Nell’european sri study 2016, coordinato da eurosif, si registra una crescita a doppia cifra per tutte le strategie d’investimento sostenibile nel biennio 2013/2015.
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Il 10 novembre si è tenuto a Bruxelles l’evento di lancio dell’European SRI Study 2016 coordinato da Eurosif, il network europeo dei Sustainable Investment Forum. Lo studio, aggiornato con cadenza biennale a partire dal 2010, esamina le principali evoluzioni del mercato degli investimenti responsabili a livello sia europeo sia nazionale, per i diversi Paesi coinvolti (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito).
Il rapporto registra una crescita a doppia cifra per tutte le strategie di investimento sostenibile nel biennio analizzato (da dicembre 2013 a dicembre 2015). In particolare, le strategie monitorate sono:
• Esclusioni – approccio che prevede l’esclusione esplicita di singoli emittenti o settori o Paesi dall’universo investibile, sulla base di determinati principi e valori;
• Convenzioni internazionali – selezione degli investimenti basata sul rispetto di norme e standard internazionali;
• Best in class – approccio che seleziona o pesa gli emittenti in portafoglio secondo criteri ambientali, sociali e di governance, privilegiando i migliori all’interno di un universo, una categoria o una classe di attivo;
• Investimenti tematici – approccio che seleziona gli emittenti in portafoglio secondo criteri ambientali, sociali e di governance, focalizzandosi su uno o più temi;
• Engagement – attività che si sostanzia nel dialogo con le imprese su questioni di sostenibilità e nell’esercizio dei diritti di voto connessi alla partecipazione al capitale azionario;
• Impact investing – investimenti in imprese, organizzazioni o fondi con l’intenzione di realizzare un impatto ambientale e/o sociale positivo, assieme ad un ritorno finanziario.
Le strategie SRI non sono auto-escludenti ma, al contrario, possono essere adottate in parallelo e in modo trasversale nelle diverse classi di attivo. L’edizione 2016 dello studio Eurosif registra un incremento in Europa delle masse gestite per tutti gli approcci citati: si va dal +30% per la strategia di engagement al +385% per l’impact investing. Si rileva inoltre un maggior interesse verso gli investimenti responsabili da parte degli investitori retail europei (+549% rispetto al 2013). Tale tendenza è particolarmente marcata in Italia: sulla base del monitoraggio del Forum per la finanza sostenibile, nel biennio 2013-2015 i fondi sostenibili distribuiti da gestori italiani sono aumentati del 26%.
I principali risultati
L’European SRI study 2016 conferma il primato di esclusioni e convenzioni internazionali tra le strategie di investimento responsabile. Sono infatti questi gli approcci più diffusi, rispettivamente con 10.000 miliardi e 2.600 miliardi di masse in gestione a livello europeo.
Un altro dato interessante riguarda gli investimenti tematici, che crescono del 146% rispetto al 2013. È soprattutto in Francia che si concentrano gli asset gestiti sulla base di questa strategia: gli investimenti si orientano anzitutto sui temi ambientali e in particolare su progetti legati alla lotta al cambiamento climatico e all’efficienza energetica, per un valore complessivo di €43 miliardi. Anche in Italia l’interesse verso gli investimenti tematici è significativo: si tratta infatti della strategia su cui si registra il maggior tasso di crescita (+37% CAGR nel biennio monitorato).
A livello europeo è invece l’impact investing la strategia che conosce l’incremento più significativo, passando da 20 miliardi nel 2013 a 98 miliardi nel 2015 (+385%). Questa crescita straordinaria è da ascrivere anche allo sviluppo del mercato dei green bond – le obbligazioni “verdi” che consentono di finanziarie progetti specifici con ripercussioni positive sull’ambiente.
Per quanto riguarda l’impact investing sono i Paesi Bassi a svolgere un ruolo guida in Europa; tuttavia, anche in Italia le masse gestite che adottano questa strategia sono in aumento. Nel nostro Paese gli investimenti a impatto si concentrano soprattutto sul settore dell’housing sociale: gran parte degli asset sono connessi alle attività del Fondo Investimenti per l’Abitare (FIA) gestito da CDP Investimenti SGR.
Lo studio sottolinea infine l’importanza di alcune evoluzioni normative particolarmente innovative come, per esempio, la “loi relative à la transition énergétique pour la croissance verte” introdotta nell’ordinamento francese nell’estate 2015. La legge contiene misure molto ambiziose in termini di rendicontazione ambientale: a partire dall’esercizio 2016, infatti, i fondi pensione, le compagnie di assicurazione e tutti gli asset owner francesi saranno tenuti a misurare e a comunicare l’impronta CO2 del proprio portafoglio di investimento, unitamente alla strategia di gestione del rischio clima.
Considerata la rilevanza dei temi legati al cambiamento climatico, è probabile che vincoli analoghi saranno estesi a livello europeo, come dimostra il processo di revisione della Direttiva IORP (Institutions for Occupational Retirement Provision), relativa alle attività degli enti pensionistici aziendali o professionali. Nell’ultima stesura del testo è infatti presente un esplicito riferimento agli aspetti ambientali, sociali e di governance, che dovranno essere presi in considerazione – ove rilevanti – sia nella fase di definizione della politica di investimento sia nell’attività di risk management.
In Europa operatori di mercato e regolatori sembrano quindi orientarsi verso pratiche finanziarie più responsabili: ci auguriamo che tale impulso favorisca un aumento più rapido e rilevante degli investimenti SRI nel nostro Paese, dove l’investimento sostenibile conosce attualmente una crescita costante ma moderata.