Obiettivo Net Zero, è allarme: le aziende sono in ritardo

Pannelli solari, green
Andreas Gucklhorn, immagine concessa (Unsplash)

A che punto sono le aziende nel loro percorso di azzeramento delle emissioni nette? Un’analisi di Morningstar Sustainalytics rivela che la strada da fare per limitare l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e proseguire gli sforzi per contenere l’incremento a 1,5 °C, come sancito dagli Accordi di Parigi, è ancora molta. Lo studio evidenzia infatti un dato allarmante: ad oggi nessuna impresa italiana o europea di quelle prese in esame ha in atto politiche low carbon che permetterebbero di raggiungere lo scenario Net Zero.

La ricerca è stata effettuata su 33 dei 40 titoli quotati a Piazza Affari nell’indice FTSE Mib. Nel caso in cui queste aziende proseguissero lungo l’attuale traiettoria di transizione low carbon e l’intera economia globale si muovesse nella stessa direzione, l’economia mondiale non sarebbe in grado di azzerare le emissioni nette entro il 2050. “Andando avanti al ritmo attuale, la temperatura del globo crescerebbe di 2,95 gradi”, avvertono Camilla Bossi, Associate Director of Client Relations di Morningstar Sustainalytics e Sara Silano, Editorial Manager di Morningstar Italy a margine della presentazione alla stampa della ricerca, avvenuta a Milano. “E se si amplia il bacino di indagine alle aziende che compongono l’indice europeo Eurostoxx 50 (sono stati presi in considerazione 48 dei 50 titoli che lo compongono) la situazione è ancora più drammatica, con un incremento medio di 3 gradi”, aggiungono.  

Il dato è ottenuto facendo la media dei punteggi di allineamento alla traiettoria Net Zero dei singoli emittenti. In pratica, i ricercatori di Morningstar Sustainalytics misurano quanto le emissioni di gas serra che hanno proiettato nel futuro, sulla base delle emissioni passate e una serie di assunzioni macroecomiche e di sviluppo tecnologico, siano al di sopra o al di sotto rispetto a un budget che permetterebbe loro di raggiungere il target di azzeramento entro il 2050. Il risultato di tale analisi è espresso in “Aumento implicito della temperatura”.

Winners e losers della transizione

Ecco un esempio concreto. Se l’economia globale avesse una traiettoria di azzeramento delle emissioni simile a quella che sta portando avanti Ferrari attualmente, la temperatura crescerebbe di 5,4 °C (dati al 10 maggio). La società, che è la peggiore dell’indice FTSE Mib, risulta, infatti, ‘severamente disallineata’ rispetto all’obiettivo Net Zero. In Europa, è ancora più grave il dato di l’Oréal (6 gradi). Per contro, la temperatura crescerebbe di 1,8 °C se l’economia globale si comportasse come STMicroelectronics in termini di processi di decarbonizzazione o di 1,7 gradi se seguisse la traiettoria di Iberdola o SAP. “All’interno dell’universo analizzato, queste società sono le meglio posizionate, ma hanno, comunque, un ‘moderato disallineamento’ rispetto allo scenario degli Accordi di Parigi”, precisa Bossi. “A oggi, secondo i nostri dati, soltanto il 25% delle aziende quotate in tutto il mondo si è prefissato obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2”, continua. “Al momento copriamo 5mila aziende. Entro fine anno supereremo quota 8mila”, dice.

Low Carbon Transition Rating

Alla base delle evidenze emerse dall’analisi vi è un nuovo strumento messo a punto dagli analisti di Morningstar Sustainalytics, il Low Carbon Transition Rating, grazie al quale valutano ogni segmento della catena del valore dell’emittente.

In particolare:

  • Emissioni Scope 1, ossia quelle derivanti da operazioni proprie dell’azienda;
  • Emissioni Scope 2, ossia quelle derivanti dall’uso dell’elettricità;
  • Emissioni Scope 3 (upstream e downstream), ossia quelle della catena del valore a monte e a valle dell’impresa.

In seguito, i ricercatori calcolano il grado di esposizione alle emissioni di CO2 per ciascuna azienda, guardando al suo trend storico, quindi verificano cosa sta facendo il management per gestire queste emissioni (i piani per la transizione low carbon e la preparazione al cambiamento).

Dalla combinazione di questi due elementi (esposizione e gestione) nasce il Low Carbon Transition Rating, un indicatore basato sulla scienza e prospettico dell’allineamento allo scenario Net Zero entro il 2050.

Il giudizio è espresso in due modi:

  • Aumento implicito della temperatura (gradi centigradi);
  • Grado di allineamento: in una scala che va da “allineato” (1,5 °C) a “severamente disallineato” (sopra i 4 °C).

Transizione low carbon, dati scientifici sempre più importanti

“Gli investitori si stanno rendendo conto che gli impegni e gli obiettivi Net Zero non si traducono necessariamente in un'azione efficace”, continua Bossi che mette in risalto l’importanza del settore di appartenenza nella valutazione delle politiche di gestione della transizione low carbon. “Ad esempio, un indicatore importante per le banche è la quota di prestiti destinata a investimenti green; mentre per le compagnie petrolifere un dato di rilievo riguarda i programmi per la gestione del metano”, spiega.

“Avere un punteggio di gestione della transizione elevato non equivale a essere un'azienda eco-friendly. Tuttavia, indica che la società dispone di strutture di governance e di programmi di gestione dei rischi low carbon. Al contrario, avere un punteggio di gestione basso implica che è inadeguata e può essere esposta ai pericoli di maggiori emissioni future”, spiega.

Le analisi di Morningstar Sustainalytics rivelano che le aziende a livello globale presentano punteggi di gestione della transizione tra 40 e 50, ossia piuttosto lontani rispetto a quella che viene definito un solido management (sopra i 60 punti). “Telecomunicazioni, utilities, prodotti per la casa, auto e costruzioni sono le industrie con la più alta porzione di società che hanno management score elevati ai fini del calcolo del Low Carbon Transition Rating. Nonostante le buone performance, molte aziende al loro interno hanno ancora ampi margini di miglioramento. Ad esempio, solo il 25% delle telecom ha un management score elevato. Per l’industria automobilistica, tale numero scende al 22%”, concludono gli analisti di Morningstar.