L’Europa equity sta cercando lo scatto nel finale, dopo quasi un anno da buttare nel dimenticatoio. È vero che l’indice Msci della regione nel periodo da gennaio a settembre ha guadagnato (in euro) il 2,7%. Ma si tratta di una performance ottenuta faticosamente, in mezzo a picchi di forte volatilità ma, soprattutto, deludente se si considera l’ottimismo con cui la regione aveva iniziato l’anno, con l’impegno della BCE a fare quanto in suo potere per dare una mano alla regione. I buoni propositi e l’impegno dell’Eurotower si sono scontrati con alcuni elementi che hanno fatto traballare la fiducia degli investitori. Il primo è stato la Grecia, che è andata a un passo dal default e si è salvata solo dopo una dura trattativa fra le istituzioni europee e il governo guidato da Alexis Tsipras. Poi è arrivata la spallata della Cina. La decisione della Banca centrale del Paese asiatico di svalutare la divisa locale ha riportato improvvisamente gli operatori a fare i conti con la possibilità (a lungo paventata e poi finita del dimenticatoio) di una forte frenata (il cosiddetto hard landing) dell’economia cinese. Un’eventualità indicata da alcuni dati congiunturali deludenti pubblicati da Pechino. Per non farsi mancare niente, i mercati hanno dovuto fare i conti anche con lo scandalo delle emissioni diesel di Volkswagen che ha reso un pessimo servizio ai listini e, soprattutto, alla credibilità della Germania come vero motore dell’intera regione.
Europa il pessimismo va nel cestino
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