Negli ultimi 17 anni il mercato cinese ha guadagnato il doppio rispetto alle Borse globali, ma con un andamento molto più volatile. Ora, con l’apertura agli investitori internazionali, sta entrando in una nuova fase. Intanto, l’offerta di Exchange traded fund diventa sempre più complessa.
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L'indice MSCI China è stato lanciato il 31 ottobre 1995, circa sette anni dopo l’MSCI Emerging Markets. Da marzo 2001 a fine marzo 2018 ha generato rendimenti totali annualizzati del 12,2%, contro il 6% dell’MSCI World. Durante lo stesso periodo, l'indice MSCI Emerging Markets, ha guadagnato il 10,7% annuo. Le forti performance assolute e relative delle azioni cinesi sono state tuttavia accompagnate da un’importante volatilità. L’MSCI China ha registrato una volatilità decisamente maggiore rispetto all’MSCI World (misurata dalla deviazione standard dei suoi rendimenti mensili).
Durante gli ultimi 15 anni (periodo conclusosi il 31 marzo 2018), il primo ha segnato una deviazione standard annualizzata del 25,7% con un rendimento annualizzato del 16,3%. Nello stesso periodo, la deviazione standard annualizzata dell'indice MSCI World è stata del 14,5% e il rendimento annualizzato del 9,2%.
Più tecnologia
A livello settoriale, da notare come l’industria tecnologica sia cresciuta dal 2% del portafoglio nel 2007 al 41% attuale. Percorso inverso per le telecomunicazioni, scese dal 21 al 4% nello stesso periodo. Questa è, in parte, la prova della diminuzione del ruolo dell'industria tradizionale delle telecomunicazioni e dell'aumento di piattaforme di comunicazione, commercio e intrattenimento più innovative. In particolare, riflette l'emergere di una coppia di giganti della tecnologia: Tencent Holdings (quotata ad Hong Kong) e Alibaba Group (quotata negli Stati Uniti). Oltre all'espansione del settore tecnologico, è aumentata la quota dei beni discrezionali dal 2 al 9%, il che riflette la storia di crescita del consumo interno cinese.
Alla sua nascita nel gennaio 1988, invece, l’MSCI Emerging Markets non contava tra i suoi componenti la Cina. A quei tempi, la Malesia era il Paese con la più alta ponderazione nell'indice (33,8%). Quando i titoli cinesi furono inclusi per la prima volta, nel settembre 1996, essi rappresentavano solo lo 0,46% del valore del benchmark. Oggi, le azioni del Celeste Impero hanno superato il 30% della capitalizzazione totale dell'indice. Questo la dice lunga su com'è cambiato il mercato cinese negli ultimi vent’anni.
La carica delle A-Shares
L’ultimo grande cambiamento dell’indice di riferimento del mercato cinese ha riguardato l’inclusione delle azioni di tipo A, quelle quotate sulle Borse di Shanghai e Shenzhen, un tempo off-limits per gli investitori esteri.
A partire dal 2002, infatti, gli investitori istituzionali esteri che volevano acquistare titoli di tipo A, dovevano ottenere dal governo una licenza qualificata da investitore istituzionale straniero, QFII la sigla ufficiale.
Nonostante questo programma sia stato in vigore per molto tempo, il governo cinese ha concesso permessi col contagocce, per cui a dieci anni di distanza i capitali stranieri rappresentavano solo l’1-2% del mercato locale. Negli ultimi anni, tuttavia, il governo ha fatto alcune mosse per aprire il mercato interno azionario e attrarre gli investitori istituzionali. La svolta è arrivata nel 2016 con l’accordo sul tanto atteso Shenzhen-Hong Kong Stock Connect, un programma che prevede la creazione di un unico accesso condiviso alle Borse di Shenzhen e di Hong Kong (ci sono voluti quasi due anni per arrivare all’approvazione). Ma non finisce qui.
Lo scorso maggio, MSCI ha avviato la prima fase dell’inclusione delle A-Shares nel suo indice dei mercati emergenti. In totale, 234 azioni di tipo A verranno aggiunte al benchmark. A completamento dell’operazione, le A-Shares rappresenteranno circa lo 0,73% del valore dell'indice MSCI Emerging Markets e il 2,5% dell’MSCI China.
Data l'influenza in espansione delle azioni di tipo A all’interno degli indici azionari cinesi, gli investitori dovrebbero cercare di capire meglio i fondamentali del mercato azionario cinese interno. Le analisi Morningstar sugli ETF hanno una sezione “visione fondamentale” che fornisce un'ampia panoramica dei fondamentali macroeconomici sottostanti che influenzeranno la performance di un fondo passivo negoziato in Borsa. È bene tenere presente che, man mano che le azioni di tipo A vengono aggiunte all'indice MSCI China esistente, anche le ponderazioni settoriali cambiano, specialmente se entrano i titoli a media capitalizzazione.
Un benchmark ciascuno
I 25 ETF esposti al mercato cinese disponibili agli investitori europei replicano ben 14 indici diversi. Tra i cinque fondi coperti dalla ricerca Morningstar (vedi tabella nelle pagine precedenti), troviamo quattro diversi benchmark.
Il Ftse China 50 (ex Ftse China 25, dal 22 settembre 2014) è un indice basato sulla capitalizzazione di mercato corretta per il flottante e raggruppa i 50 titoli principali scambiati presso la Borsa di Hong Kong. È composto da azioni di tipo H, da Red Chips e da P-Chips.
L’Hang Seng China Enterprises Index (HSCEI) è un benchmark che include solo H-Shares. I primi 40 titoli classificati in base alla capitalizzazione di mercato combinata (50% della capitalizzazione totale di mercato e 50% della capitalizzazione di mercato corretta per il flottante) vengono selezionati come componenti.
L’MSCI China è un indice ponderato per la capitalizzazione di mercato corretta per il flottante. Conta 149 componenti e copre l’85% della capitalizzazione dei titoli cinesi offshore. Il benchmark è composto da azioni di tipo H, Red Chips, P-Chips, B-Shares e alcuni titoli quotati all’estero, come le N-Shares che sono sulla piazza di New York. Inoltre, dallo scorso maggio, le azioni di tipo A sono disponibili attraverso i programmi di Stock Connect.
Infine, l’indice CSI 300 è un benchmark basato sulla capitalizzazione di mercato aggiustata per il flottante che racchiude le 300 società quotate sulle Borse di Shanghai e di Shenzhen (esclusivamente A-Shares, dunque).
NB: Le A-Shares sono quotate sulle Borse di Shanghai e Shenzhen in renminbi (storicamente, solo investitori domestici e investitori esteri qualificati possono investirci). Le B-Shares sono quotate a Shanghai e Shenzhen in dollari e sono aperte a investimenti esteri. Le N-Shares sono aziende cinesi quotate sulla Borsa di New York, in dollari. Le H-Shares sono titoli costituiti nella Repubblica popolare cinese (Rpc) e quotati a Hong Kong, mentre le Red Chips sono società costituite al di fuori della Repubblica popolare cinese, ma con almeno la metà delle vendite provenienti dalla Cina continentale e almeno il 30% delle proprie azioni detenute da soggetti cinesi del continente, la maggioranza di esse sono statali. Le P-Chips, infine, sono aziende con sede fuori dalla Rpc (spesso Isole Cayman, Bermuda o Isole Vergini), ma controllate da individui privati della Cina continentale e con almeno il 50% del loro fatturato derivante dalla Cina continentale.