ETF sul debito emergente, la diversificazione come opportunità per il portafoglio

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Simone Rosti. Foto concessa (Vanguard)

Contributo a cura di Simone Rosti, Country Head Italy di Vanguard. Contenuto sponsorizzato.

Oggi i mercati emergenti rappresentano un’interessante opportunità per gli investitori, anche in virtù dei legami che esistono tra l’andamento di questi mercati e quello delle materie prime. Tanto che a livello globale e secondo i dati EPFR, i fondi focalizzati sui mercati emergenti hanno attratto da inizio anno circa 24 miliardi di dollari, un dato superiore di quasi due volte alle cifre registrate nel 2020. Oltre l’80% della raccolta è stata registrata su fondi attivi, ma anche gli ETF emergenti registrano una crescita. Nel dettaglio, gli ETF emergenti in valuta forte hanno complessivamente raccolto da inizio anno 646 milioni di dollari, mentre quelli in valuta locale hanno subito deflussi pari a 755 milioni di dollari.

I mercati emergenti si confermano infatti il motore della crescita e le evidenze suggeriscono che vi sia margine per ulteriori miglioramenti attraverso il ricorso al debito, più basso rispetto ai mercati sviluppati. I mercati obbligazionari locali e denominati in dollari sono diventati più grandi. Ci sono però più rischi. Il ritmo di crescita negli emergenti non è omogeneo e i fondamentali hanno natura idiosincratica. Anche i punti sulla curva delle scadenze non si comportano allo stesso modo, ma si muovono in funzione delle variabili tecniche di mercato (domanda, offerta, orizzonte temporale dei detentori di asset).

Anche il rischio politico continua a essere elevato. Nei mercati emergenti gli spread tra investment grade e high yield sono aumentati e l'high yield sembra attualmente interessante su base storica, anche se molti investitori hanno privilegiato questa asset class per via del minore rischio di duration sulla curva USA. Molti investitori hanno poi raggiunto i propri obiettivi di rendimento e quindi il settore potrebbe essere influenzato da bruschi cambiamenti sul sentiment dei tassi d'interesse statunitensi. Ci sono molti casi "complicati" e distressed nell’ambito dei mercati emergenti e, anche se i rendimenti riflettono il rischio (come nel caso di Turchia e Argentina), c'è la possibilità che la situazione peggiori.

Il ruolo della Cina in un portafoglio emergente diversificato

I titoli di stato cinesi, emessi in valuta locale, sono un'importante asset class per chi investe nei Mercati Emergenti, ma al momento non crediamo si tratti di un’asset class realmente decorrelata rispetto al mercato. I titoli di stato spesso rialzano la testa in uno scenario di avversione al rischio, ma vi sono periodi in cui è vero il contrario. Ciò può essere attribuito in parte ai fattori di rischio di credito più ampi riguardanti la Cina e all'utilizzo delle obbligazioni cinesi a copertura del rischio di credito dei paesi emergenti, data la loro maggiore liquidità. Il mercato valutario e quello dei titoli di stato cinesi sono spesso fortemente legati all’andamento dei Treasury statunitensi, ma nelle fasi di tensione tra Cina e Usa potrebbero sottoperformare, nello stesso momento in cui il sentiment sulla rischiosità dei mercati emergenti è influenzato negativamente.

Conclusioni

In questo scenario, acquistando un ETF si ha la possibilità di diversificare gli investimenti sia per emissioni sia per area geografica, al fine di avere un beta efficace anche dal punto di vista dei costi e di ridurre il rischio di concentrazione. In particolare, gli ETF che replicano indici molto diversificati sono caratterizzati da un maggiore grado di liquidità, con spread bid-offer più compressi. È perciò importante scegliere ETF che consentano di avere una diversificazione in termini di Paesi, merito di credito, curva delle scadenze, emittenti e durata delle emissioni.