Il cambiamento climatico è un tema rovente, anche per chi investe

Evaeva Cairns notizia
Evaeva Cairns, senior ESG investment analyst, Aberdeen Standard Investments

Contributo a cura di Eva Cairns, senior ESG investment analyst, Aberdeen Standard Investments. Contenuto sponsorizzato.

Il mese di dicembre 2020 ha segnato il quinto anniversario dell’Accordo di Parigi sul clima, il cui obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura media globale entro i 2°C al di sopra dei livelli preindustriali e limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C oggi resta un miraggio. Nonostante le promesse fatte durante i negoziati, i Paesi sono fortemente in ritardo sui loro impegni. Che cosa, dunque, sta ostacolando il progresso? Quali sono i rimedi? E che cosa tutto questo significa per gli investitori?

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A che punto siamo

L’Accordo di Parigi sul clima non è riuscito a mantenere la sua promessa. Peggio ancora, secondo l’Emissions Gap Report 2020 delle Nazioni Unite, in assenza di un intervento drastico le temperature potrebbero in realtà aumentare di oltre 3°C nel corso di questo secolo. Un aumento di questa portata renderebbe inabitabili ampie regioni del pianeta e potrebbe causare estinzioni di massa.

Le cause sono molteplici. Secondo il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, quasi i due terzi degli impegni assunti con l’Accordo di Parigi sono “totalmente insufficienti” per raggiungere gli obiettivi critici. Inoltre i flussi finanziari sono troppo esigui. L’International Energy Agency stima che il mondo dovrebbe allocare da subito circa 3.500 miliardi di dollari USA all’anno per finanziare la decarbonizzazione del sistema energetico globale con la velocità e la portata previste dall’Accordo di Parigi.

Attualmente viene investita circa la metà di questa cifra. Questa carenza è perlopiù dovuta al fallimento delle politiche e degli impegni dei governi globali di allinearsi agli obiettivi previsti dall’Accordo di Parigi.

Sprazzi di ottimismo

Tuttavia, nonostante queste buie premesse, l’atteggiamento verso il cambiamento climatico sta cambiando.

Il neoeletto presidente statunitense Biden ha già firmato il rientro nell’Accordo di Parigi. Anche la Cina ha proclamato lo scorso autunno l’impegno ad azzerare le proprie emissioni entro il 2060 cogliendo molti di sorpresa e dando un segnale di forte impegno. Ancora più incoraggianti sono le intenzioni dell’Europa, in riferimento al Green Deal da 1.000 miliardi di euro.

Di fatto, secondo il Gap report dell’ONU, il cambiamento più significativo del 2020 è risultato essere l’aumento delle aziende, delle città, degli investitori, delle università e di altri soggetti privati e pubblici che hanno assunto l’impegno di azzerare le emissioni entro il 2050.

Non va sottovalutata la portata di questo impegno. Complessivamente, i soggetti che si sono impegnati ad azzerare le emissioni rappresentano oltre il 50% del PIL globale e il 25% delle emissioni totali.

Ancora più importante: la transizione energetica è ampiamente avviata. Le innovazioni del settore privato hanno iniziato a trascinare verso il basso i prezzi delle energie rinnovabili come l’energia solare. Un gruppo eterogeneo di aziende, fra cui alcune major petrolifere, ne sta prendendo atto.

Dal settore dell’oil&gas a quello delle costruzioni, dal retail ai servizi di pubblica utilità, è probabile che un’analisi approfondita del futuro quadro climatico assumerà importanza crescente nel valutare l’approccio dei diversi settori alla transizione energetica e sarà fondamentale per contribuire a identificare le aziende migliori e peggiori in questi settori.

Quali opportunità di investimento?

Il rapido aumento della domanda di soluzioni d’investimento in linea con gli impegni di Parigi è un aspetto cruciale. Per esempio, la Net Zero Asset Owner Alliance delle Nazioni Unite è formata da investitori che, insieme, detengono asset del valore di oltre 5.000 miliardi di dollari USA (in crescita).

Il rapido aumento della domanda di soluzioni d’investimento in linea con gli impegni di Parigi è un aspetto cruciale. Ogni investitore si è impegnato ad azzerare le emissioni nette dei propri portafogli entro il 2050 e a raggiungere obiettivi intermedi verificabili, sebbene alcuni sottoscrivano riserve legate all’evoluzione della politica globale.

Come la transizione energetica, anche gli impegni per l’azzeramento delle emissioni produrranno probabilmente vincitori e vinti, poiché alcune società raggiungeranno i propri obiettivi, mentre altre rimarranno indietro. Per distinguere tra i due casi, è necessario analizzare con attenzione il reale significato dell’impegno assunto da una società verso l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050 oppure nel definire altri obiettivi ESG.

Sarà necessario porsi domande, per esempio: gli impegni dell’azienda sono già incorporati nei piani di spesa in conto capitale a breve termine? Si limitano alle proprie emissioni oppure comprendono anche quelle dei fornitori? Riteniamo che esistano diversi percorsi che intersecano la via verso la sostenibilità e gli investitori devono essere consapevoli delle implicazioni di ciascuno.

Il nostro ruolo di asset managers

In ASI, lo scenario climatico è una componente basilare dell’attività di investimento. Ci permette di valutare l’impatto finanziario di diverse evoluzioni climatiche sugli asset odierni, ipotizzando scenari di aumento delle temperature da 1,5 °C a 4 °C.

Siamo così in grado di ricavare le informazioni previsionali di cui abbiamo bisogno per integrare efficacemente i rischi e le opportunità del cambiamento climatico nel nostro processo d’investimento.

La domanda da parte dei clienti di soluzioni d’investimento orientate al clima è in rapido aumento. L’analisi dei possibili scenari climatici è un punto di partenza chiave da cui sviluppiamo prodotti resilienti, leader di mercato e orientati al clima per i clienti. Questa analisi ci permette di capire l’impatto dei percorsi climatici allineati agli obiettivi di Parigi e identificare le società posizionate in modo favorevole per beneficiare della transizione energetica.

Potete trovare maggiori informazioni su competenze e strategie di Aberdeen Standard Investments in questa sezione.

Considerazioni finali

L’appello è un invito ad agire. A novembre 2021 si terrà in UK la 26° Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite. Per molti, anche per noi, questo dovrà essere l’anno dell’azione e dell’attuazione per il clima, non solo di impegni e promesse. Sono ormai state gettate le basi per iniziative ambiziose. Il costo di ulteriori ritardi sarebbe enorme.

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