L’entrata in vigore il 10 marzo 2021 della Sustainable Finance Disclosure Regulation ha dato il via ad una regolamentazione più dettagliata per la finanza sostenibile, che cerca di chiarire gli obblighi di informativa ESG in capo ai partecipanti ai mercati finanziari, imponendo maggiore trasparenza sui processi di investimento. Tuttavia l’attuazione del Regolamento SFDR presenta ancora molte lacune poiché non sono stati ancora emanati standard tecnici di regolamentazione (RTS) che possano limitare gli spazi di discrezionalità degli operatori, lasciando all’industria ancora numerose zone d’ombra. Se la definizione dei prodotti articolo 9 è abbastanza chiara, in cui rientrano i fondi con obiettivi di investimento sostenibili ben definiti, quella dell’articolo 8, parlando di promozione delle caratteristiche ESG, è più vaga, dando la possibilità agli asset manager e ai selettori di usare criteri di classificazione diversi. Come impatta questa maggiore libertà nella costruzione dei portafogli? Ne discutiamo nell’ultima parte della tavola rotonda sull’impatto del cambiamento climatico nei portafogli.
Normativa sulla sostenibilità ancora troppo confusionaria: le conseguenze per i portafogli

In questi mesi abbiamo assistito ad una vera e propria corsa agli articoli 8 e 9, ma come riuscire a comparare prodotti che hanno usato criteri di classificazione differenti? Questo interessa soprattutto i prodotti articolo 8, a cui viene lasciato maggior spazio di manovra. “Ci troviamo di fronte a problemi di consolidamento della reportistica e disomogeneità delle informazioni”, sottolinea Daniele Fontanili, head of Generali Multi Manager Solutions, Generali Asset & Wealth Management. “Il ruolo del fund selector è diventato più complesso, perché ciascun gestore usa metriche ESG differenti, quindi siamo noi a dover creare una certa omogeneità di processo prima di selezionarli”, prosegue.
1/4L’urgenza di agire concretamente sugli aspetti ambientali, sociali e di governance da parte di governi e istituzioni e di indirizzare efficacemente i capitali verso aziende ad impatto positivo, ha reso necessario questo proliferarsi repentino di normative ad hoc per la finanza sostenibile. Il risultato è un insieme di regolamenti ancora in evoluzione, che segnano, però, un passaggio importante verso una maggiore chiarezza e trasparenza da parte dell’industria nei confronti degli investitori. Secondo Gaia Resnati, fund selector del team Multimanager Investments & Unit Linked di Eurizon è importante capire cosa rende un fondo articolo 8, dato che le semplici esclusioni di settori non sono sufficienti, ma è necessario un processo di investimento attento ai criteri ESG. “Occorrono definizioni più dettagliate degli obiettivi e delle caratteristiche ambientali e sociali che vengono promosse attraverso gli investimenti di un prodotto e saperli misurare. In questo modo si possono individuare gli strumenti più validi per determinare davvero il cambiamento”, dichiara la fund buyer.
2/4Nel momento di fare disclosure, ci sono state società che hanno adottato un approccio più aggressivo, classificando uno spettro più ampio possibile di loro fondi come articolo 8, tenendo conto della semplice esclusione di alcuni settori, altre invece sono state più caute. Spetta poi ai selettori di fondi decidere su cosa basarsi nella loro scelta. “In questa fase di transizione, guardiamo all’effettivo processo di investimento e alle caratteristiche dei portafogli. In futuro, con una base più solida di dati, si arriverà probabilmente a fare selezione basandosi esclusivamente sulle informazioni fornite dalle case prodotto terze”, sottolinea Paolo Biamino, responsabile fund selection unit di Euromobiliare AM SGR.
3/4Fidelity International, per esempio, ha scelto di essere più aggressiva nel definire i prodotti articolo 8 e più cauta nell’articolo 9, a tal punto da non classificare alcun fondo che abbia come mandato obiettivi sostenibili precisi, in attesa di maggiore chiarezza. “Un fondo per essere articolo 8 deve rispettare dei criteri minimi di portafoglio e avere il 50% dei titoli con reddito sostenibile MSCI o proprietario”, spiega Rosario Sarcone, head of Wholesales Italy di Fidelity International. “Inoltre oggi l’esclusione a priori di fondi articolo 6 presuppone la rinuncia a specifiche asset class, stili di gestione o fattori andando a minare importanti opportunità”, prosegue. Gli investitori devono tener conto di questo aspetto importante nella costruzione dei loro portafogli, che alla luce di questo contesto normativo, non può basarsi solo ed esclusivamente sulle classificazioni dettate dalla SFDR.
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