Cina: è il momento di investire?

Andrew Rymer e Stephen Kam
Andrew Rymer e Stephen Kam, foto ceduta (Schroders)

CONTRIBUTO a cura di Andrew Rymer, CFA, senior strategist, e Stephen Kam, head of Product Management, Asia ex Japan Equities, Schroders. Contenuto sponsorizzato da Schroders.

Negli ultimi anni si è discusso molto sugli investimenti in Cina. Le preoccupazioni macroeconomiche, l'incertezza normativa e le continue tensioni geopolitiche hanno fatto sorgere alcuni dubbi. Molti investitori hanno iniziato a chiedersi se le azioni cinesi siano una grande opportunità o una ‘trappola di valore’.

L’attuale situazione in Cina

Dopo tre anni e mezzo di flessione del mercato ribassista per le azioni cinesi, con valutazioni depresse e sentiment vicino ai minimi storici, il recente e inaspettato cambiamento di politica è stato interpretato dai più come molto significativo, con le autorità che cercano chiaramente di stimolare i mercati azionari locali come mezzo per rafforzare la fiducia locale.

Gli annunci iniziali del 24 settembre si sono concentrati sulla politica monetaria, tra cui un taglio di 30 punti base del tasso di prestito principale a 1 anno, la riduzione dei requisiti di riserva bancaria e un taglio di 50 punti base dei tassi ipotecari esistenti. Successivamente le autorità hanno comunicato di voler aumentare gli stimoli fiscali e fornire un sostegno anticiclico all'economia con un supporto all’occupazione, ai consumi e al mercato azionario.

Dopo un lungo periodo di misure incrementali molto modeste, sembra che i responsabili politici abbiano finalmente cambiato la loro posizione: è infatti meno probabile che la Cina raggiunga il suo obiettivo di crescita del 5% per il 2024.

Le opportunità che si aprono dopo questi annunci e com’è possibile coglierle

A nostro avviso un approccio attivo ha le potenzialità per rivelarsi premiante.

I titoli cinesi nel complesso, e molte aziende in particolari settori, offrono diverse opportunità grazie alle loro valutazioni basse e ai fondamentali solidi. Esistono però anche imprese di basso valore con fondamentali deboli che possono rivelarsi delle "trappole". Saperle individuare è cruciale. Così come saper compensare la minore copertura degli analisti e le poche previsioni a lungo termine.

Va poi considerato che il mercato cinese è meno maturo ed è caratterizzato da un'elevata prevalenza di investitori retail. Risulta dunque meno efficiente, con un potenziale di maggiori errori di prezzo e opportunità per i gestori attivi.

Anche la dispersione dei rendimenti azionari/settoriali, che in Cina è molto più elevata rispetto per esempio al Regno Unito, crea scenari interessanti per le strategie attive. Questo perché gli investitori possono puntare a guadagnare di più scegliendo con attenzione titoli specifici, con lo "stock picking", invece di investire in un indice di mercato complesso.

Il ruolo dell’MSCI China

I mercati azionari cinesi sono ampi e molto diversificati a livello settoriale. Gli indici tradizionali oggi incorporano una parte maggiore del set di opportunità rispetto al passato, a seguito della decisione dell'MSCI nel 2018 di iniziare a includere le azioni nazionali cinesi, le cosiddette A-shares. Ci sono però ancora molte società, soprattutto di piccole e medie dimensioni, che non ne fanno parte.

Solo il 20% della capitalizzazione di mercato delle azioni A ammissibili è attualmente incluso negli indici MSCI China e MSCI Emerging Market. Chi accede alle azioni cinesi seguendo l’indice MSCI China si assume quindi involontariamente un rischio di concentrazione maggiore rispetto a quello del mercato cinese più ampio. Questo perché i dieci titoli più importanti dell'MSCI China rappresentano oltre il 40% del mercato. I gestori attivi possono affrontare questo rischio costruendo portafogli più diversificati e investendo in titoli non rappresentati nell’indice.

In conclusione, il mercato cinese continua a sembrare inefficiente e l'incertezza è aumentata, con la creazione di conseguenti opportunità che possono essere colte da strategie basate sui fondamentali.