La tanto attesa rimonta delle azioni value ha lasciato molti investitori frustrati, ma è qui per restare. Contributo a cura di Steve Lipper, Senior Investment Strategist, Royce Investment Partners (Gruppo Franklin Templeton). Contenuto sponsorizzato.
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Contributo a cura di Steve Lipper, senior Investment strategist, Royce Investment Partners (Gruppo Franklin Templeton). Contenuto sponsorizzato.
Una delle domande più frequenti che ci viene posta dai clienti è: “La recente sovraperformance delle small-cap value è destinata a durare?” Per quanto formulare una risposta sulla direzione futura dei mercati sia sempre impegnativo, la tanto attesa rimonta delle azioni value ha frustrato tanti investitori quanti ne ha soddisfatti, dando a volte la sensazione di una delusione perpetua come in "Aspettando Godot". È davvero cominciata? Ci accompagnerà per qualche tempo? Crediamo che le risposte siano affermative, e di seguito spieghiamo perché.
Le azioni value di società a bassa capitalizzazione hanno evidenziato una tendenza pronunciata a sovraperformare le omologhe growth nelle fasi di crescita economica nominale superiore alla media. Nei nostri studi, la crescita nominale, misurata dal PIL nominale, fornisce un segnale più attendibile della crescita reale per quanto concerne la sovraperformance dei diversi stili. La nostra ipotesi è che i titoli value di small cap siano più sensibili al ciclo economico rispetto alle azioni growth, oltre a beneficiare maggiormente dell’inflazione per le valutazioni e la crescita degli utili in termini relativi. Esaminando gli ultimi 20 anni, abbiamo scoperto che nei periodi di un anno con almeno il 5% di crescita del PIL nominale il Russell 2000 Pure Value Index ha sovraperformato il Russell 2000 Pure Growth Index il 68% delle volte di 420 punti base in media. Per contro, quando la crescita del PIL nominale si è attestata tra il 3% e il 5%, l’indice value delle small-cap ha sovraperformato solo il 32% delle volte e ha segnato il passo rispetto alle azioni growth a bassa capitalizzazione con un ritardo medio di 100 pb. Ciò è particolarmente rilevante per il contesto attuale, dal momento che le proiezioni di consenso prevedono una crescita nominale del PIL compresa tra l’8 e il 10% nel 2021 e tra il 5% e il 7% nel 2022. Un aumento della spesa fiscale, inoltre, accrescerebbe probabilmente queste proiezioni. La forte espansione economica ha favorito il segmento value.
Rendimenti su 12 mesi mobili degli indici Russell 2000 Pure Value e Russell 2000 Pure Growth dal 31/03/01 al 31/03/21.
La differenza di performance relativa quale influenzata dal livello di crescita economica appare ragionevole se si considerano le diverse composizioni degli indici di stile a bassa capitalizzazione. Troviamo che confrontare le ponderazioni a livello di gruppo industriale, un gradino sotto i settori, sia più illuminante. Rispetto all’indice growth di small cap, i tre gruppi industriali con le maggiori sovraponderazioni nell’indice value sono:
Tutte e tre queste aree dovrebbero beneficiare di una ripresa ciclica e di un moderato aumento dell’inflazione. Per contro, i tre gruppi industriali con le maggiori sottoponderazioni nell’indice value di small cap sono:
Si tratta in tutti e tre i casi di aree più difensive che non dovrebbero partecipare alla ripresa ciclica. Naturalmente, i gestori attivi non sono tenuti a rispettare le definizioni di azioni value o growth adottate dai rispettivi indici, ma nella nostra esperienza i portafogli value e growth attivi tendono a rispecchiare le ponderazioni sopra indicate. Pertanto, il contesto di crescita economica, abbinato alla differenza di composizione tra gli indici value e growth, sembrerebbe favorire un periodo sostenibile di leadership per le azioni value di small-cap.
