L’economia globale resta fragile e gli Stati Uniti, nonostante una crescita debole, si riconfermano come una delle economie più solide. Ma l’America da sola non può risollevare le sorti economiche globali. Le autorità monetarie degli Stati Uniti e di altri Paesi sviluppati hanno cercato di guadagnare tempo per consentire a governi e imprese di fare le necessarie riforme strutturali che dovrebbero creare le condizioni per crescere e generare ricchezza a lungo termine. Ma come sempre accade quando si prendono decisioni difficili, i risultati arriveranno lentamente e con alti e bassi. In un simile contesto economico e politico, è probabile che le turbolenze sui mercati finanziari continueranno anche oltre il primo trimestre. Per il loro stesso bene, gli investitori devono riconoscere che i mercati finanziari continueranno a registrare fasi di volatilità elevata ed è quindi opportuno fare scelte d’investimento che possano sostenere la prova, ad esempio utilizzando portafogli di obbligazioni principali all’interno di portafogli più ampi allo scopo di attenuare il rischio.
Un’altra conseguenza della volatilità da tenere presente è legata al fatto che le valutazioni relative tra le asset class possono subire variazioni repentine. Ad esempio, nel primo trimestre dell’anno, il mercato azionario giapponese ha subito una flessione del 12,5% in valuta locale, le azioni dei mercati emergenti hanno messo a segno un rimbalzo, i tassi d’interesse in molte economie hanno continuato a tendere verso il basso e il dollaro USA ha perso terreno rispetto a yen, euro e alcune valute di Paesi emergenti. Le materie prime hanno evidenziato una certa ripresa, in linea con le aspettative dato il loro rapporto con il dollaro USA.
Nuvole all’orizzonte per le economie sviluppate
Gli Stati Uniti stanno entrando nel settimo anno di ripresa economica. I bilanci delle famiglie hanno attraversato un processo di risanamento, mentre quelli di governi e imprese hanno visto aumentare i livelli di indebitamento. Il mercato del lavoro continua a migliorare, tuttavia gli aumenti salariali permangono su livelli modesti. La crescita degli utili ha rallentato il passo e questo ha indotto i management a non aumentare la capacità. Infine, l’economia statunitense è tuttora esposta a rischi di uno shock esterno.
In Europa, le autorità di regolamentazione bancaria sono impegnate a risanare il sistema finanziario. Tuttavia, il rafforzamento dei coefficienti patrimoniali e la cancellazione di crediti inesigibili non hanno contribuito a stimolare la concessione di credito. Le rigidità regolamentari impediscono ancora oggi un uso efficiente della manodopera in economie di grandi dimensioni come la Francia e l’Italia. L’onere del debito che grava congiuntamente sui governi europei rimane piuttosto elevato. Il risultato netto è che una serie di fattori sia strutturali che ciclici sta contribuendo a tenere bassa la crescita nominale.
In Giappone, i progressi del primo ministro Shinzo Abe con la “terza freccia” del suo programma di riforme economiche vanno avanti a rilento. L’inflazione resta ben al di sotto del target del 2,0% fissato dalla Bank of Japan, mentre i recenti incrementi salariali sono stati deludenti. Il rafforzamento dello yen sta mettendo sotto pressione gli utili corporate. Anche il mercato azionario continua a muoversi in senso inverso alle oscillazioni dello yen, registrando cadute delle quotazioni azionarie quando la valuta nazionale si rafforza.
L’importanza della Cina
In Cina, il recente default obbligazionario di Dongbei Special Steel Group dimostra quali sfide si trovino ad affrontare le imprese di Stato. Pesanti oneri debitori e sovraccapacità in molti settori, come quello dell’acciaio e del cemento, rappresenteranno un ostacolo non da poco per il sistema bancario a breve e a medio termine. Il prodotto interno lordo cinese resta dominato dal comparto manifatturiero e la transizione verso un modello più equilibrato di economia sarà probabilmente disomogeneo e richiederà del tempo. Intanto, molte economie emergenti orientate alle materie prime devono ristrutturarsi sebbene a fronte di condizioni politiche inadeguate e volatili. Il ricorso a strumenti di politica monetaria da parte dei grandi paesi sviluppati come Stati Uniti, Europa e Giappone non sarà sufficiente per rilanciare la crescita economica. Legislatori e imprese devono contribuire attuando le necessarie riforme. Nel contempo, la volatilità diventerà probabilmente la nuova normalità.