La Piattaforma per la finanza sostenibile è al lavoro per potenziare l’efficacia di SFDR. A dicembre 2024, la PFS ha proposto un nuovo schema di classificazione dei prodotti finanziari che introduce tre categorie distinte in materia di sostenibilità. Contributo a cura di Francesco Tosto, MainStreet Partners.
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CONTRIBUTO a cura di Francesco Tosto, research associate di MainStreet Partners.
Nel quadro del mandato ricevuto dall’UE, la Piattaforma per la Finanza Sostenibile (PFS) sta lavorando per potenziare l’efficacia della Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR), assicurando al contempo una maggiore coerenza con il più ampio quadro normativo della finanza sostenibile.
Nel dicembre 2024, la PFS ha pubblicato una proposta per un nuovo schema di classificazione dei prodotti finanziari, che raccomanda alla Commissione Europea di adottare nell’ambito del processo di revisione della SFDR previsto nei prossimi mesi.
La classificazione proposta, pensata per agevolare gli investitori, introduce tre categorie distinte di strategie in materia di sostenibilità: Sustainable, Transition e ESG Collection. Ciascuna di esse è contraddistinta da criteri minimi e obiettivi chiaramente definiti nonché da indicatori chiave di performance (KPI) misurabili. I prodotti che non soddisfano i requisiti di una di queste categorie saranno identificati come ‘Unclassified’.
Ridurre frammentazione e confusione
Il modello proposto si basa sul Sustainable Finance Framework, sfruttando strumenti chiave quali la Tassonomia UE, gli EU Climate Benchmarks, gli EU Green Bond Standards, gli indicatori PAI (Principal Adverse Impact) e la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) per definire i criteri minimi e i KPI di ogni categoria. L’intenzione è ridurre la frammentazione e garantire che gli obiettivi dei vari prodotti non siano percepiti come superiori gli uni rispetto agli altri.
Considerando che gli investitori operano su scala globale e allocano capitali oltre confine, la PSF ha creato un modello compatibile con i principali standard internazionali. Questo approccio aiuta gli investitori, le imprese e i regolatori a condividere una visione comune della sostenibilità, inclusa la definizione di ciò che un prodotto sostenibile può offrire. Infatti, più i modelli regolatori si differenziano per requisiti e indicatori, più aumenta la complessità per gli operatori dei mercati finanziari.
Per questo motivo, la classificazione proposta si ispira ai modelli di mercato esistenti, tra cui la terminologia dei Sustainability Disclosure Requirements (SDR) nel Regno Unito. A differenza dei modelli basati sulle terminologie, che possono richiedere una verifica da parte di terzi, un sistema di classificazione segue regole specifiche ed evita ulteriori requisiti di garanzia, riducendo così i costi.
Un sistema chiaro e trasparente
Analogamente alle linee guida dell’ESMA e della SDR sulla denominazione dei fondi, la PSF propone che determinati termini possano essere utilizzati solo dai prodotti che rispettano i requisiti della relativa categoria, e che i prodotti “Unclassified” non dovrebbero includere riferimenti legati alla sostenibilità nel loro nome. Questo approccio affronta i rischi legati al greenwashing e promuove una maggiore uniformità nel settore.
Gli operatori di mercato manterranno piena flessibilità nell’adozione della classificazione. Tuttavia, coloro che sceglieranno di adottare i cambiamenti sulla nomenclatura dei prodotti dovranno allinearsi alle linee guida dell’ESMA, con alcune variazioni riguardo le esclusioni previste dai Climate Benchmark riguardo, in particolare, l’esclusione delle aziende che violano i Principi Guida delle Nazioni Unite (UNGP) anziché quelli del Global Compact dell’ONU (UNGC).
Una definizione più rigorosa di “investimento sostenibile”
Per rafforzare l’aspetto della sostenibilità dei prodotti finanziari, la PSF suggerisce di affinare la definizione di “investimento sostenibile” e potenziare il test “Do No Significant Harm” (DNSH). Riguardo quest’ultima verifica, le soglie dovrebbero basarsi su prove e dati scientifici.
Il nuovo modello richiede che una determinata percentuale di asset contribuisca positivamente per mezzo di investimenti allineati alla Tassonomia UE e/o sostenibili dal punto di vista ambientale e/o sociale, sulla base di una metodologia definita. L’integrazione della Tassonomia UE nella classificazione degli investimenti sostenibili, non solo rafforza la coerenza del quadro normativo, ma permette anche agli investitori di identificare con maggiore precisione le strategie in linea con gli obiettivi ambientali di lungo termine.
Atteso un aumento dei livelli di allineamento
Sebbene gli attuali livelli di allineamento alla Tassonomia UE siano ancora contenuti, la PSF sottolinea che nel tempo ci si aspetta un progressivo aumento, con il miglioramento della quantità e della qualità dei dati. Inoltre, criteri più rigorosi contribuiranno a colmare le attuali carenze della definizione legale di “investimento sostenibile”, oggi spesso basata su metodologie variabili fornite dai diversi data provider e soggetta a interpretazioni divergenti.
In definitiva, il passaggio da un regime di divulgazione a un regime di classificazione non dovrebbe comportare nuovi significativi obblighi informativi in aggiunta a quelli già in essere. Nel valutare le modifiche proposte, la PSF ha tenuto conto di fattori quali la disponibilità e la copertura dei dati, l’impatto sui prodotti esistenti e la possibilità di inasprire i criteri minimi nel corso del tempo, così da limitare le modifiche necessarie nell’immediato per l’attuazione su larga scala.
Valutare le posizioni in portafoglio
Per prepararsi a questi cambiamenti, gli asset manager dovrebbero valutare con attenzione le attuali posizioni nei loro portafogli, specialmente per quanto riguarda le aziende soggette alle esclusioni previste dai Climate Benchmarks. Parallelamente, sarà fondamentale rafforzare le metodologie per gli investimenti sostenibili, includendo un maggiore utilizzo della Tassonomia UE, così da posizionare meglio i propri prodotti rispetto alla futura classificazione proposta.
Una volta implementate, le nuove linee guida dell’ESMA sulla denominazione dei fondi offriranno ulteriore chiarezza, indicando quali strategie siano più adatte a soddisfare i requisiti delle categorie raccomandate dalla PSF.