Anche dopo l’ottima performance messa a segno di recente, le azioni value di small cap rimangono nettamente sottovalutate rispetto alle omologhe growth. In effetti, utilizzando la nostra metrica di valutazione preferita, il rapporto tra Enterprise Value e utili al lordo di interessi e imposte (EV/EBIT), alla fine del trimestre la valutazione relativa dei titoli value di società a bassa capitalizzazione rispetto a quelli del segmento growth si collocava sui minimi degli ultimi 20 anni. Questo scarto valutativo quanto mai ampio suggerisce a nostro avviso che possiamo attenderci un’ulteriore sovraperformance delle small cap value.
Le azioni value di small cap scambiano al livello valutativo più basso rispetto alle omologhe growth in oltre 20 anni.
EV/EBIT* relativo mediano su 12 mesi mobili degli indici Russell 2000 Value e Growth Russell 2000 Value/Growth dal 31/03/01 al 31/03/21
Le azioni value di small-cap hanno sovraperformato così ampiamente le omologhe growth negli ultimi sei mesi (+25,7%) che alcuni investitori ci hanno chiesto se avremmo assistito a un ritorno della leadership dei titoli growth o ad una sovraperformance persistente delle azioni value. Abbiamo analizzato i dati passati per individuare le situazioni in cui il segmento value ha battuto il growth di un margine comparabilmente ampio, usando come misura 700 pb sui sei mesi precedenti, per esaminare l’esperienza successiva. Abbiamo scoperto che l’attuale tendenza alla leadership delle azioni value si è manifestata persistentemente anche in passato. Nello specifico, nei 12 mesi successivi a un periodo di sovraperformance di almeno 700 punti base, le azioni value hanno battuto le growth nel 71% dei casi con uno scarto medio annualizzato di 820 pb; nei tre anni successivi, il segmento value ha sopravanzato il growth il 69% delle volte di un margine medio annualizzato di 460 pb.
Quando le azioni value di small cap hanno battuto le omologhe growth di un ampio margine (7%) su sei mesi, la sovraperformance delle azioni value è spesso proseguita.
Performance a uno e tre anni del Russell 2000 Value a seguito di un ampio differenziale di rendimento su sei mesi, calcolate su periodi mobili di 1 mese, dal 31/12/78 al 31/03/21
Sulla base di questo andamento storico, la recente sovraperformance delle azioni value di small cap sembra non tanto la fine di una tendenza, quanto l’inizio di una fase di leadership a lungo termine e molto attesa.
Per rispondere alla domanda iniziale, alla luce dell’attuale fase del ciclo economico, delle differenze di composizione tra indici growth e value, dello scarto valutativo estremamente ampio e della ricorrenza storica di trend persistenti dopo un’ampia sovraperformance delle azioni value, crediamo che i titoli value di società a bassa capitalizzazione rimarranno in testa in termini di performance relativa.
Quali sono i rischi principali?
I Fondi possono avere titoli di diverse tipologie o essere esposti a differenti settori, circostanze di mercato o paesi. Possono altresì investire in diverse asset class, quali azioni, obbligazioni, quote/unità di fondi di investimento collettivo, strumenti di mercato monetario, e strumenti finanziari derivati. Questi investimenti comportano rischi differenti che possono fare sì che il valore delle azioni nei fondi e qualunque rendimento dei fondi scenda o salga. Gli investitori possono non recuperare l’intera somma investita e non vi è garanzia che un fondo raggiungerà il suo obiettivo. La performance del fondo potrebbe essere influenzata da rischi inclusi fluttuazioni valutarie e dei tassi di cambio, sistemi politici, economici, legali e normativi meno stabili, specialmente nei mercati emergenti, l’affidabilità creditizia di un emittente, la capacità di vendere le posizioni di un fondo o dove una piccola variazione nel valore dell’asset sottostante può avere un impatto maggiore sul valore di uno strumento finanziario derivato. I Fondi possono anche essere esposti a rischi operativi. Prima di effettuare qualsiasi investimento, Vi invitiamo a leggere la sezione del prospetto relativa al rischio e, dove disponibile, il Documento Informativo Chiave per gli Investitori. Tutti questi documenti sono disponibili sul nostro sito web www.FTIdocuments.com.
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Le performance passate non sono indicazione o garanzia di performance future.