L’analisi dei Paesi alla luce della pandemia

Ophélie Mortier, Responsible Investment Strategist, DPAM. Foto concessa

Contributo a cura di Ophélie Mortier, responsible Investment Strategist di DPAM. Contenuto sponsorizzato.

Guardando il mondo da una prospettiva disciplinata e più ampia, è possibile individuare, nelle sfide odierne, le opportunità del futuro, in particolare quando si tratta di determinare il livello di sostenibilità di una Nazione.

C’è sostenibilità e sostenibilità?

La sostenibilità a livello di Paese è infatti molto diversa da quella di un’azienda e spesso è più complesso reperire informazioni affidabili. Una Nazione sostenibile si impegna a garantire pienamente la libertà dei suoi cittadini, investe nel loro sviluppo personale e nel loro benessere. Rispetta inoltre l'ambiente ed è affidabile in termini di responsabilità e impegni internazionali. Inoltre, assicura il suo futuro e investe nelle generazioni future (educazione e innovazione). Le crisi del debito governativo hanno messo in discussione lo status di asset class "senza rischio" dei titoli di stato e ciò ha portato all’emergere di diverse classifiche di sostenibilità dei Paesi.

Per questo motivo in DPAM abbiamo compreso, ancora prima della creazione degli SDGs[1] che una conoscenza approfondita di certe macro-tematiche quali trasparenza e valori democratici, ambiente, educazione & innovazione, sanità & distribuzione della ricchezza ed economia è di vitale importanza per poter effettuare un’analisi accurata di un Paese, che si tratti di un mercato sviluppato o emergente.

La comprovata efficienza di un modello di analisi unico

Da diversi anni DPAM si distingue per l'esperienza pionieristica acquisita nell'analisi di sostenibilità dei Paesi OCSE, sulla base della quale è poi stato sviluppato un modello dedicato ai mercati emergenti. L'integrazione di fattori sostenibili nell'analisi degli emittenti dei mercati emergenti crea infatti valore aggiunto ai portafogli obbligazionari di debito governativo, fornendo una visione olistica che permette di comprendere le prospettive di lungo periodo delle istituzioni chiave per il funzionamento e lo sviluppo dei mercati.

Gli universi di partenza delle nostre analisi sono costituiti dai Paesi OCSE da un lato, e da circa 90 Paesi emergenti dall’altro, definiti principalmente dall'esistenza di un mercato del debito governativo in valuta locale o in valuta forte. La classifica di sostenibilità permette di identificare i Paesi che hanno pienamente integrato le sfide globali nel loro sviluppo di obiettivi a medio termine e completa le informazioni raccolte dai rating del credito, tradizionalmente usato per identificare la valutazione a breve termine del debito governativo. La prospettiva di lungo termine consente di evidenziare quei Paesi che si prevede supereranno altri a livello di performance e quindi saranno solvibili. La presenza di un advisory board di esperti esterni, l’utilizzo di dati quantitativi comparabili tra i tutti i Paesi e l’effettivo impegno dei governi nella promozione di politiche per il suo sviluppo sostenibile sono gli elementi chiave che assicurano l’obiettività di questo modello di ricerca proprietario che, dal 2007, ha saputo adattarsi per un’analisi più efficace e veritiera possibile. Innanzitutto, riteniamo fondamentale adottare una mentalità critica nell’approccio all’analisi dei dati esterni. I punteggi ESG da soli non determinano infatti la lista di emittenti selezionabili per i nostri portafogli. Al contrario, puntiamo sulla revisione critica dei dati supportata da una ricerca approfondita delle problematiche e delle sfide che i diversi Paesi si trovano ad affrontare. Inoltre, non ci limitiamo ad applicare un approccio Best-in-class. Anche i progressi e i miglioramenti sono infatti presi in considerazione attraverso un indicatore di tendenza che fornisce intuizioni sulla solidità dell'impegno di un Paese verso la sostenibilità.

L’impatto della pandemia sui pilastri chiave utilizzati nell’ultima analisi di sostenibilità dei Paesi

La fine del primo trimestre del 2021 presenta i postumi di un anno difficile per il mondo in molti modi. La sostenibilità dei Paesi non fa eccezione. Ecco in sintesi cosa emerge dai rapporti.

#1 L’erosione della democrazia a livello globale Valori democratici e governance sono al centro del nostro modello come fondamento per garantire gli altri pilastri della sostenibilità di un Paese. Purtroppo, crisi sanitaria e confinamento sono stati strumentalizzati dai regimi autoritari per rafforzare la dittatura e limitare i diritti individuali.

#2 La transizione a un’economia a bassa intensità di carbonio potrebbe essere stata rallentata La pandemia ha ostacolato il coordinamento tra le politiche climatiche nazionali (e nell’OCSE) rallentando di fatto la transizione economica “verde”.

#3 I livelli d’istruzione destano preoccupazione. L'impatto iniziale della crisi sanitaria è significativo soprattutto sui pilastri di sanità e istruzione. La maggiore preoccupazione riguarda i Paesi a basso e medio reddito ma anche tra gli stati OCSE, i risultati di studi recenti mostrano un disallineamento aspirazioni di carriera/competenze/esigenze di mercato.

#4 Una perdita significativa per il benessere sociale. Le implicazioni legate al COVID hanno creato insicurezza economica, aumentato lo stress e imposto un cambiamento significativo nello stile di vita.

#5 L’enorme impatto sulla dimensione economica. La contrazione del PIL globale di quasi il 5% nel 2020 sta portando a una delle più grandi crisi delle ultime generazioni. Perciò la continua valutazione della sostenibilità a livello di Paese rimane più che mai essenziale.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a diversi sconvolgimenti e persino a contraddizioni in materia di governance, preoccupazione sociale o questioni ambientali. In termini di governance, la forza delle istituzioni è un indicatore chiave per garantire l’affidabilità e la stabilità delle politiche adottate permettendo ai governi di affrontare le sfide più pressanti. Non a caso infatti, in testa alla classifica troviamo paesi nordici e in particolare la Danimarca (economie sviluppate) e Paesi asiatici come Singapore, Hong Kong[2], Corea del Sud, ma anche Uruguay, Costa Rica, Cile e Polonia (mercati emergenti). La mancanza di programmi governativi credibili e consistenti potrebbe avere un impatto sulla stabilità sociale di una Nazione. Allo stesso tempo, l'instabilità sociale pesa sul potenziale di crescita e sullo sviluppo economico di a lungo termine. Solo un approccio integrato di queste dimensioni potrà fornire la corretta visione d’insieme, necessaria per capire su quali Paesi puntare con i propri investimenti sostenibili di lungo periodo.

Scopri i rapporti di sostenibilità e le ultime classifiche DPAM

[1] Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite

[2] Escluso però di fatto dal ranking perché territorio indipendente quindi non assimilato ad una Nazione

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