Commento a cura di Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners SGR.
Le minute FOMC si sono rivelate tutt’altro che banali. La pietra dello scandalo è stata l’indicazione che “la maggioranza dei membri ritiene che se i prossimi dati confermeranno l’accelerazione della crescita nel secondo trimestre, il miglioramento del mercato del lavoro, e i progressi dell’inflazione nei confronti del target del 2%, sarà appropriato che il Committee alzi i tassi a giugno. Si tratta di un mini shock, per un mercato che appena una settimana fa attribuiva un 4% di probabilità ad una mossa al prossimo FOMC, dopo un fuoco di fila di dichiarazioni di vari membri era giunto faticosamente ad un 14%.
L’aggressività delle minute è stata un po’ mitigata dalla notazione che “diversi membri sono preoccupati che il flusso di dati non permetta di farsi una sufficiente idea entro giugno dell’opportunità di un rialzo”, che contribuisce a spiegare perchè un riferimento così preciso al prossimo meeting non abbia lasciato traccia nello statement emesso il 27 aprile scorso. Interessante anche la parte in cui si è espressa la preoccupazione di alcuni membri che il mercato non stesse valutando correttamente la probabilità di un rialzo, preoccupazione che ha presumibilmente condotto alla retorica osservata negli ultimi giorni.
In soldoni, le ultime informazioni pervenute (retorica + minute) indicano che all’interno del FOMC non vi è consenso sull’opportunità di alzare i tassi prima dell’estate, ma è opinione diffusa che le condizioni per una mossa potrebbero presentarsi. Poichè le recenti regole non scritte di gestione della politica monetaria sconsigliano di procedere a politiche restrittive, quando queste sono totalmente inattese, occorre crearsi il margine di manovra necessario preparando il mercato alla mossa. Ed è, quello che il FOMC sta facendo.
Ovviamente, la pubblicazione ha avuto un impatto significativo sui livelli degli assets. Il dollaro ne ha largamente beneficiato (Dollar index +0.7%), mentre i bonds, già deboli, hanno ceduto ulteriore terreno. L’azionario è girato in negativo, e Emergenti e commodities hanno pagato dazio. Le probabilità di una mossa scontate dai futures sui fed funds sono balzate al 29% su giugno e al 49% su luglio, tutta un altra storia rispetto a pochi giorni fa. Spettacolare la reazione del settore bancario che ha accelerato, in totale controtendenza col resto. D’altronde è tra i pochi business a giovarsi della possibile fine del periodo di “tassi eccezionalmente bassi”, per dirla con la Fed.