Asset allocation ESG, performance sotto pressione

Giulio Bellotti. immagine concessa (UBS AM)
Giulio Bellotti. immagine concessa (UBS AM)

Contributo a cura di Giulio Bellotti, head of Discretionary Business, UBS Asset Management. Contenuto sponsorizzato.

Una domanda frequente, tra gli investitori che desiderano investire in modo sostenibile o allineare l’asset allocation alle proprie preferenze e considerazioni di sostenibilità, è come si comporteranno i portafogli in periodi di stress di mercato. I recenti eventi, e in particolare la guerra in Ucraina, hanno alimentato le tensioni sui mercati e spinto al rialzo i prezzi dell’energia, mettendo sotto pressione i fattori ambientali, sociali e di governance (ESG). La catena di approvvigionamento e le questioni geopolitiche hanno portato l'inflazione USA al livello più alto dagli anni ‘80, facendo aumentare anche l'incertezza macroeconomica. E l’andamento delle pressioni sui prezzi indurrà probabilmente gli investitori a considerare un’ampia gamma di possibili regimi a breve termine. Cambiamento climatico e disuguaglianza economica a nostro avviso offuscano le prospettive attuali, in un contesto inflazionistico che mina la possibilità di ottenere rendimenti sostenibili nel lungo periodo. Inoltre, a causa della loro natura sistemica, non possono essere neutralizzati con strumenti di copertura o diversificazione. Il cambiamento climatico ha spinto a un'azione di massa per la transizione verso un'economia a zero emissioni nette, un processo che richiede cambiamenti strutturali per riorganizzare l'intera economia. La disuguaglianza sociale è stata enfatizzata dalla pandemia, in quanto le persone vulnerabili sono state colpite in modo sproporzionato. I tempi recenti hanno dimostrato che dove c'è divisione sociale tendono a esserci difficoltà geopolitiche. L'aumento dell'inflazione, in aggiunta all'instabilità climatica e sociale, complica il compito degli investitori.

Ciò premesso, durante i recenti periodi di stress dei mercati gli indici ESG hanno performato in linea con i benchmark tradizionali, nonostante la forte volatilità nel settore energetico. Il motivo principale è che molti benchmark ESG sono orientati a ottenere una performance il più possibile simile a quella dei benchmark tradizionali, pur sovrappesando gli asset con un rating ESG elevato. I produttori di carbone saranno forse esclusi dagli indici ESG, ma l'esposizione ai titoli energetici è identica a quella degli indici tradizionali in quanto le imprese di energia rinnovabile risultano sovrappesate. Di conseguenza, la discrepanza tra indici ESG e indici tradizionali è bassa in termini di esposizione settoriale e regionale complessiva.

Tempo e preferenza

Il nostro recente studio sull'asset allocation in un mondo ESG fornisce indicazioni su quanto possano essere diversi gli indici ESG e quelli tradizionali. Gli investitori sono abituati a considerare il rischio e il rendimento come le due dimensioni guida dell'asset allocation, ma il nostro studio ha evidenziato che nel mondo degli investimenti sostenibili sono necessari due elementi aggiuntivi, il tempo e la preferenza, per potenziare questo processo.

L'elemento tempo si riferisce alla durata della transizione ESG in corso, il periodo durante il quale i governi e le aziende introducono regolamenti, nuove tecnologie e investimenti per ridurre l’inquinamento, in linea con i principi dell'Accordo di Parigi, e per soddisfare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile relativi alla responsabilità sociale e alla governance.

L'elemento preferenza si riferisce al peso che un investitore attribuisce alla priorità della sostenibilità in un portafoglio di investimenti, alla luce di requisiti normativi oppure degli obiettivi dell'investitore stesso o della società e del suo consiglio di amministrazione.

