESG di quest'anno è l'efficacia della regolamentazione nel modificare il comportamento aziendale. Gli investitori, i consumatori, i dipendenti e i competitors hanno tutti un ruolo da svolgere nel modificare le pratiche, ma sembra che i cambiamenti normativi siano il fattore che con più probabilità costringerà le aziende a migliorare. Oltre il 60% degli analisti della società ha dichiarato che la regolamentazione è uno dei tre catalizzatori più importanti per il cambiamento delle pratiche sociali, ambientali e di corporate governance.

Gli analisti ritengono inoltre che il dialogo tra gli investitori e le azioni degli shareholder siano tra i modi più efficaci per incoraggiare i cambiamenti nella corporate governance, e circa la metà indica il dialogo come uno dei tre modi più importanti per migliorare le pratiche ambientali e sociali.

Il caso della Cina

La Cina sembra trovarsi in una fase precedente e più ottimistica del suo percorso. I fattori ESG si sono insinuati nella lista delle priorità dei team di gestione cinesi già da qualche tempo, anche se da livelli bassi, ma la loro adozione è diventata più urgente dal 2020, quando il presidente Xi Jinping ha promesso che le emissioni di CO2 del Paese avrebbero raggiunto il picco entro il 2030 e la neutralità entro il 2060.

"Stanno facendo buoni progressi, ma l'indagine rivela che le aziende cinesi hanno ancora molta strada da fare per recuperare, e in fretta, se vogliono essere in linea con gli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni del governo. I nostri analisti di settore focalizzati sulle aziende cinesi affermano che solo circa un quarto delle aziende da loro trattate ha un obiettivo di emissioni nette zero, rispetto a una media globale di poco più della metà delle aziende trattate", spiegano da Fidelity International.