L’impatto dei criteri ESG sulla performance delle gestioni passive

Laurent Trottier, Global Head of Amundi ETF, Indexing & Smart Beta Management
Laurent Trottier, Global Head of Amundi ETF, Indexing & Smart Beta Management

Contributo a cura di Laurent Trottier, global head of Amundi ETF, Indexing & Smart Beta Management. Contenuto sponsorizzato.

Esistono validi  argomenti a sostegno degli effetti positivi derivanti dall’integrazione dei fattori ESG, per esempio quello di evitare i rischi correlati al cambiamento climatico o a una governance inadeguata. Tali caratteristiche aiutano altresì gli investitori a selezionare per il proprio portafoglio i titoli di qualità più elevata che, nel corso del tempo, hanno dimostrato di poter generare performance migliori rispetto a quelle di aziende gestite in modo meno efficiente.

Sebbene la possibilità che esista un collegamento tra un punteggio ESG elevato e un rendimento migliore sembri plausibile, a meno che non ci siano  dati a supporto di questa tesi, questa resta appunto una teoria più che un fatto empirico. Per approfondire tale tematica Amundi ha pubblicato recentemente “The alpha and beta of ESG investing” concentrandosi su tre tipologie di investimenti: attivi, passivi e fattoriali.

La qualità dei dati

Finora è stato difficile dimostrare la relazione tra i fattori ESG e la performance, poiché era complicato reperire informazioni sufficientemente affidabili. Per condurre un’analisi statisticamente significativa della relazione tra i fattori ESG e la performance servono infatti dati coerenti e di elevata qualità.

Dal momento che l’analisi di tali tematiche è relativamente nuova, per molto tempo i dati a disposizione sono stati incoerenti,. Inoltre alcuni indicatori non sono stati definiti con chiarezza, dunque interpretarli implica un’analisi soggettiva. La quantità e la qualità dei dati sono però migliorate moltissimo negli ultimi cinque anni. Amundi ha la capacità di superare lo scoglio della qualità dei dati poiché, grazie alla sua lunga esperienza nella gestione di investimenti responsabili, ha maturato una conoscenza apporfondita della relazione tra un determinato rischio ESG per una società e le sue conseguenze finanziarie nel lungo periodo.

Durante il processo di valutazione viene dunque attribuito un peso maggiore  alle tematiche associate a un grado di rischio ESG più elevato, settore per settore. Per esempio, la gestione delle emissioni di carbonio sarà cruciale per una società di servizi di pubblica utilità, mentre la governance sarà essenziale nell’analisi dei fattori ESG relativi a una banca.

Amundi ha utilizzato questo processo per raccogliere dati che risalgono fino al 2010 e che coprono 5.500 società mondiali. La ricerca attribuisce un punteggio a ogni singola caratteristica ESG. I dati vengono poi combinati per ottenere un punteggio complessivo. Dall’analisi di tali informazioni è emerso che, tra il 2010 e il 2013, attribuire più peso in portafoglio ad azioni con un rating ESG elevato, aveva un impatto leggermente negativo sulla performance, indipendentemente dalla regione geografica.

Una relazione positiva

Al contrario, i fattori ESG sono stati fonte di rendimento positivo dal 2014 al 2017 in Europa e in Nord America.

Amundi ETF

Per esempio, se un investitore avesse acquistato azioni ESG del quintile superiore e venduto azioni del quintile inferiore, in tale periodo avrebbe ottenuto un rendimento annualizzato del 3,3% in Nord America e del 6,6% nell’Eurozona. Ma, tra il 2010 e il 2013, la sottoperformance sarebbe stata rispettivamente del -2,7% e del -1,2%. I dati hanno inoltre evidenziato che i principali fattori di performance positiva sono stati quello ambientale in Nord America e quello di governance nell’Eurozona.

In generale, le tematiche ESG hanno contribuito maggiormente alla sovraperformance nell’Eurozona rispetto agli Stati Uniti. Il fatto che si sia passati da un contributo negativo alla performance nel periodo 2010-2013 a un contributo positivo nel periodo 2014-2017 solleva alcuni interrogativi interessanti: questa performance dipende dal fatto che gli investitori riconoscono che le caratteristiche ESG sono un modo per scegliere titoli di qualità? Oppure dipende dalla crescente popolarità dei titoli che hanno un punteggio ESG elevato?

L’analisi mostra che i criteri ESG sono diventati un fattore di rischio, soprattutto in Europa. In altri termini, le società con un punteggio ESG alto tendono a essere considerate azioni di “alta qualità”. Nel lungo termine queste azioni tendono a produrre rendimenti supplementari. Nel contempo, negli ultimi anni si è investito sempre di più in azioni con un punteggio ESG elevato, dunque questo potrebbe in parte spiegare la robusta performance di tali titoli.

Integrare fattori ESG in un portafoglio a gestione passiva…

Dimostrato il collegamento tra punteggio ESG e performance, gli investitori sono incentivati a integrare criteri ESG nel portafoglio. Gli investitori hanno spesso preferito un approccio attivo, nella convinzione che questo consentisse una selezione più efficace di queste caratteristiche di investimento. La ricerca di Amundi, però, dimostra che un approccio passivo può essere altrettanto efficace. Gli investitori hanno a disposizione due opzioni. Possono acquistare un prodotto che replica un indice che include fattori ESG, oppure possono chiedere al proprio gestore patrimoniale di aggiungere una selezione di  fattori ESG alla replica di un indice standard.

In altri termini, il gestore passivo darà al portafoglio un profilo ESG specifico, in base alle esigenze del cliente, consentendo al cliente di adottare un approccio personalizzato a questi fattori. Per esempio, in fase di replica dell’indice, é possibile escludere determinati titoli allo scopo di riflettere la filosofia espressa dall’investitore. Oppure é possibile raggiungere un obiettivo più complesso, come quello di migliorare il punteggio ESG complessivo e ridurrenello stesso tempo l’impatto ambientale del portafoglio o migliorare l’esposizione complessiva alle tecnologie verdi.

…implica gestire il tracking error

Gli investitori devono però essere consapevoli che più i requisiti da considerare sono complessi, maggiore sarà il tracking error. L’obiettivo di un portafoglio passivo è di replicare la performance di un determinato indice e gli investitori vogliono avvicinarsi il più possibile a tale obliettivo. Ottenere un miglioramento significativo delle caratteristiche ESG di un portafoglio passivo, tra cui l'aumento del punteggio complessivo, la riduzione dell’impatto ambientale o l'incremento dell’esposizione alle tecnologie verdi, è comunque possibile contenendo il budget in termini di tracking error. Alcuni investitori sono disposti ad accettare questa differenza in termini di performance poiché ritengono, per esempio, che il carbon risk non sia ancora adeguatamente rappresentato nei prezzi azionari attuali. Altri investitori istituzionali invece adottano questa posizione perché richiesto dai propri membri o dal comitato di investimento.