Next Generation EU dal punto di vista degli investitori istituzionali

Rod Long, Unsplash
Rod Long, Unsplash

Le risorse europee in arrivo nel nostro Paese, tra cui quelle previste dal Next Generation EU, sono un’opportunità unica di ricostruzione a seguito delle pesanti ripercussioni economiche e sociali causate dalla pandemia di COVID- 19. “Tuttavia, affinché non vadano sprecate, devono essere investite in progetti ben strutturati, adeguati ai contesti territoriali e sostenibili”, spiega Alberto Brambilla,  presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. “Il Next Generation EU è allora un programma che investe di grande responsabilità non solo i decisori politici, ma anche tutti gli attori che saranno chiamati a sfruttarne al meglio le potenzialità. Da un lato, perché si tratta, in parte, di ulteriore debito che ricadrà sulle generazioni più giovani e, dall’altro, perché si potrà dare un futuro all’Europa solo attraverso una visione di medio-lungo termine”. 

Secondo Francesco Profumo, presidente di Acri e Compagnia di San Paolo bisogna concentraci sulla modalità di messa a terra degli interventi. Ci sono tre temi cruciali:

  1. Velocità di esecuzione. “La crisi sanitaria ha creato anche una crisi economica che presto diventerà sociale se non si fa qualcosa”;
  2. Precisa valutazione dei progetti. “È importante responsabilizzare tutti gli attori coinvolti”;
  3. Approccio partecipativo. “Bisogna coinvolgere tutti gli attori secondo i principi di sussidiarietà e cooperazione”.

Dal punto di vista dell’investitore istituzionale

Nel corso dell’anno gli investitori isituzionali hanno visto un aumento delle incertezze. “Vedo ancora molti ostacoli sulla crescita sebbene Banche centrali e governi abbiano già fatto molto”, spiega Luigi Amore, direttore generale Fondazione Cariparma.  Carla Patrizia Ferrari, chief financial officer di Compagnia di San Paolo ricorda l’importanza di un portafoglio diversificato: “Abbiamo investito su tutti i mercati internazionali, ma anche sul nostro territorio soprattutto sul settore tecnologico”.

Fondazione Cariverona, nel corso della pandemia non ha cambiato il metodo di gestione dei portafogli. “Penso che un buon metodo di gestione deva riuscire ad affrontare qualsiasi fase di mercato”, spiega Matteo Franchetto, responsabile Attività Patrimoniali e Finanziarie della Fondazione. “Inoltre, nei prossimi anni vogliamo aumentare, in modo graduale, gli investimenti sui mercati privati fino ad arrivare ad un 20% sul totale”.

I fondi Next Generation EU porta le Fondazioni a fare delle riflessioni di carattere strategico: “Dal punto di vista finanziario, non solo perché i rendimenti sono pari a 0, gli investitori dovrebbero cercare di investire in economia reale con obiettivi di medio lungo periodo”, spiega Carmine Grimaldi, gestione patrimonio finanziario di Fondazione CR Firenze.

Francesco Lorenzetti, chief financial officer di Fondazione Cariplo conclude ricordando che non ci dovrebbero essere investimenti solo in tecnologia e infrastrutture ma anche sanità, istruzione e PMI. “Ci troviamo in condizioni di mercato molto delicate in cui mi aspetto un graduale aumento della volatilità nei prossimi mesi”.