Per questi investitori, il problema è come ottimizzare i portafogli per affrontare il rischio e il rendimento in un’ottica ESG. L'impatto dipende essenzialmente dall'entità dei vincoli ESG che, se sono molto restrittivi e riducono sensibilmente l’universo investibile, portano gli investitori ad accettare portafogli meno diversificati, che possono quindi avere rendimenti corretti per il rischio meno favorevoli. Se i vincoli sono invece meno restrittivi e consentono un’esposizione fattoriale in linea con i principali benchmark ESG, crediamo che l’impatto a lungo termine sulla performance sia minimo e possa essere positivo nel breve-medio periodo. Nello specifico, i principali benchmark ESG sono costruiti con un’esposizione fattoriale corrispondente a quella dei benchmark tradizionali, per avere un tracking error molto basso tra benchmark ESG e benchmark tradizionali.

Ma che dire dell'inflazione?

Il re-shoring e la ricostituzione delle scorte in seguito a molteplici shock della catena di approvvigionamento saranno probabilmente processi pluriennali che contribuiranno all'aumento dei prezzi. La probabilità che la manodopera si indebolisca rispetto al capitale è bassa, una dinamica che potrebbe incidere sui margini di profitto nel tempo. Analogamente, la politica fiscale sta svolgendo un ruolo molto più rilevante nella stabilizzazione dell'attività economica, dopo essere stata messa da parte dalle politiche di austerità a partire dagli anni Ottanta. Gli stimoli varati a livello globale per mitigare i danni economici della recessione indotta dal COVID-19 sono stati due volte superiori a quelli adottati dopo la crisi finanziaria globale. Questo potrebbe aprire la strada a un'azione governativa più vigorosa in futuro. Inoltre, l'invasione russa ha provocato un aumento (temporaneo) dei prezzi delle materie prime, in particolare dei prodotti energetici e agricoli. In futuro, è probabile che l’accumulo di (costose) scorte di fattori di produzione essenziali diventi la norma.

In questo contesto di inflazione più elevata, la correlazione azioni obbligazioni sarà probabilmente positiva anche nei mercati sviluppati, riducendo così i benefici della diversificazione, e noi dovremo fornire soluzioni più innovative per aiutare i clienti a raggiungere i loro obiettivi di investimento.

ESG e imprese resilienti

Durante la crisi del COVID-19, una delle principali componenti dell'inflazione è dipesa dal costo delle auto nuove e usate. Ben oltre l'effetto del blocco iniziale delle fabbriche, la produzione di nuovi veicoli ha subito ritardi perché le case automobilistiche hanno annullato tutti gli ordini di componenti all'inizio del 2020, prevedendo un crollo delle vendite di auto durante il lockdown. Secondo uno studio pubblicato dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, l'inventario mediano di chip per computer detenuto da case automobilistiche e produttori di dispositivi medici è sceso da 40 giorni nel 2019 a meno di cinque nel 2021.

In breve tempo, i produttori di chip hanno convertito le loro linee di produzione per realizzare componenti per prodotti utilizzati nelle palestre e negli uffici domestici, dato che sempre più persone lavoravano da casa. Di conseguenza, la capacità di produzione di componenti per automobili è divenuta scarsa. Questo ha praticamente bloccato la produzione di auto in tutto il mondo, innescando l’inflazione quando in molti Paesi è aumentata la richiesta di automobili per evitare di usare i trasporti pubblici. La componente ESG relativa alla governance comprende la necessità di avere aziende resilienti e capaci di adattarsi agli shock naturali e geopolitici, anziché diventare sempre più snelle ma poco flessibili. Ciò è necessario non solo per garantire agli azionisti rendimenti sostenibili nel lungo periodo, ma anche per creare condizioni sostenibili per tutti gli stakeholder, compresi dipendenti, clienti e comunità locali. A nostro avviso, gli eventi del 2020-2022 hanno dimostrato che la struttura delle imprese non è abbastanza flessibile da consentire loro di assorbire gli shock provenienti dalla natura (per esempio l'innalzamento del livello dei mari o le pandemie) e dall'azione umana (per esempio le guerre). Una maggiore aderenza ai principi di sostenibilità, a nostro avviso, è in grado di creare un'economia più solida.