Nuovi orizzonti ESG nei mercati emergenti

La selezione di investimenti ESG tra le realtà dei mercati emergenti richiede un approccio ancora più attento. “Il tema della sostenibilità nei mercati emergenti deve necessariamente essere analizzato secondo due filoni: integrazione dei fattori ESG nei processi d’investimento ed engagement”, sostiene Andrea Florio, manager di Zurich Bank. “Quando infatti si seleziona una strategia con focus specifico sull’area emergente - continua - occorre analizzare l’intero processo d’investimento ed in particolare il peso specifico che i criteri di esclusione e l’engagement hanno all’interno dello stesso. Questo approccio infatti può aggiungere valore in termini di posizionamento, prospettive e di scelta strategica. Un altro tema da osservare con attenzione è quello legato alle principali tendenze riguardanti la sostenibilità e a come queste influenzino i paesi emergenti. I rischi climatici e la conseguente transizione energetica sono il fattore ESG maggiormente discriminante per il debito emergente. Per i prossimi anni, in particolare, questi trend potranno rappresentare un problema in termini di impatto sul debito. Sono attesi infatti importanti investimenti che dovranno essere finanziati nei paesi emergenti e buona parte delle risorse dovrà arrivare dal debito pubblico che di conseguenza porterà pressione al rialzo sui rendimenti richiesti dal mercato. Sarà quindi necessario in questo caso analizzare l'andamento relativo alla selezione di specifici Paesi se si vuole assumere un'esposizione in quest'area”.

La costruzione di una strategia ESG solida deve basarsi su una ricerca attenta dei giusti emittenti. “In HSBC Asset Management disponiamo di una formidabile piattaforma di ricerca sul credito”, afferma Bryan Carter, head of Global Emerging Markets Debt di HSBC Global Asset Management. “Abbiamo oltre 40 analisti del credito in tutto il mondo – sottolinea -, sia sovrani che corporate. Come parte fondamentale del proprio lavoro, svolgono valutazioni di sostenibilità, con questionari e report. La nostra regola generale è quella di sollevare le questioni ESG quando incontriamo gli emittenti, sia che si tratti di aziende o di governi. Durante il processo, costruiamo un rapporto d'impatto attivo che ci permette di formulare una visione proprietaria, così non dobbiamo affidarci a dati di controparti terze sulla qualità ESG. Ci si presentano molte opportunità di engagement: nei mercati emergenti, poiché gli emittenti si incontrano più spesso, in quanto dipendono molto dai mercati obbligazionari per i finanziamenti. Credo si tratti quindi non solo di un'opportunità, ma anche di una responsabilità sollevare queste questioni. Gli obiettivi di sostenibilità per noi vengono prima di tutto.  Il modo in cui questo lavoro viene incorporato in un portafoglio dipende molto dalla classificazione SFDR del portafoglio specifico (art 8 o art 9)”.

Articolo 9: il prodotto ha un obiettivo di investimento sostenibile.
Articolo 8: il prodotto promuove delle caratteristiche ambientali o sociali, o una combinazione di queste caratteristiche, a patto che le società nelle quali vengono effettuati gli investimenti seguono delle pratiche di buona governance.
Articolo 6: sono i prodotti finanziari che non promuovono caratteristiche ambientali e/o sociali, che non hanno un obiettivo di investimento sostenibile e che non soddisfano la definizione degli articoli 8 e 9.

La sostenibilità nel perimetro dei mercati emergenti “è un tema piuttosto articolato, complicato dalla scarsità di dati a riguardo e, spesso, della loro opacità”, commenta  Lella Russo di Banca Aletti. L’istituto “ha lavorato negli ultimi anni sulle regole ESG in termini di governance dei prodotti, integrando gli strumenti di analisi finanziaria con le metriche ESG per orientare le soluzioni strategiche e rispondere in modo coerente alle preferenze dei clienti. Il nostro è un processo quali-quantitativo che mira quindi a verificare che le strategie sostenibili dichiarate dagli asset manager siano realmente adottate nei processi di investimento. Svolgiamo infatti una due diligence sulle case di investimento come entità, nonché una revisione del processo di investimento anche in una prospettiva ESG. Nella nostra metodologia, adottiamo inoltre uno screening negativo sull’universo di investimento, al fine di escludere le società coinvolte in armi controverse e le società che violano i principi UNGC (United Nation Global Compact). In generale, i mercati emergenti sono soggetti a livelli più elevati di controversie in termini di violazione delle hard exclusion e temi ESG generali rispetto ai mercati sviluppati: nella selezione dei fondi emergenti prestiamo pertanto particolare attenzione alla qualità, sia per massimizzare l’efficienza finanziaria, che per soddisfare i requisiti ESG”, conclude Russo.

L’analisi ESG può partire da un processo strutturato a livello di gruppo. “Come Eurizon abbiamo un profondo coinvolgimento nelle considerazioni ESG: i rischi correlati sono inclusi nei nostri criteri di investimento”, spiega Antonio Cannizzaro, portfolio selection manager di Eurizon Capital. “All’interno dei portafogli - continua - sono presenti limiti rigorosi per la quantità di investimenti non conformi ai criteri di sostenibilità che possiamo detenere, che sono una minoranza e diminuiscono di anno in anno. Tra i Paesi emergenti la sostenibilità è particolarmente insidiosa da definire. I parametri ESG devono essere definiti con coerenza, altrimenti si rischia di fare una distinzione tra emittenti più ricchi e più poveri, dove questi ultimi hanno più difficoltà a rispettare alcuni dei parametri delle Nazioni Unite alla base di ogni considerazione ESG. Tendiamo poi a notare una distinzione tra emittenti societari e governativi, perché questi ultimi presentano solitamente una maggiore attenzione verso le componenti sociali e di governance, mentre le società tendono a focalizzarsi maggiormente sugli aspetti ambientali. Siamo comunque molto aperti nel valutare i diversi approcci ESG dei gestori che esaminiamo; tuttavia, abbiamo sviluppato un processo di analisi coerente. Nel nostro team c'è una persona che si occupa specificamente di ESG, abbiamo sviluppato un questionario dedicato a questo aspetto e cerchiamo di includere i migliori parametri del settore per migliorare questa parte di ricerca, per noi fondamentale”.

Nell’area dei mercati emergenti “probabilmente i finanziamenti per la transizione energetica di aziende e governi saranno significativi”, evidenzia Matteo Belleri, senior portfolio manager di Banca Patrimoni Sella. “Per questo ritengo che nell’area, dove probabilmente la metà dei Paesi ha un rischio ESG rilevante, i cambiamenti saranno piuttosto rilevanti. Cercherei quindi di favorire i gestori di fondi più orientati verso l’engagement piuttosto che all’applicazione di una lista di esclusione basata sui criteri ESG, che tende a guardare solo al passato. Soprattutto ritengo che l’analisi dell'impegno nei confronti della sostenibilità debba essere più lungimirante. All’interno dei mercati emergenti, ancor di più che in quelli sviluppati, il percorso della sostenibilità è più orientato alla transizione e non può ridursi a un giudizio su un momento specifico. Le nostre aspettative ESG sull’area si riflettono quindi nel favorire i fund manager che possano dialogare con aziende e governi per migliorarne il processo di transizione. Altrimenti si rischia di escludere una porzione di mercato enorme e rilevante”, conclude Belleri.