Manga, pokemon, sushi, kimono e ciliegi in fiore. ecco il lato più intimo del Giappone, tra oasi di pace, templi buddisti e il rituale del tè.
Tutto nasce nel 2015, nel corso di una riunione familiare con tre figli adolescenti. Domando: “Quest’anno facciamo un viaggio tutti insieme; dove volete andare?”. Malgrado la differenza di età, sesso ed interessi, è stato un plebiscito: Giappone. I ragazzi sono molto attratti dalla cultura dei manga, dei pokemon, del sushi, dei kimono, ma niente come i ciliegi in fiore li attirava. Siamo quindi partiti in aprile.
Ero già stata a Tokyo due volte per lavoro, ma sentivo di non aver potuto cogliere il lato più intimo del Paese. Abbiamo quindi cominciato dalla capitale, alla scoperta dei diversi quartieri come Shinjuku (famoso per la grande vita notturna), Asakusa, con i suoi antichi e grandi templi, Omotesanto, per vedere l’eleganza della moda giapponese, senza dimenticare Akihabara, il tempio dei videogiochi e dei manga in giapponese. Il mercato del pesce di Tsukji è il più bello che abbia mai visto e probabilmente il più grande del mondo. Peccato solo non essere riusciti ad assistere alla famosa asta del tonno. Lì siamo riusciti a mangiare il miglior sushi, il più fresco, il più giapponese. Partenza poi per Kyoto a bordo del meraviglioso Shinkansen, con una piccola sosta al lago Ashi per vedere il Monte Fuji. Eravamo alla scoperta di una cultura straordinaria e di un popolo gentile ed ospitale. Contrariamente alla versione Lost in Traslation, abbiamo trovato una grande accoglienza ed anche giapponesi che parlano inglese. Mia figlia ha dimenticato la giacca sul treno e, benché avessimo pensato “non la ritroveremo mai”, una volta giunti in hotel abbiamo scoperto l’efficienza e l’onestà di questo Paese: non solo la giacca era stata ritrovata, ma le ferrovie locali ce l’avevano mandata in albergo.
La spiritualità dei mille templi (impossibile vederli tutti...) e la sensazione zen dei loro giardini, che non sono solo verdi ma anche di pietra e di ghiaia rastrellata, sono indescrivibili. Un luogo in cui terminare le serate nella Kyoto alta è Gion, tra i giapponesi vestiti in kimono, facendo foto al tramonto accerchiati da alberi di ciliegio in fiore, una cartolina paesaggistica e spirituale. A proposito… le vere geishe esistono ancora!
Il viaggio è poi proseguito verso l’isola Miyajima, dove “convivono gli uomini e gli dei”, dove si raggiunge il livello massimo di pace, tranquillità e senso del sacro. Il mio sogno era dormire in un vero albergo locale, Ryokan. E così è stato: abbiamo trascorso la notte su un futon vestiti in kimono dopo un sento purificatore, con l’acqua alta intorno alla porta di Ootorii, un momento magico. Non distante da questo luogo di pace è situata Hiroshima, e le immagini del bombardamento sono state ancora più agghiaccianti se paragonate alla pace e alla spiritualità vissute fino a quel momento. Il nostro viaggio è terminato a Osaka; dopo aver visitato il grande castello imperiale, con grosse lacrime abbiamo dovuto lasciare questo bellissimo Paese. Desidero con tutta me stessa tornarci con i colori dell’autunno e passare un po’ di tempo in un monastero: grazie al mio lavoro, credo che questo sogno si realizzerà a breve.
I ragazzi cos’hanno imparato? Che la cucina giapponese non è fatta solo di sushi e sashimi: il loro piatto preferito è diventato il Tonkatsu e la loro merenda preferita l’Onigri. Il tè, poi si può bere anche arrostito e perde l’effetto eccitante della teina. Hanno anche imparato che i contenitori tradizionali del sake sono delle opere d’arte, che gettare una moneta nei templi porta fortuna e che il Giappone è un Paese ultra sviluppato.