I tre driver di lungo termine per investire sul settore delle biotecnologie. Contributo a cura di Servaas Michielssens, Senior Biotechnology Analyst di CANDRIAM. Contenuto sponsorizzato.
Contributo a cura di Servaas Michielssens, Senior Biotechnology analyst di CANDRIAM. Contenuto sponsorizzato.
Il settore delle biotecnologie non è sfuggito al sell off causato da Covid-19. Dall'inizio dell'anno il biotech ha sovraperformato i mercati azionari, poiché l'impatto del virus è limitato per le società biotecnologiche. Ma dato che nessun settore è completamente immune da un arresto così drastico, anche nel biotech ci saranno ritardi negli studi clinici, nel lancio di nuovi farmaci e nella vendita di farmaci meno essenziali, ma nulla di troppo drammatico. I driver di lungo termine infatti restano immutati. Il primo è un enorme bisogno medico insoddisfatto. Il secondo è l’innovazione spinta anche da una domanda sempre più elevata di soluzioni volte a rispondere a esigenze sanitarie che crescono con l’invecchiamento della popolazione. Il terzo fattore è la determinazione del prezzo che tali soluzioni innovative dovrebbero avere sul mercato, una questione dibattuta che ha causato una certa pressione sul settore. In realtà le terapie innovative continuano ad avere un buon pricing power, e ci aspettiamo che si continui su questa linea. Questo impatto limitato, combinato ai solidi bilanci della maggior parte delle aziende del settore e a un reset delle valutazioni, offre opportunità per gli investitori.
Il Candriam Equities L Biotechnology punta a capitalizzare sulle scoperte e lo sviluppo di farmaci che derivano da una migliore comprensione dell'eziologia e della fisiopatologia di diverse malattie. Il fondo investe in società globali a grande e piccola capitalizzazione e il processo di investimento e selezione dei titoli si basa su un'analisi approfondita dei dati clinici e preclinici. Non c'è un focus specifico su una malattia e gli investimenti vengono effettuati in qualsiasi area terapeutica in cui vediamo un chiaro progresso. Questo si riflette nella composizione del team dedicato di professionisti esperti con un'adeguata formazione scientifica e finanziaria: un gestore di fondi esperto assistito da due dottori di ricerca in biotecnologie. Gli investimenti sono attentamente ponderati dal punto di vista del rischio. Data la forte componente innovativa del biotech negli USA, la maggior parte del fondo è investita in aziende USA, ma con un approccio agnostico sulla geografia. L'orizzonte di investimento è di 6 anni.
In genere, troviamo il miglior rapporto rischio rendimento nelle aziende che si trovano nella fase 2 dello sviluppo. Si tratta di società che hanno completato i primi studi clinici sui pazienti, questo ci permette di fare una valutazione approfondita dei farmaci in fase di sviluppo e di valutare attentamente opportunità e rischi. Allo stesso tempo, un'azienda nella fase 2 in genere ha grandi potenziali di rialzo, poiché molti investitori trovano troppo rischioso investire in aziende non giunte ancora alla fase commerciale
Per quanto riguarda il tipo di società che beneficerà maggiormente dell’attuale contesto, vediamo come molte aziende di prodotti diagnostici stanno lavorando alla produzione di un test affidabile per il coronavirus ma, a fronte del numero di test in fase di sviluppo, è quasi certo che solo le maggiori società del settore ne trarranno veramente profitto, data la necessità di avere a disposizione un sistema hardware di dimensioni significative. Inoltre, numerose aziende healthcare e biotech lavorano a pieno regime allo sviluppo di un vaccino. Tuttavia, con ogni probabilità, ci vorranno almeno altri 12-15 mesi prima che il vaccino sia pronto. Secondo una visione più ottimistica, ma non impossibile, le prime dosi saranno pronte a partire da dicembre. Anche in questo caso, data la capacità produttiva necessaria, a riuscirci sarà probabilmente una delle tradizionali società produttrici di vaccini.