COP26 e la sfida della transizione a 1,5 gradi

Mike Appleby notizia
Mike Appleby, Immagine concessa (Liontrust)

CONTRIBUTO a cura di Mike Appleby, investment manager del Liontrust Sustainable Investment team di Liontrust. Contenuto sponsorizzato da Liontrust.

A fine 2021 gli occhi di tutto il mondo erano puntati su Glasgow, con celebrità, leader mondiali e persone scese in piazza per COP26, la conferenza mondiale sul cambiamento climatico.

Tra gli annunci da prima pagina, l’impegno di oltre 100 paesi per tagliare le emissioni di metano del 30% e l’obiettivo di fermare la deforestazione entro il 2030; mentre il cancelliere del Regno Unito Rishi Sunak ha dato mandato alle grandi aziende per sviluppare piani di transizione net zero entro il 2024. È stato inoltre firmato il Global Coal to Clean Power Transition Statement da più di 190 partiti, che si sono impegnati a eliminare gradualmente il carbone dalle principali economie entro il 2030 ed entro il 2040 nel resto del mondo, considerato un elemento chiave per il mantra della COP 26 di ‘mantenere la temperatura sotto i 1,5 gradi’.

Questo obiettivo di limitare l'aumento della temperatura media globale, rispetto ai livelli industriali, a meno di 2 gradi centigradi, e idealmente al di sotto di 1,5 gradi, è stato approvato nell'accordo di Parigi, adottato durante la COP21 nel dicembre 2015 e messo in atto un anno dopo. Ma il rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), pubblicato nell'ottobre 2018 ha scosso molti con le sue dure conclusioni: per raggiungere l'obiettivo di 1,5 gradi e avere qualche possibilità di mantenere il cambiamento climatico sotto controllo, dobbiamo dimezzare le emissioni assolute entro il 2030 o prima.

Nonostante le decisioni prese durante la COP26 continueremo ad assistere a grandi sconvolgimenti durante il processo di transizione energetica. Tutti gli attori economici, siano essi governi, aziende o individui, hanno bisogno di dimezzare le emissioni e non possiamo rimanere indietro aspettando che altri prendano l'iniziativa. Tale riduzione avrà un impatto su tutta l'economia, compreso il nostro sistema energetico e il modo in cui riscaldiamo o raffreddiamo gli edifici, ma comprenderà anche trasformazioni nel settore dei trasporti, nei processi industriali, in agricoltura e nella gestione del suolo. Questo passaggio a un'economia a bassissime emissioni di carbonio avrà anche un impatto sui rendimenti degli investimenti: le aziende che contribuiranno a questo cambiamento dovrebbero trarre profitto, mentre quelle che si trovano dalla parte sbagliata della transizione energetica, o che non ne affrontano le conseguenze, sono a rischio di declino secolare.

Per stare dalla parte giusta nei nostri fondi Sustainable Future abbiamo sempre evitato settori come l'estrazione e la produzione di combustibili fossili e, più in generale, i produttori di automobili con motore a combustione interna, le compagnie aeree e le imprese ad alta intensità energetica che non posizionate per un mondo a basse emissioni di carbonio. In termini di temi più positivi, i nostri fondi, in media, hanno il 28% investito in aziende che migliorano l'efficienza delle risorse e riducono le emissioni in aree come i rifiuti energetici, una gestione più intelligente dell'acqua e l'aumento del materiale riciclato. I fondi emettono il 68% in meno (in termini di società detenute) rispetto ai mercati in cui investono e i nostri titoli hanno meno costi relativi al carbonio da trasferire ai clienti, il che significa che i loro margini saranno più resistenti all'inevitabile inasprimento delle normative sulle emissioni.

Come parte del nostro continuo engagement nei confronti delle aziende, stiamo anche sfidando quelle detenute attraverso i fondi ad essere più ambiziose in termini di obiettivi di decarbonizzazione. Abbiamo lanciato la nostra ‘1.5 Degree Transition Challenge’ l'anno scorso, riconoscendo che il ritmo del cambiamento era ben al di sotto del livello richiesto: con target di incremento annuale dell'1%-2% ci vorranno decenni per dimezzare le emissioni, mentre la scienza ci sta dicendo che questo deve avvenire in meno di 10 anni.

Sulla base del lavoro da noi svolto fino ad ora, circa un quarto delle aziende con cui ci siamo impegnati ha obiettivi di decarbonizzazione assoluti coerenti con 1,5 gradi e un ulteriore 9% si è impegnato a raggiungere i 2 gradi, il che significa che un terzo complessivo è allineato all'Accordo di Parigi. Questo ovviamente significa che due terzi delle aziende non hanno, al momento, obiettivi in linea con la scienza, ma questo sta cambiando rapidamente e molte società dimostrano uno slancio positivo. La sfida più grande riguarda le aziende in rapida crescita, dove gli obiettivi di intensità di carbonio devono essere significativamente più alti rispetto al livello di crescita della stessa società affinchè ci sia un calo delle emissioni assolute. Se un'azienda cresce del 5% all'anno e l'obiettivo di ridurre l'intensità di carbonio (per unità di vendita) è del 2%, le emissioni assolute stanno ancora aumentando del 3% l'anno.

Rispondere in modo tempestivo alla crisi climatica è importante, ma dobbiamo tenere presente che il cambiamento climatico ha anche una dimensione sociale. Molte persone lavorano in industrie che devono affrontare grandi cambiamenti e devono potersi permettere di vivere una vita soddisfacente in un'economia a bassissime emissioni di carbonio. Non dobbiamo fare ciò solo per combattere il cambiamento climatico, ma deve essere un'opportunità per ridurre le disuguaglianze, per ridurre la povertà energetica e per non perdere di vista le persone. Se non ci muoviamo tutti verso una transizione energetica, questa fallirà.

Probabilmente chiedere alle aziende di fissare obiettivi ambiziosi di decarbonizzazione è la parte facile; questo deve risultare in riduzioni significative delle emissioni e noi continueremo a monitorarne i progressi. Abbiamo chiamato questa iniziativa ‘sfida’ per una ragione, non sarà facile ridurre le emissioni in modo soddisfacente entro il periodo di tempo prestabilito per impedire gli effetti del cambiamento climatico. Ma come investitori proattivi che gestiscono fondi sostenibili, vogliamo fare la nostra parte continuando a incoraggiare una risposta più rapida per raggiungere questo obiettivo fondamentale.

Per un elenco completo di parole e termini finanziari comuni, consultare il nostro glossario su: liontrust.co.uk/benefits-of-investing/guide-financial-words-terms


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